Hello readers! Il primo evento di questa mattina è dedicato ad un'autrice che porto nel cuore da quando mi ha incantata a Più Libri Più Liberi 2019 e al suo secondo libro, freschissimo di stampa.
Arriva oggi sugli scaffali italiani grazie a Fazi Editore
LA RAGAZZA CON LA MACCHINA DA SCRIVERE
di Desy Icardi
una delle uscite più attese di questa casa editrice, insieme ad Aria di novità, capitolo finale della trilogia di Carmen Korn, scrittrice non nuova sulla scena de I libri: il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Se amate le atmosfere belliche - e post-belliche - e avete voglia di una storia che parla di lotte e cambiamenti, non potete perdere le recensioni di Figlie di una nuova era e È tempo di ricominciare, per preparavi ad un grande finale.
Nel frattempo, oggi cercherò di convincervi ad un ennesimo acquisto compulsivo... del quale non vi pentirete però! Parola di lit-blogger!
Titolo: La ragazza con la macchina da scrivere
Autore: Desy Icardi
Casa Editrice: Fazi Editore
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 20 febbraio 2020
N° pagine: 425
Trama:
Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?
Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.
La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.
La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.
Dopo L’annusatrice di libri, sul senso dell’olfatto e la lettura, un romanzo appassionante sul tatto e la scrittura, un viaggio a ritroso nella vita di una donna sulle tracce dell’unico ricordo che valeva la pena di essere conservato.
La prima cosa che vi chiedo di fare, è di rispondere a queste due domande, le medesime che trovate nella trama:
Cosa ricordano le dita?
Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?
Ed ora, pensate bene a quante azione nel quotidiano compite in modo meccanico, gestite dalle vostre mani mentre la mente è altrove.
Un po' come quello che sto facendo io, ad esempio, battendo su questa tastiera osservando soltanto lo schermo, a luce spenta, per dar vita ad una nuova recensione...
Vi è mai capito di dover sbloccare il telefono, ma di non riuscire a ricordare le cifre esatte del PIN?
Sono quattro e sono lì nella vostra mente, lo sapete, ormai li avete memorizzati, ne siete certi, ma proprio non riuscite a ricordarli. Vi assale il panico, scene post-apocalittiche si affacciano alla vostra mente: la corsa nel centro di telefonia più vicino, le infinite spiegazioni ad un commesso che si ostina a non capire il problema e che, immancabilmente, vi suggerisce che la cosa non gli compete, il vostro teleofno perso per sempre. Un nuovo numero, una nuova vita, una noiosa sequela di messaggi per annunciare ai vostri contatti il cambio.
Vi incamminate davvero verso il centro più vicino, il destino che avete previsto di sta compiendo. E mentre vi state preparando il discorso da fare per non sembrare dei perfetti imbecilli, avviene una magia - o un miracolo per i più credenti: le vostre dita, senza alcun permesso, tirano fuori il telefono, toccano lo schermo e tac! Il telefono si rianima, siete salvi!
Quando ho ascoltato questo annedoto, mi trovavo in una piccola saletta sotto la Nuvola di Fuksas e Desy Icardi aveva acquistato, per me, un volto e una voce da meno di un'ora. Ho annuito come rapita, era tutto vero. Mentre cercavo di immaginare come sarebbe stato essere un'annusatrice di libri, la persona che aveva scritto il libro che stringevo tra le mani, annunciava una nuova storia: La ragazza con la macchina da scrivere. Se non potevo essere un'annusatrice, sarei stata lei - e chi ha una fervida immaginazione, sa di cosa parlo, immedesimarsi nei personaggi è uno dei processi che i lettori compiono più di frequente -, io che ho tre macchine da scrivere nascoste nella mia stanza, ma che sono ancora alla ricerca di quella perfetta (e di una scrivania che mi aiuti ad utilizzarla).
La ragazza con la macchina da scrivere non avrebbe avuto nulla da invidiare a L'annusatrice di libri, ne ero certa, lo sapevo anche se non ne avevo ancora letto nemmeno un rigo.
La ragazza con la macchina da scrivere non avrebbe avuto nulla da invidiare a L'annusatrice di libri, ne ero certa, lo sapevo anche se non ne avevo ancora letto nemmeno un rigo.
La Seconda Guerra Mondiale è alle porte, ma nelle piccole province, benché case del fascio e camice nere non manchino, è solo un'eco a cui in pochi prestano attenzione. I più sono quasi certi che i discorsi di Hitler e Mussolini siano solo minacce destinate a cadere nel vuoto e, solo chi sta pagando le conseguenze delle nuove leggi razziali, è certo che qualcosa sta per succedere o meglio, sta già accadendo.
La vita ad Avigliana, però scorre lenta e monotona, poco disturbata dalle notizie che giungono da Torino. Ognuno ha un ruolo da intepretare e continua a farlo - il ragioniere Bonaventura, ex proprietario di una fabbrica andata in fallimento, persevera nel voler mantenere un status sociale opposto alle cambiali che firma; la proprietaria della merceria in piazza, ormai oltre i venticinque anni, tenta ancora di spezzare quella che tutti credono essere una maledizione di famiglia, pubblicando annunci matrimoniali. L'idea della guerra sembra impensierire solo l'unica famiglia ebrea del posto, mentre esalta qualche ragazzino che, trincee e armi da fuoco le conosce bene, ma grazie alla lettura di certi romanzi pubblicati con il beneplacido dello Stato.
Quando la guerra scoppia per davvero, a soffrirne sono prima di tutto le grandi città come Torino. I bombardamenti, dapprima sporadici e poi sempre più frequenti, le corse nei rifugi durante la notte e la scarsità di generi alimentari, riempiono gli occhi di paura, smorzano l'entusiasmo dei ferventi interventisti e instillano diffidenza anche nel vicino di casa. Tra detriti e macerie, la città si svuota: c'è chi è partito volontario per la guerra, chi è stato precettato contro il proprio volere, chi si è rifugiato in campagna e chi è fuggito in un altro paese.
A cinquat'anni dal secondo conflitto mondiale, solo chi è ritornato sa raccontare quanto sia cambiata Torino e, come lei, tutte le grandi città che la guerra coinvolse loro malgrado.
Dalia Buonaventura è nata e cresciuta nella piccola Avigliana, ha tredici anni e ha già imparato quanto la vita possa cambiare da un giorno all'altro. Il bilancio familiare, gestito al peggio dal padre, l'ha costretta a lavorare sul serio (lei è una donna Buonaventura, dovrebbe occupare il suo tempo a ricamare il corredo per un matrimonio conveniente), ma le ha anche insegnato l'indipendenza, una parola che, per la ragazza, significa assicurare ogni mattina la sua Olivetti MP1 rossa alla bicicletta, montare in sella andare in giro per il paese. Anche in un piccolo centro come Avigliana c'è sempre bisogno dei servizi di una buona dattilografa. E Dalia non può essere definita soltanto buona, lei è un'ottima dattilografa, precisa nel suo lavoro e riservata sui suoi clienti.
Quando un famoso scrittore arriva da Torino proprio alla villa di famiglia - che il padre affitta nei mesi estivi -, Dalia ha quindici anni e, nonostante non sia come le altre ragazze, non pensi costantemente all'amore, le è impossibile non commettere un colpo di testa.
Da Aviglia a Torino, nel giro di qualche anno la vita della piccola dattilografa cambia drasticamente, trasformandola da ragazzina di paese a donna di città.
Dimenticate il vero padre di Dalia, l'ingegner Buonaventura - almeno nei primi capitoli - non si mostra molto parteno, attento sì a preservare la figlia dalle malelingue, ma ancor di più a "risalire la china", mandando lei a lavorare senza rimboccare le proprie di maniche. A sostituirlo, sentimentalmente, ci pensano prima il ragionier Borio, che prende la ragazza sotto la sua ala protettiva dandole una scrivania nel piccolo ufficio di piazza e i primi lavori da dattilografa, e poi l'avvocato Ferro, un Gran Maestro Annusatore, il cui tempo non scorre attraverso ore, minuti e secondi, ma è scandito da libri, pagine e capitoli. I due uomini aiutano, chi più e chi meno, Dalia insegnandole come comportarsi con il prossimo.
Nuto Cerri è uno dei personaggi su cui voglio davvero una vostra opinione, il libro esce oggi quindi potrete attrezzarvi per leggerlo e poi scrivermi. Scrittore combattente, fulgida penna dell'Impero italiano ed esaltatore del fascismo come idea giusta di disciplina e libertà, non impiega molto a rivelarsi più astuto (e meschino, lo deciderete voi) che romantico.
Ester Levi e Gianni appartengono all'infanzia di Dalia e nonostante possano sembrare due personaggi parasecondari... non posso proprio svelarvi nulla!
Tra capitoli in seconda persona, dove un narratore esterno (ma non troppo) dialoga con un'attempata Dalia Buonaventura e capitoli in terza persona dove tocca allo stesso narratore ricordare dal storia della giovane dattilografa, la narrazione si intreccia e si alterna per cercare di svelare un mistero: cosa significa quella parola FINE che campeggia da un foglio, ormai piegato, rimasto chissà per quanto tempo nella vecchia Olivetti MP1 rossa?
Dalia non ricorda nulla, neanche di aver usato la macchina da scrivere di recente, o meglio, ha cancellato del tutto i mesi che hanno preceduto il suo piccolo incidente.
Per l'anziana dattilografa esiste un nitido passato, impossibile da dimenticare e il presente pieno di semolino, raccomandazione e oggetti impolverati, stipati nel suo negozio di ricordi, ma cosa può legare queste due realtà?
Attraverso sessioni di battitura al buio, in cui a comandare sono le dita, il lettore segue la storia della giovane Dalia, curioso di scoprire cosa possano avere in comune un anellino per tendaggi, una busta gialla e il vago ricordo di una scatola da cucito giocattolo, seguendo una narrazione che velocizza man mano il suo passo, correndo quasi verso la fine e verso la soluzione.
In La ragazza con la macchina da scrivere, passato e memoria hanno un enorme peso e il grande compito di svelare il presente.
I luoghi, come i personaggi, vengono tratteggiati in modo vivido, consentendo anche ai lettori privi di una fervida immaginazione, di scoprire la Torino della Seconda Guerra Mondiale, o suscitando in essi interessi assurdi e improvvisi - come il mio per la dattilografia, si accettano suggerimenti -, mentre, merito di un personaggio in particolare, le #toberad list di tutti, si allungheranno con titoli di classici posti sotto una nuova luce.
La penna di Desy Icardi coinvolge il lettore in una sorta di indagine letteraria da risolvere a tutti i costi, per arrivare ad un finale inaspettato che lascia a bocca asciutta.
Se il "potere" di Dalia Buonaventura è quello di rievocare attraverso il tatto e quello di Adelina - protagonista de L'annusatrice di libri - è quello di scoprire attraverso l'olfatto, è innegabile che il potere di questa scrittrice sia quello di evocare attraverso le parole, creando mondi e personaggi che provocano nel lettore un sentimento di mancanza, una volta arrivati alla vera parola fine.
Non potevo che assegnare il massimo a La ragazza con la macchina da scrivere, consigliando a tutti di concedere a questa scrittrice uno spazio - e sono sicura che poi si allergherà a due - nelle vostre librerie!
Quando un famoso scrittore arriva da Torino proprio alla villa di famiglia - che il padre affitta nei mesi estivi -, Dalia ha quindici anni e, nonostante non sia come le altre ragazze, non pensi costantemente all'amore, le è impossibile non commettere un colpo di testa.
Da Aviglia a Torino, nel giro di qualche anno la vita della piccola dattilografa cambia drasticamente, trasformandola da ragazzina di paese a donna di città.
Dimenticate il vero padre di Dalia, l'ingegner Buonaventura - almeno nei primi capitoli - non si mostra molto parteno, attento sì a preservare la figlia dalle malelingue, ma ancor di più a "risalire la china", mandando lei a lavorare senza rimboccare le proprie di maniche. A sostituirlo, sentimentalmente, ci pensano prima il ragionier Borio, che prende la ragazza sotto la sua ala protettiva dandole una scrivania nel piccolo ufficio di piazza e i primi lavori da dattilografa, e poi l'avvocato Ferro, un Gran Maestro Annusatore, il cui tempo non scorre attraverso ore, minuti e secondi, ma è scandito da libri, pagine e capitoli. I due uomini aiutano, chi più e chi meno, Dalia insegnandole come comportarsi con il prossimo.
Nuto Cerri è uno dei personaggi su cui voglio davvero una vostra opinione, il libro esce oggi quindi potrete attrezzarvi per leggerlo e poi scrivermi. Scrittore combattente, fulgida penna dell'Impero italiano ed esaltatore del fascismo come idea giusta di disciplina e libertà, non impiega molto a rivelarsi più astuto (e meschino, lo deciderete voi) che romantico.
Ester Levi e Gianni appartengono all'infanzia di Dalia e nonostante possano sembrare due personaggi parasecondari... non posso proprio svelarvi nulla!
Tra capitoli in seconda persona, dove un narratore esterno (ma non troppo) dialoga con un'attempata Dalia Buonaventura e capitoli in terza persona dove tocca allo stesso narratore ricordare dal storia della giovane dattilografa, la narrazione si intreccia e si alterna per cercare di svelare un mistero: cosa significa quella parola FINE che campeggia da un foglio, ormai piegato, rimasto chissà per quanto tempo nella vecchia Olivetti MP1 rossa?
Dalia non ricorda nulla, neanche di aver usato la macchina da scrivere di recente, o meglio, ha cancellato del tutto i mesi che hanno preceduto il suo piccolo incidente.
Per l'anziana dattilografa esiste un nitido passato, impossibile da dimenticare e il presente pieno di semolino, raccomandazione e oggetti impolverati, stipati nel suo negozio di ricordi, ma cosa può legare queste due realtà?
Attraverso sessioni di battitura al buio, in cui a comandare sono le dita, il lettore segue la storia della giovane Dalia, curioso di scoprire cosa possano avere in comune un anellino per tendaggi, una busta gialla e il vago ricordo di una scatola da cucito giocattolo, seguendo una narrazione che velocizza man mano il suo passo, correndo quasi verso la fine e verso la soluzione.
In La ragazza con la macchina da scrivere, passato e memoria hanno un enorme peso e il grande compito di svelare il presente.
I luoghi, come i personaggi, vengono tratteggiati in modo vivido, consentendo anche ai lettori privi di una fervida immaginazione, di scoprire la Torino della Seconda Guerra Mondiale, o suscitando in essi interessi assurdi e improvvisi - come il mio per la dattilografia, si accettano suggerimenti -, mentre, merito di un personaggio in particolare, le #toberad list di tutti, si allungheranno con titoli di classici posti sotto una nuova luce.
La penna di Desy Icardi coinvolge il lettore in una sorta di indagine letteraria da risolvere a tutti i costi, per arrivare ad un finale inaspettato che lascia a bocca asciutta.
Se il "potere" di Dalia Buonaventura è quello di rievocare attraverso il tatto e quello di Adelina - protagonista de L'annusatrice di libri - è quello di scoprire attraverso l'olfatto, è innegabile che il potere di questa scrittrice sia quello di evocare attraverso le parole, creando mondi e personaggi che provocano nel lettore un sentimento di mancanza, una volta arrivati alla vera parola fine.
Non potevo che assegnare il massimo a La ragazza con la macchina da scrivere, consigliando a tutti di concedere a questa scrittrice uno spazio - e sono sicura che poi si allergherà a due - nelle vostre librerie!
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