Finalmente è approdato in Italia pure l'ultimo romanzo di "Le indagini di Audrey Rose" di Kerri Maniscalco, e potevo non parlarvene? Direi di no ;)
RECENSIONI PRECEDENTI:
Sulle tracce di Jack lo Squartatore: RECENSIONE
Alla ricerca del Principe Dracula: RECENSIONE
In fuga da Houdini: RECENSIONE
TRAMA
Audrey Rose Wadsworth e Thomas Cress-well sono giunti in America, una terra audace, sfrontata, brulicante di vita. Ma, proprio come la loro Londra adorata, anche la città di Chicago nasconde oscuri segreti. Quando i due si recano alla spettacolare Esposizione internazionale, scoprono una verità sconcertante: l’evento epocale è minacciato da denunce di persone scomparse e omicidi irrisolti.
Audrey Rose e Thomas iniziano a indagare, per trovarsi faccia a faccia con un assassino come non ne hanno mai incontrati prima. Scoprire chi sia è una cosa, ben altra faccenda è catturarlo, soprattutto all’interno del famigerato Castello degli Orrori che ha costruito lui stesso, un covo di torture labirintico e terrificante.
Riuscirà Audrey Rose, insieme al suo grande amore, a porre la parola “fine” anche a questo caso? O soccomberà, preda del più subdolo avversario che abbia mai incontrato?
Con la pubblicazione di A caccia del diavolo si conclude la saga di Kerri Maniscalco dedicata alle indagini di Audrey Rose e Thomas, due nobili studenti di medicina forense della Londra vittoriana di fine ottocento!
Se avete letto le recensioni precedenti sapete che sono stata molto entusiasta di tutti e tre i libri precedenti, qualcuno mi è piaciuto di più, qualcuno di meno, ma in sostanza mi sono molto affezionata a questi gialli spensierati e romantici.
E posso felicemente dire di aver apprezzato moltissimo anche questo quarto volume, nonostante alcuni difettucci che non ho potuto fare a meno di notare.
E, parlando di difetti, non posso che citarvi la travagliata storia d’amore tra i due protagonisti. A me è piaciuto moltissimo il modo in cui si sono, piano piano, avvicinati e innamorati, ma in questo libro mi è sembrato ci fossero troppi cliché... ora, come sapete, a me i cliché piacciono se scritto bene, e quelli della Maniscalco lo sono, ma questa volta mi hanno fatto storcere il naso. La piega che ha preso la relazione tra i due è stata davvero troppo banale e scontata; avrei preferito che ci si concentrasse più sul mistero da risolvere che sulla parte “rosa”.
Altra cosa che non mi è piaciuta (ma questo mi succede con tanti libri, non solo con la Maniscalco) è il dover, continuamente, rimarcare a parole quanto i personaggi siano avanti con il pensiero. Mi spiego meglio; in quasi ogni capitolo c’è almeno un pippone di Audrey Rose e/o Thomas in cui si continua a dire quanto siano femministi i protagonisti. Ecco, questo mi ha infastidito parecchio. Sinceramente, preferisco i fatti alle parole. La storia è a tutti gli effetti una storia femminista, ed è giustissimo, se mi è piaciuta è anche e soprattutto per questo, ma non sopporto i mega pipponi del tipo “sono una donna forte, scelgo per la mia vita”/“sei una donna indipendente e blabla blabla”. No. I fatti parlano da soli, è snervante continuare a leggere la stessa identica cosa ogni volta, mi da come l’impressione che la Maniscalco non fosse sicura di sé e che abbia dovuto sottolinearlo ogni qualvolta ne abbia avuto l’occasione.
Per concludere questa serie di difetti, un’altra cosa che proprio mi ha fatto cadere le braccia a terra è che ogni personaggio secondario ruoti attorno ad Audrey Rose e tutto quello che fa lo fa in sua funzione. Per esempio, la cugina Liza, che io avevo amato nei precedenti libri per la sua indipendenza e per la sua forza d’animo e vitalità, in questo libro si è trasformata nella domestica di Audrey Rose; le prepara il té, la aiuta a vestirsi, la porta a fare shopping, e qualsiasi altra cosa faccia non è mai per se stessa, ma per la cugina. Sinceramente, non è la Liza che avevo amato. E lei non è l’unico personaggio ad aver fatto questa fine.
Per fortuna, però, questo romanzo ha anche tanti lati positivi!
L’ambientazione è, come sempre, estremamente interessante. L’America di fine ottocento; New York e Chicago, due città completamente diverse da quelle che conosciamo oggi ma che gridano già al futuro, all’innovazione. È stato quasi emozionante leggere di fatti realmente accaduti, come le innovazioni di Tesla. Mi mette i brividi se penso che all’epoca la bobina era considerata praticamente magia.
E poi, Audrey Rose e Thomas che, per quanto certe volte siano parecchio snervanti, a me piacciono davvero tanto, con la loro dolcezza e ironia e la passione per i cadaveri!
Mi piace Audrey Rose perché è il perfetto esempio di come gli stereotipi non siano mai positivi. Lei ama la moda e le frivolezze (come le scarpe con i lustrini), ma è anche intelligente, una studiosa, e non si fa scrupoli ad infilare le mani nei visceri dei corpi morti. Ecco, spesso le persone tendono a pensare che le donne di scienza e le donne di cultura siano solo quelle che non si curano dell’aspetto fisico. Pensate anche solo all’immagine della donna lettrice: capelli in disordine, calzettoni della nonna, felpe troppo larghe, struccata... oppure, pensate alle modelle di Victoria’s Secret, scommetto che pochissimi se le immaginano a leggere un libro la sera.
Non è triste? Per me moltissimo, ed Audrey Rose distrugge questi stereotipi!
Lo stile di Kerri Maniscalco è sempre semplice, ma macabro; ironico ed inquietante.
Credo proprio che mi mancherà questa saga, e mi sarebbe piaciuto leggere di altre avventure di Audrey Rose e Thomas in giro per il mondo.
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