Buongiorno e bentornati cari lettori!
Oggi vi parlerò di un romanzo che mi ha veramente spezzato il cuore e che mi ha fatto versare non poche lacrime:
“La signora delle camelie” di Alexandre Dumas.
Ci tengo a precisare che non è una recensione, faremo “due chiacchiere” (più o meno) su questa meravigliosa e al tempo stesso terribile opera.
All’inizio non ero molto intrigata dalla trama, ma mi sono ripromessa di leggere molti più classici e alla fine mi sono convinta ad acquistarlo (anche perché l’edizione mi piaceva tantissimo!). Inutile dirvi che la storia non ha un esito felice e lo si capisce subito dalle prime pagine del romanzo. Scopriamo subito infatti che la nostra eroina non c’è più e già qui il lettore capisce che la storia sarà decisamente più straziante del previsto. Ma proseguiamo per gradi.
“La signora delle camelie” racconta la storia d’amore tra Marguerite Gautier, la cortigiana più bella e desiderata di Parigi, e Armand Duval. Due personaggi completamente diversi, entrambi meravigliosi a modo loro.
Armand è un bellissimo ragazzo, tanto dolce quando ingenuo. In ogni pagina del romanzo, in ogni suo comportamento, si capisce la sua immaturità, sia per le sua ingenuità nei confronti del mondo e della vita sia per il suo carattere ancora acerbo che lo porta spesso e volentieri azioni di cui si pente. Non ho disprezzato Armand perché ero troppo presa a condividere il suo dolore, ma la maggior parte del tempo ho desiderato veramente tanto che si comportasse in maniera più adulta. E' però un aspetto del romanzo che mi ha fatto molto riflettere; a volte ci si lascia guidare dall’impeto, dalla gelosia e dai sentimenti negativi e si finisce per perdere di vista le cose veramente importanti.
Maguerite a differenza sua è molto più matura nonostante la giovane età. Ovviamente in qualche occasione si comporta un pochino capricciosa, come richiede il suo personaggio, ma in ogni dove si può percepire la sua grande maturità e la consapevolezza che la vita le ha fatto comprendere. Seppur giovanissima, Marguerite in quanto cortigiana, ha dovuto presto capire come funziona il mondo e imparare a vivere nella maniera più intelligente possibile. In realtà questa sua maturità le porterà a prendere una decisione che le strazierà il cuore, ma le donerà quel senso di redenzione tanto agognata. Rinunciare alla propria felicità per quella degli altri è il gesto più nobile che un essere umano possa compiere. La morte di Marguerite, dovuta ad una terribile malattia incurabile, mi ha veramente fatto versare fiumi di lacrime.
Quello che mi ha veramente spezzato il cuore è sapere che la storia scritta da Alexandre Dumas (figlio) prende ispirazione da una cortigiana realmente esistita: Marie Duplessis. Nata in una famiglia povera e con un padre alcolizzato, Alphonsine Rose Plessis (questo era il suo vero nome), si trasferisce a Parigi in cerca di una vita migliore. Diventa l’amante di un commerciante, ma la sua bellezza e il suo fascino la porteranno ad essere la cortigiana più desiderata della capitale. La cortigiana dai lunghi capelli color ebano e la pelle di porcellana non era solo bellissima, ma era anche vivace e intelligente. Dedita alla lettura e al pianoforte amava ampliare la propria cultura da autodidatta. Fu amante proprio di Alexandre Dumas con cui ebbe una breve ma intensa relazione che però viene interrotta bruscamente dallo scrittore. Quest'ultimo infatti non riusciva a sopportare il dolore che quella relazione gli causava; proprio dalla sua avventura con Marie prenderà l’ispirazione per scrivere la sua opera. La bella cortigiana decide dunque di sposarsi con un conte, Édouard de Perrégaux, ma il matrimonio fallisce presto. La vita di Marie prende dunque una piega sconclusionata, fatta da eccessi con la quale cerca di esorcizzare la sua malattia. Ma, come la nostra amata Marguerite, il male è invincibile e la consuma piano piano fino alla morte.
Allora cari lettori che ne dite, anche a voi questa storia ha spezzato il cuore?
Io ho deciso di lasciarvi con una delle citazioni più belle del libro:
“Il cuore mi batteva così forte da vietarmi di pensare”
Jane
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