Non credo che riuscirò mai a resistere a un romanzo distopico.
Penso sia più forte di me.
Come dire di no a questa storia?
26° secolo. Una città desolata, ridotta ad una discarica. La scoperta di un cyborg.
Già solo da questi elementi dovrei avervi incuriosito.
Quindi che aspettate?
Venite a conoscere la terza tappa del blogtour di
"Alita. Angelo della Battaglia" di Pat Cadigan
edito dalla Sperling & Kupfer.
Ma prima di partire con la recensione vediamo insieme la trama:
26° secolo. La Città di Ferro è un luogo senza speranza. Nella discarica di rottami, una giornata sta per terminare come tutte le altre quando il dottor Ido trova il corpo semidistrutto e apparentemente senza vita di una ragazza cyborg, costruito con una tecnologia sofisticatissima ormai perduta nella notte dei tempi. La convinzione che in lei risiedano l’anima e il cuore di una combattente dal passato straordinario spingono il dottore a cercare di riportarla in vita donandole un nuovo corpo e un nome: Alita. Al risveglio, la ragazza non ha alcuna memoria del suo passato e non conosce nulla del suo presente, anche se sente dentro di sé una forza immensa che preme per esplodere.
Recensione:
Credo che scrivere questo genere letterario non sia affatto semplice. L'autore deve essere in grado di dosare fantasia e mistero, creare un nuovo mondo in grado di intrigare e affascinare il lettore. Rivelare tutto subito o non rivelare niente? Sono scelte difficili.
A volte rivelare troppo poco potrebbe allontanare un pochino il lettore così come scoprire troppi particolari. Devo dire che inizialmente la storia di Pat Cadigan non mi aveva coinvolto subito proprio per questo particolare. Pochissimi avvenimenti spiegano al lettore come il mondo sia diventato tale, nemmeno i protagonisti conoscono il loro passato e quello della Città di Ferro. Conoscono solo il presente fatto di tristezza, squallore e violenza. L'evoluzione tecnologica non ha assicurato la salvezza e la prosperità della città, dove le persone si ritrovano a fare lavori durissimi, pericolosi e sottopagati in un'epoca in cui ogni parte del corpo, in teoria, potrebbe essere sostituita da parti robotiche. In teoria, se hai i credit necessari. Una città crudele dove ognuno tenta di vivere, a modo suo.
Dyson Ido, così geniale e abile con la medicina "cybernetica" ma anche così triste e solo.
Hugo, giovanissimo costretto dalla Città di Ferro ad una vita pericolosa e piena di rimorsi.
Alita, che all'oscuro di tutto si risveglia in un mondo arido e desolato.
Come vi avevo accennato la storia non mi aveva subito coinvolta, ma arrivata a metà volume la situazione è drasticamente mutata tanto che non mi sono staccata più dalle pagine. La vicenda diventa subito dinamica, travolgente e meno "fanciullesca" (per quanto poi si potesse parlare di fanciullezza in un mondo simile). Alita prende in mano la propria vita recuperando sé stessa e una parte del passato dimenticato che tuttavia rimane ancora molto oscuro. Lo sviluppo di questo personaggio sarà dettato da avvenimenti duri, che lasceranno un segno sulla sua anima.
Ho veramente apprezzato due aspetti di "Alita. Angelo della battaglia". Il primo è la costante ricerca del "paradiso". La maggior parte dei personaggi ha un unico scopo: Zalem. Il paese del Bengodi. Ogni azione è dettata dal desiderio di abbandonare la squallida vita che conducono nella Città di Ferro e meritarsi un pezzetto della sfavillante città sospesa. Ma Zalem è veramente il paradiso? Nessuno lo sa davvero perchè "Se nasci nella Città di Ferro, muori nella Città di Ferro". Una ricerca che a ben guardare può tranquillamente essere lo specchio della società moderna. Il secondo aspetto che non ho potuto fare a meno di apprezzare è il fatto che ognuno dei personaggi principali compie un percorso di sviluppo e di crescita, che lo porterà ad una nuova considerazione di sé e della vita. Una maturazione interiore che li condurrà alla rivalutazione delle loro scale di valori e delle loro esistenze.
La scrittura di Pat Cadigan è semplice e scorrevole, nonostante le frequenti descrizioni scientifiche/tecniche la lettura rimane di facile comprensione e non ne viene appesantita. Focalizzata sulle azioni e sulle sensazioni, la storia lascia poco spazio ai dialoghi tra i personaggi nonostante non manchino le riflessioni interiori dei protagonisti. Per il mio giudizio personale è uno stile molto adatto a questo genere letterario.
Il primo volume ti lascia con una moltitudine di interrogativi e curiosità; tantissimi sono i retroscena da svelare e le battaglie che Alita deve ancora combattere.
Jane
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