Da Fazi Editore addicted quale sono, non potevo lasciarmi scappare l'occasione di partecipare ad un Review Tour, iniziato lo scorso 14 maggio, la cui protagonista è una delle scrittrici presenti nella mia libreria sullo scaffale "rivelazioni" e scoperta proprio grazie a questa casa editrice nel 2019 con "Più donne che uomini".
Oggi tocca a noi de "I libri: il mio passato, il mio presente e il mio futuro" parlarvi di
IVY COMPTON-BURNETT
e di un romanzo arrivato da poco - ma finalmente - qui in Italia!
Titolo: Il capofamiglia
Autrice: Ivy Compton-Burnett
Casa editrice: Fazi Editore
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 14 maggio 2020
N° pagine: 348
Trama:
Il patriarcato trova la sua più fedele espressione nella figura di Duncan Edgeworth: padre tirannico, anaffettivo e lunatico, è il capofamiglia per antonomasia. Attorno a lui si muovono, atterriti o solleticati dal desiderio di sfida, i membri della sua famiglia: la moglie Ellen, naturalmente dimessa e timorosa, le due figlie ventenni Nance e Sybil, tanto egocentrica e sarcastica l’una quanto affettuosa e remissiva l’altra, e infine il nipote Grant, giovane donnaiolo dotato di grande spirito, costantemente in competizione con lo zio, di cui è il perfetto contraltare. Nella sala da pranzo degli Edgeworth va in scena quotidianamente una battaglia su più fronti: sotto il velo di una conversazione educata, si intuiscono tensioni sotterranee e si consumano battibecchi, giochi di potere, veri e propri duelli a suon di battute glaciali: «non stiamo semplicemente facendo colazione». Fino a quando la famiglia viene colpita da un lutto improvviso, che mescola le carte in tavola innescando una reazione a catena; strato dopo strato, ognuno dei personaggi svelerà la sua vera natura, in un crescendo di trasgressioni che comincia con l’adulterio e culmina con l’efferatezza.
Acume, sagacia, drammi familiari e dialoghi al vetriolo: il meglio di Ivy Compton-Burnett concentrato in un romanzo finora inedito in Italia, che lei stessa considerava il suo preferito. Un tassello importante nella produzione di un’autrice fondamentale del Novecento inglese, amata dai più grandi scrittori: nei suoi diari, Virginia Woolf definiva la propria scrittura «di gran lunga inferiore alla verità amara e alla grande originalità di Miss Compton-Burnett».
Sono gli anni Venti del Novecento e l'istituzione famiglia sta lentamente cambiando, ma non per gli Edgeworth. Il tentativo di Duncan Edgeworth è quello di continuare ad imporre la presenza ingombrante di patriarca-padrone - e mai di padre e marito - con decisioni ed espressioni del proprio pensiero, spesso criticate sottilmente dal nipote Grant e dalla primogenita Nance.
Riuniti sotto lo stesso tetto o in presenza di conoscenti, gli scambi verbali degli Edgeworth non sono mai privi di un'ironia sottesa impossibile da non cogliere, che fa scuotere la testa per il dissenso, specialmente se a parlare è il capofamiglia.
A mediare tra vecchia e nuova generazione, Ellen Edgeworth, una figura particolare sotto diversi aspetti, che il lettore medio tenderebbe a sottovalutare. Ad un primo sguardo, la donna sembra non imporsi come perfetta padrona di casa, sottostando al volere volubile del marito, ma al contempo, non redarguisce mai la figlia e il nipote quando si rivolgono a Duncan mettendo in discussione ogni sua parola. Se Ellen Edgeworth ha scelto di legarsi ad un uomo anaffettivo, tale scelta non deve ricadere sulla progenie che si ribella continuamente alla figura del patriarca, almeno in senso figurato, non allineandosi al suo pensiero.
Le donne della famiglia Edgeworth dimostrano caratteri e personalità diverse, ben rappresentando la società femminile degli anni Venti. Sybil Edgeworth, diversa dalla madre e ancor di più dalla sorella maggiore, è l'unico componente della famiglia a consegnarsi totalmente a Duncan, ostentando una remissività da "brava figlia" che stona totalmente con la fermezza caratteriale degli altri personaggi.
Se la parte femminile degli Edgeworth è un colore a più sfumature, la parte maschile rappresenta in toni vividi il contrasto tra vecchio e nuovo, antico e moderno. Tra Duncan e Grant vi è un'eterna lotta per la supremazia del maschio predominane giocata con fare spavaldo dal giovane nipote e con ferocia dallo zio. Se Duncan ha constantemente qualcosa da ricrimare in modo sottile a Grant, a sua volta, quest'ultimo riesce sempre a gettare un alone di prestoricità su tutto ciò che dice e fa lo zio.
Attraverso la famiglia Edgeworth, Ivy Compton-Burnett riesce a mettere in scena il dramma della modernità, nel quale vengono tutte le vechie credenze e i pre-concetti vengono messi finalmente in discussione dalle nuove generazioni che si ribellano lentamente e, all'inizio, in modo astuto, utilizzando la parola come forma di attacco.
È un esercizio diffcile quello del nascondere l'ironia dietro ogni dialogo in modo da far comprendere al lettore, senza mezzi termini, che i personaggi sono costantemente impegnati nel dare vita ad una lotta che solo in seguito prenderà davvero piede uscendo allo scoperto, ma la penna di Ivy Compton-Burnett riesce in questo intento senza appesantire il romanzoe e, assolutamente, non minandone la vera comprensione.
A "Il capofamiglia" non posso quindi che assegnare il massimo del nostro rating:
consigliandovi però, qualora vi venisse voglia di scoprire Ivy Compton-Burnett, ma in modo più "leggero" - prestate attenzione alle virgolette -, di iniziare leggendo "Più donne che uomini".
Questa recensione termina qui e se avete già letto questi due titoli... o anche uno soltanto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa scrittrice!
Nessun commento:
Posta un commento