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mercoledì 1 luglio 2020

Blogtour: "Oggi vi presentiamo Safe Haven di Frank T. Alien



Buongiorno appassionati lettori!

Oggi voglio presentarvi il nuovo libro di Frank T. Alien uscito ad aprile edito Elison Publishing, "Safe Heaven" . Si tratta di qualcosa di molto particolare come già figura dalla copertina molto impattante!



Genere: Satira apocalittica, horror, avventura
Editore: Elison Publishing
Pagine: 168
Prezzo: 4,99 € kindle - 15,00 cartaceo

Trama

Affaristi e lacchè non hanno più badato a sbriciolare avanzi per tener vivi consumatori.
Né regimi che fingessero d’ascoltar istanze su... egualitarismo?
Loro il copyright dell’apocalisse.
Mia ruba per finanziare la rivoluzione e il quartiere, regolato come due terzi planetari dalla mietitrice miseria.
Offertasi all’oligarca re per rapinarlo, nel misfatto post-coitale è stata beccata e condannata a un ergastolo breve.
Vi trova Molly, sbirra cozzata nello stesso muro.
È amore.
Giunge un terzo galeotto, il misterioso Ion.
Quando Molly lo salva, svela chi è.
E altro.
Incluso l’essersi pur egli inimicato lo zar d’un mondo morente.
Manco gli molla la stretta al collo, quest’untore d’un morbo mentale scatenante fame in gente desueta a patire stenti bensì disturbi alimentari.
Zombi.
Nuovi ricchi disarcionati cavalcando l’edonismo.
Colleghi non ex per l’intellettualizzazione di divenirlo.
Silente ma radicata, esplode negli ereditieri improduttivi.
Vivi morenti voraci d’ogni merda, specie gli umani facoltosi.
Immuni, i leali.
E i formati in povertà.
Offre Vatuttammé.
Non il solo nesso fra i tre, una revenge impossibile: come scampare all’isola Mèntoh, prim’ancora che lasciarla?
Un segreto di Ion: il Safe Haven.


Vi lascio qualche particolare estratto per cogliere la vostra attenzione e sperare che vi coinvolga a tal punto da leggerlo ed adorarlo!

ESTRATTI


«In piedi!» ordina il poliziotto graduato alla detenuta, seguendola malfermo per il beccheggio in coperta. «Sai nuotare?» scatena le risa sguaiate degli altri sbirri, rompendo il cupo aleggiante sulla lancia da quando calata a navigare finché, ridotti i giri del 200 cavalli, il timoniere l’ha fermata.

Mentre capisce l’antifona, Mia Eloro viene spinta a mare.

Conosce di fama Mèntoh, isola sperduta all’equatore: qui è caldo anche adesso in inverno, a differenza del gelido nordest dal quale appena deportata. Ringrazia, di malavoglia: correnti fredde ghiaccerebbero la sua tiepida volontà di non affogare negli shock di queste disavventure; pur senza ritorno, sole le ultime nel recente passato.

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Fosse nata o divenuta agiata? Anziché qui temendo d’affogare però tentata d’abbandonarvisi, Mia Eloro oggi potrebbe essere una zombi solitaria; o avesse similmente maturato attitudini a socializzare, fra le orde in cerca del Padre da cui abbandonati: ché li sfami con le proprie carni.

Quelli nel suo habitat centrosettentrionale riusciti a non morire o farsi ammazzare, s’avvicinano alla tana e forziere: il nord.

Le nazioni della regione si sono trasformate in stati di polizia, che stenta comunque a tenerne il controllo.

Più che altrove si combatte nelle città, brodo di coltura zombi: qui è esploso il virus da veri o pseudo ricchi, ex e quasi, folli di fame da paura di povertà.

Nelle ricche metropoli od ogni centro sede d’affari nel nord, lo zombismo e la caccia agli zombi hanno man mano risalito e bloccato tutta la catena alimentare capitalistica.

Che praticamente s’è tagliata le vene a orologeria con un timer dal senso del tempo molto veloce.

Goffi e stupidi, i vivi morenti sono invece metronomi lenti, facili da spegnere, ma tanti: nella middle-high class, i non morti né però resistiti in alcun modo alla picchiata economica effetto-boomerang della predazione capillare; zombi fenomeno di risulta che nel suo cancan scandisce lemme lemme il rischio di decretarne la fine.


Estesa all'intero pianeta Ton-Do, se prima o poi anche gl’immuni venissero eccessivamente infettati dallo zombismo.

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Arrivata all’isola Mèntoh, troppo immersa nell’orrido passato generale e personale, Mia viene richiamata di prepotenza dal presente: “Se c’approdo”, ricambia infine il freddo sguardo d’uno squalo che sta battendo quella riva da capo a capo.

Riemersa a respirare, Mia vede arrivarne la pinna; sùbito giù, le fauci dischiuse filare perpendicolari alla sua traiettoria nel tratto d’acqua ancora fondo prima della breve risalita alla spiaggia. Lascia la testa immersa: impossibile per la preda distogliersi dalla dura fissità negli occhi di predatore nato, dal muso allungato sulle file di zanne nel sorriso famelico a tutte gengive.

È una corsa contro il tempo: le distanze e il giocare in casa dànno favorito lo squalo. Il testardo istinto di conservazione nella ragazza scende a filo di sabbia e tiene costanti le bracciate, intanto che lei si perde nel dubbio “Con gli squali immobilizzarsi o sbattere sull’acqua?” Anzi accelera, ormai scavando con le mani sul fondo nella scalata alla spiaggia. “No, sbattersi è con gli orsi; e leggenda, l’immobilità per passare inaudibili: questi riescono a sentire il battito cardiaco!” Ma pure fosse sordo, quest’esemplare ha inequivocabilmente lei a fuoco in qualsiasi altro mirino sensoriale.

Gli angoli convergono verso il punto critico: lo squalo, incontro a una dieta variata; per la Eloro, nemmeno il primo livello superato da poter cimentarsi con la prossima sfida di sopravvivere all’isola Mèntoh... adesso che la riva è così vicina, però non abbastanza quanto invece il pescecane.

Poi vede una mano entrare in acqua, schiaffeggiandola; un piede la scalcia. A Mia sembra d’udire l’attutito urlo acuto: «Vattene, stronzo!»

Lo squalo scuote per attimi il grugno, interdetto, intanto che uno dopo l’altro quei piedi scendono dalla battigia in mare; due mani s’allungano sotto il pelo.

Mia afferra i polsi e stringe: braccia forti tirano, aiutandola a correr fuori dall’acqua col pescecane che ricarica provando un tutto per tutto platealmente platonico - dalla drammatizzazione nel rabbioso colpo di coda durante la torsione anticipata, frustrato e offeso dovendo tornare ai soliti pescetti o qualche granchio.

La Eloro sgrana gli occhi su chi l’ha soccorsa e ancora le stringe i polsi, trascinandola lontano dal malfrequentato bagnasciuga: una donna sui 30 in short di jeans e nient’altro, piccoli seni tondi, alta, magra, atletica, mora (taglio medio-corto), lo sguardo serio negl’intensi occhi all’insù stretti controsole e sulle labbra schiuse disegnate sottilmente sinuose sotto narici perfette. Che accoglienza! E finora manco le interessava, se l’isola fosse abitata... o aveva pensato a squali.

La fantastica pescatrice di naufraghe sta osservando ciò recuperato. Sorride.


Poi palese, la sua preoccupazione: sposta le deliziose orecchie leggermente appuntite e la larga V dello sguardo socchiuso sugli alberi circostanti la spiaggia, le colline oltre e la montagna dietro esse.

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Dopo le presentazioni, l’ex-sbirra Molly Capolpòsa le sposta una ciocca bagnata da metà viso, passandola dietro la piccola orecchia. «Meglio se ti levi gli abiti, sono inzuppati. Altrimenti ti raffreddi...»

Nel fuoco che brucia con la strafiga sconosciuta, Mia ci stava giusto pensando... sull’isola, niente medicine; pur se, nel togliere maglietta e jeans, vicina a Molly neanche ammalarsi spaventi: “Colpo di fulmine... e mai con donne, finora! Mi sembra...” Se l’ha stesa, per lei è ko tecnico.



«E tu, perché sei qui?» Molly Capolpòsa ha rimesso la canottiera. Seduta sulla sabbia in modo da non trovarsi a spalle scoperte, ha i biondi capelli di Mia Eloro sopra le ginocchia incrociate; il blu è in sua contemplazione.



«Ehm... In effetti, io ho violato la legge: cercando di derubare chi, secondo me, dovrebbe starci lui recluso. Ma sono insieme a una poliziotta; ex, però l’effetto in parte permane...» Esita. «M’hai salvata: come non fidarmi di te – inoltre, dal punto di vista ‘giustizia’, più ancora innocente?» La irradia d’azzurro. «E poi che puoi fare, qui: arrestarmi?»

Attorcigliandole lei un boccolo: «Sei già in arresto, tesoro...», che da Molly risuona ‘Dì ciò che vuoi, baby, non saresti meno splendida’. Pure se: «Sei andata a letto con Cosimo Vatuttammé...?!», si sbalordisce a questo punto della storia.

«Ci sono stata costretta! T’ho accennato il perché - insieme all’averlo poi mancato, quando beccata; coi nostri pochi mezzi tecnici, dall’esterno non eravamo riusciti a penetrare nel suo sistema: dovevo entrargli in casa, e lì inventarmi qualcosa. Incluso un laccio stretto al collo, per farlo sganciare in caso di difficoltà a violargli il pc. Trovato sbloccato e senza password; perfino dov’ero acceduta e m’apprestavo a spostar soldi: impensabili per lui intrusioni, dovendo arrivare allo studio dopo esser entrati vivi nella villa. Sono una ladra. Prim’ancora di computer con conti all’ingrasso, ne ho forzate serrature e mi sono intrufolata fra sistemi di sicurezza: sapevo impossibile infilarmi non invitata in quella casa, la meglio sorvegliata di tutto l’Horang; il sacrificio sessuale era un passaggio 
purtroppo obbligato, nel piano». 

Lo sguardo, già distolto, s’allontana; anche dall’amara verità: una della stessa pasta di Vatuttammé, o comunque con maggior stoffa di lei, gli avrebbe stretto il laccio al collo immediatamente post-sedazione eliminando lui, il passaggio obbligato del sacrificio sessuale, la missione fallita, l’isola Mèntoh e tanti problemi globali. «Nonostante me la sia cercata, un orrore infinito farmi... violentare dallo squilibrato sultano di questo folle mondo; inutilmente, per di più. E non il solo schifo. Cosimo ha un factotum, che tratta come uno schiavo – forse ancor peggio della nota (e, ti garantisco personalmente, meritata) galanteria con cui Vatuttammé brutalizza il resto del mondo; abbiamo appena raggiunto la sua sontuosa camera da letto, che: ‘Rino Mato micropisello, vieni qua!’ Dopo trenta secondi, bussa e appare dalla porta accanto al bagno questo poveraccio: ha la faccia pesta di lividi. ‘Rino Mato senza palle, portaci sùbito da bere e qualche stuzzichino; intanto, io e la mia amica aspettiamo la cena’. Uscito, ‘Che gl’è successo?’ ‘Ah, quello: ho rifiutato le sue dimissioni’». Rivolge a Molly l’occhiata di chi, malgrado trascorsi giorni e orrori inarrivabili, stenta a credere pure a questo. «Capisci? L’ha gonfiato per essersene voluto andare! E se ne vanta, ammettendolo indifferentemente».


Non perdetevi anche le altre tappe di questo favoloso Blogtour di presentazione!



Vorrei inoltre invitarvi ad ascoltare un'intervista fatta all'autore per presentare il suo libro cliccando qui e il booktrailer cliccando qui

Avrei voluto mettervi l'anteprima, ma sfortunatamente non me lo rende disponibile fare spero che ne gradirete comunque l'ascolto!


Spero di avervi intrigati e che decidiate di scoprire cos'ha da trasmetterci Frank con le sue parole!








2 commenti:

  1. sì che m'hai intrigato, Luna. grazie

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  2. Luna... a nome di Frank T Alien, all'occorrenza fra i miei migliori amici o peggior nemici, grazie e complimenti per il tuo lavoro competente quanto appassionato. personalmente, concordo non meno di lui con ciò da te raccontato su Safe Haven. Franco Rossi

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