Hello readers! I pomeriggi piovosi come questo, sono fatti per starsene al caldo sotto le coperte in compagnia di un buon libro. Non sappiamo se stiate già sprimacciando i cuscini per mettervi comodi, ma siamo certe di una cosa, abbiamo il titolo adatto ad una grigia serata di novembre:
LA LIBERTÀ POSSIBILE
Se ci è stato possibile, però riceve l'ARC, dobbiamo solo ringraziare la stessa casa editrice e la super-organizzatissima Luisa Distefano, del blog "I sussurri delle muse", che ci propone titoli mai banali.
Si ritorna a parlare di libertà quindi, dopo la nostra recensione di ieri su "Non siamo mai stati qui" che ci ha portate a riflettere su cosa significhi vivere sotto un regime totalitario, oggi faremo un excursus letterario di circa sessant'anni, per riflettere su cosa comportava - e ancora comporti - far parte della società afroamericana negli Stati Uniti.
La recensione è pronta, noi non vediamo l'ora di sentire i vostri pareri su cosa significhi essere liberi nel 2019, ma prima dobbiamo farvi leggere la trama de "La libertà possibile", giusto?
Trama:
1944, New Orleans. Evelyn proviene da una delle più rispettate famiglie della città e quando si innamora di Renard, un ragazzo qualsiasi, senza soldi e dal futuro incerto, in casa scoppiano le tensioni. Le riserve della famiglia di lei e la decisione di lui di partire per la guerra come volontario metteranno alla prova la relazione tra i due.
Negli anni Ottanta, la figlia di Evelyn, Jackie, è una madre single: il marito Terry è andato via di casa nel tentativo di combattere la sua tossicodipendenza, lasciando soli lei e il figlio T.C. L’inaspettato ritorno dell’uomo sconvolge la ritrovata normalità di Jackie, la quale è lacerata dall’idea di dargli un’altra opportunità.
Nel 2010, in una New Orleans che porta ancora i segni dell’uragano Katrina, il venticinquenne T.C. è appena uscito di prigione quando il suo amico Tiger gli propone un “grande affare”. L’arrivo di un figlio sconvolgerà i piani del ragazzo, ma non il giro di eventi che ormai si è innescato.
Tre generazioni, tre destini e tre epoche a confronto: La libertà possibile racconta la faticosa conquista della libertà da parte dei membri di una famiglia di colore, oltre i pregiudizi sociali e le aspettative dei familiari, fra sogni infranti e porte che invece si aprono.
Con una scrittura incisiva e ricca di sfumature, che le è valsa la nomina al National Book Award 2017, Margaret Wilkerson Sexton costruisce un romanzo d’esordio in cui la brillante analisi sociale e la raffinata descrizione dei sentimenti umani sfiorano l’esattezza fotografica.
Siamo liete di essere uno dei quattro blog che, con le loro recensioni, chiuderanno questo Review Tour. Non abbiamo perso neanche una virgola delle opinioni degli altri partecipanti e siamo liete di constatare quanto un libro ben scritto, riesca sempre a mettere d'accordo tutti.
La cosa che ci ha sorprese infatti, è stato il nostro continuo annuire ad ogni recensione, il continuo mormorare "Anche noi... è così... infatti sì..." nel leggere opinioni così simili alle nostre.
E, in fondo, quando un libro che tratta temi caustici come razzismo, dipendenza da droghe e problemi sociali, riesce a suscitare tanti pareri positivi, ci vien da pensare che non è come si sente dire in giro ultimamente, che ormai non c'è speranza per la nostra e le generazioni a venire. La speranza c'è e come, basta sfogliare le pagine di un libro come "La libertà possibile" e aprire la mente a nuovi interrogativi e nuove soluzioni.
Se non avete poggiato il notebook sul comodino e siete ancora con noi, possiamo passare alla recensione vera e propria, iniziando con l'evidenziare l'unico punto che ancora non ci va giù di questo titolo: la trama. Vi sembrerà incomprensibile, ma facciamo subito chiarezza: l'elemento che dovrebbe indurre il lettore a comprare il titolo, nel caso de "La libertà possibile" fornisce a parer nostro un po' troppe informazioni, "lasciandosi scappare" a grandi linee la storia dei personaggi principali. Potrebbe essere un valore aggiunto per la spinta all'acquisto... o un'arma a doppio taglio. La storia di Evelyn, Jackie e T.C. è proprio lì sotto il nostro naso e dovremmo essere spinti da una enorme curiosità per voler approfondire cosa ha di speciale la loro saga famigliare.
E voi? Siete dei lettori curiosi?
Se state scuotendo la testa in segno di assenso, sappiate che verrete pienamente ricompensati.
Non è un caso se Margaret Wilkerson Sexton, nel 2017, è stata finalista del National Book Award. Parliamo di una scrittrice afroamericana che scrive di una famiglia afroamericana, originaria di New Orleans, se pensate che questo aggettivo non significhi nulla negli Stani Uniti del 2019, probabilmente non avete acceso la televisione negli ultimi dieci anni.
Afroamericano, o meglio, negro - come puntualizza la Wilkerson Sexton, è l'accezione su cui è costruita l'intera trama de "La libertà possibile". Abbiamo letto che secondo alcuni non è solo un libro che parla di razzismo, ed è vero, ma è sicuramente un titolo che fa riflette sulle conseguenze del razzismo.
La penna di Margaret Wilkerson Sexton scava, con uno stile scorrevole e quanto mai monolitico, nelle problematiche sociali che hanno come denominatore comune la segregazione razziale negli Stati Uniti, i cui strascichi sono percepibili anche nel 2019. Un'indagine che inizia nel 1944, raccontando di una società divisa tra bianchi e negri nonostante la guerra oltre oceano, una società che non riesce a trovare una propria identità se non attraverso l'alterità.
Ed è proprio in questa società di noi e loro che Evelyn cresce, negra, ma figlia di un medico, e quindi già più fortunata di altre ragazze col suo stesso colore di pelle.
Se i cartelli e i divieti della New Orleans degli anni Quaranta vogliono mettere le distanze, c'è una cosa che riesce a prevaricarli: l'amore. Evelyn imparerà a sue spese e sulla propria pelle il prezzo di un sentimento così forte.
Tra le storie di Jackie e del figlio di T. C., sicuramente è quella di quest'ultimo - quasi un nostro coetaneo - ad essere una fotografia nitida delle attuali condizioni della società post-segregazione. Se ad una prima lettura possa sembrare chiaro quanto siano state le scelte di Jackie ad influire sulla vita di T. C., facendo un passo in dietro e solo allontanandosi dal quadro famigliare, è possibile comprendere quanto sia sottile il modo di Margaret Wilkerson Sexton di gettare luce su un particolare strato della società prodotto della segregazione razziale.
Le vita che sceglie di condurre T. C. non è solo condizionata da un infanzia senza padre e dall'essere figlio di un tossicodipendente. Tra i tre personaggi principali de "La libertà possibile", se Evelyn riveste il ruolo di monito, ricordando al lettore un passato che non può ripetersi, è T. C. che deve portarlo ad una riflessione sulle conseguenze della negazione della libertà.
"La libertà possibile" è un titolo di semplice lettura, ma di non così semplice comprensione. È un titolo che vuole parlare al lettore della condizione degli afroamericani nella società attuale, e che - se ascoltato - porta il lettore ad una riflessione semplice, ma profonda:
possibile che a distanza di sessant'anni, esiste ancora chi applaude alla minaccia di alzare muri e che punta il dito verso gli altri, senza comprendere quanto sia deleterio essere L'ALTRO di qualcuno?
Abbiamo dato a questo titolo
arrivando alla conclusione che dove c'è cultura non può esserci alterità, ed è anche per questo motivo che scriviamo ogni giorno parlando di libri, senza distinzioni di genere.
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