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martedì 5 maggio 2020

Review Party: "Caffè Voltaire" di Laura Campiglio

Ci risiamo readers! Secondo Review Party di oggi, ma titolo completamente diverso!

Abbandoniamo dei distopici Stati Uniti anni Novanta per ritornare in patria, non che la realtà che ci circonda non sfiori l'impossibile ultimamente.
Pronti a conoscere una comune trentenne alle prese con una vita più che comune?

Titolo: Caffè Voltaire

Autrice: Laura Campiglio

Casa Editrice: Mondadori

Genere: Narrativa contemporanea

N° pagine: 264

Trama:
Svoltati i trentacinque, Anna Naldini ha la sensazione di ritrovarsi dalla parte sbagliata della trentina: quella in cui la sbornia diventa dura da smaltire, ma soprattutto quella in cui dai progetti è ora di passare ai bilanci. Ma c’è di peggio. Nel giorno del suo compleanno perde la più importante tra le otto collaborazioni precarie di cui si fregiava il suo barocco curriculum: il lavoro di reporter per “La Locomotiva”, il quotidiano di sinistra per antonomasia. Non si scoraggia, e dopo la sbronza di rito è pronta a rimettersi in gioco dal tavolino del Caffè Voltaire, il suo bar di riferimento. Sarà il giornale più a destra del Paese, “I Probi Viri”, a proporle di seguire una campagna elettorale che si preannuncia agguerritissima dopo l’improvvisa caduta del governo. Perfetto, se non fosse che “La Locomotiva” la richiama: ad Anna non resta che celarsi dietro due pseudonimi – Voltaire e Rousseau – e gettarsi nell’agone politico, prestandosi a un doppio gioco in cui vero e falso si confondono sempre di più. Nell’epoca della post-verità, si può scrivere tutto e il contrario di tutto sperando di uscirne indenni? Tra slogan elettorali, scorrettezze di bassa lega e fake news (con l’aggravante di un inatteso incontro romantico), Anna si renderà conto che fare la cosa giusta non è facile come sembra. E pensare che tutto è iniziato con un innocuo motivetto francese sugli illuministi, Voltaire e Rousseau appunto, che il nonno Pietro da Lomello, un vecchio saggio pragmatico e ironico, le cantava quand’era piccola… Una commedia fresca e incalzante, brillante e attuale, che coniuga un riuscitissimo ritratto generazionale al racconto informato di una campagna elettorale perfettamente calata nel presente.

Sapete perché mi piacciono i distopici? Alla fine è una realtà alternativa, ma non è meno preoccupante di quella in cui viaviamo! Ecco perché, a differenza di Electric State, Caffè Voltaire è stata una lettura molto più ansiogena.
Anna Naldini ha raggiunto i 35 con ben sette contratti a progetto, dite che sono stanti? Ma la generazione dei 30/40 potrebbe rispondervi che è questo il modo più comune di portare a casa un puzzle-stipendio non da fame... e tanti saluti alla casa, al matrimonio e alla scrivania in un piccolo, ma moderno ufficio dall'arredo minimal.

Anna Naldini è la classica trentacinquenne italiana che si chiede cosa sia andato storto, se la colpa sia da attribuire ad un'intera generazione o ad un Dio non buono e giusto, finché non trova il modo di "fregare il sistema": fingere di essere la persona che non è - anzi LE persone -, togliendo al giornalismo quella patina di idealismo che nel duemila, per i più, può essere solo una bella utopia.

A circondare Anna, due amiche totalmente agli antipodi e il nonno Pietro, una coscienza di altri tempi che cerca di guidare la ragazza attravero il periodo turbolento che sta passando. Una personaggio che mi ha ricordato tanto il mio di nonno, che nonostante non mi chiami Violetta, era proprio così che mi chiamava e per lo stesso motivo di Anna!

Caffè Voltaire è una vivida fotografia della condizione attuale di una generazione che il futuro lo sogna dagli anni Ottanta, ma che tutt'oggi sembra essergli stato precluso. Una lettura dai toni leggeri che racconta in toni sagaci la realtà e, proprio per questo motivo, in grado di coinvolgere il lettore in ogni punto.
La penna di Laura Campiglio mi ha piacevolmente sorpresa, ammetto di non aver metto nessun articolo di questa scrittrice, ma ora sono curiosa di leggere altro al di fuori della narrativa!












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