Buon pomeriggiooo! Eccomi qui per parlarvi del fantasy più atteso dell'anno, dopo Nevernight, ovvero Il Priorato dell'Albero delle Arance, uscito il 30 Novembre per OscarVault ;)
TRAMA
Tra draghi, lotte per il potere e indimenticabili eroine, l'epico fantasy al femminile per il nuovo millennio.
Il romanzo fantasy dell'anno. La casa di Berethnet ha regnato su Inys per mille anni ma ora sembra destinata a estinguersi se la regina Sabran IX non si sposerà e darà alla luce una figlia. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell'ombra della corte. A vegliare segretamente su Sabran c'è Ead Duryan, adepta di una società segreta che, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys...
Si sa, quando di un romanzo viene fatta troppa pubblicità si creano delle aspettative altissime che, spesso, possono essere deluse; avevo seriamente paura che Il Priorato dell'Albero delle Arance mi deludesse, ma posso dire con assoluta certezza che è il romanzo più bello letto in questo 2019.
Un Epic Fantasy spettacolare, come non se ne vedevano da tempo, ai livelli di Martin e Sapkowski. Samantha Shannon è riuscita a creare un mondo fantastico partendo dalle fiabe e dalle leggende che permeano il nostro, rimodellandole, secondo il proprio interesse, perché fossero del tutto originali.
La storia ci viene narrata attraverso diversi punti di vista, ed ogni personaggio appartiene ad un paese geograficamente e culturalmente molto diverso dagli altri. Ecco che, quindi, abbiamo Tanè, giovane donna che sogna di cavalcare i draghi d'acqua, considerati delle vere e proprie divinità nel regno orientale di Seiiki; Ead Duryan, ancella del baldacchino della Regina Sabran IX, grazie alla quale scopriamo ciò che succede in Occidente, nel reginato (termine che adoro) di Inys e, in seguito, al sud, dove si trova il Priorato; Loth, migliore amico di Sabran, esiliato nel regno draconico di Yscalin, dove viene venerato il famigerato Senza Nome, un drago di fuoco cattivissimo. Abbiamo, poi, altri punti di vista, come quello dell'anatomista ed alchimista Niclays Roos. Insomma, una vastissima gamma di personaggi e di paesi diversi. E una delle cose che più ho amato è che questi paesi fossero al contempo originalissimi nella cultura e nelle leggende, ma molto simili ai nostri al livello di architettura, vestiario, cucina… è stato molto semplice ma estremamente bello immaginare i luoghi descritti.
E che dire dei personaggi? Non ce n'è uno che non mi sia piaciuto. Sono tutti caratterizzati alla perfezione, i loro dubbi, le loro emozioni, tutto scritto nero su bianco tramite una prosa elegante e poetica.
E, parlando proprio dello stile di Samantha Shannon, posso dire che l'ho amato? è vero, all'inizio si potrebbe restare alquanto spiazzati perché veniamo catapultati direttamente nella storia, senza riuscire ad inquadrare bene né i personaggi né la loro cultura e il loro passato, ma piano piano, man mano che andiamo avanti, tutto diventa sempre più chiaro e, tassello dopo tassello, riusciamo a ricostruire la storia, la religione e le leggende di ogni diverso paese.
Ma la cosa decisamente più bella di tutto il romanzo sono loro: i draghi. Maestosi, imponenti, delle vere e proprie divinità in oriente, ma assolutamente innominabili in occidente. Draghi di acqua e draghi di fuoco. Draghi che, nella loro caratterizzazione, prendono spun
to dalla nostra tradizione occidentale, e draghi che, invece, prendono spunto da quella orientale. Ed è stato molto interessante leggere di come i diversi personaggi si approcciano al rapporto con queste creature, chi li venera e chi li ripudia. E credo che proprio questa differenza di mentalità, legata alle diverse tradizioni, sia uno dei punti di maggiore forza del romanzo; in grado di farti ragionare su cosa sia giusto e cosa sbagliato, su chi ha ragione e chi torto; facendoti capire, alla fine, che non c'è un'unica verità quando si ha a che fare con la religione, ma solo la fede e quello da cui una qualsiasi persona si vede rappresentata.
to dalla nostra tradizione occidentale, e draghi che, invece, prendono spunto da quella orientale. Ed è stato molto interessante leggere di come i diversi personaggi si approcciano al rapporto con queste creature, chi li venera e chi li ripudia. E credo che proprio questa differenza di mentalità, legata alle diverse tradizioni, sia uno dei punti di maggiore forza del romanzo; in grado di farti ragionare su cosa sia giusto e cosa sbagliato, su chi ha ragione e chi torto; facendoti capire, alla fine, che non c'è un'unica verità quando si ha a che fare con la religione, ma solo la fede e quello da cui una qualsiasi persona si vede rappresentata.
Sinceramente, non voglio dirvi altro su questo capolavoro perché non riuscirei a parlarne ancora senza fare spoiler, e fidatevi di me, questo è un libro da leggere a scatola chiusa…
Io l'ho adorato, mi ha emozionato tantissimo, nonostante io mi emozioni difficilmente leggendo; non pensavo, ma Il Priorato dell'Albero delle Arance ha superato le mie, già alte, aspettative, e lo ha fatto di gran lunga. Ottocento e passa pagine che si leggono tutto d'un fiato, e che non vi faranno staccare il naso dal libro.
Voto:
Qualcuno di voi lo sta già leggendo? Che ve ne pare? ;)
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