Hello readers! Ultima domenica di febbraio e ultima recensione di un gruppo di lettura che ho amato alla follia. Negli scorsi mesi, insieme ad un gruppo di signorine blogger accomunate dalla passione per una grande voce della letteratura spagnola contemporanea, ho (ri)letto la tetralogia de Il cimitero dei libri dimenticati di Carlos Ruiz Zafón.
Dedicheremo quest'ultimo incontro/recensione alla conclusione della serie, Il labirinto degli spiriti, ma nel caso in cui aveste bisogno di una rinfrescatina alla memoria prima di continuare, ecco i link alle recensioni precedenti:
👉 Il gioco dell'angelo
👉 Il prigioniero del cielo
👉 La saga de Il cimitero dei libri dimenticati (recensione di Ginny)
Pronti per quest'ultima recensione?
Titolo:
Il labirinto degli spiriti
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Serie: Il cimitero dei libri dimenticati
Casa editrice: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
N° pagine: 840
Prezzo cartaceo: € 28,00
Trama:
Barcellona, fine anni ’50. Daniel Sampere è cresciuto, tormentato dal mistero che avvolge la morte di sua madre. Sarà Alicia Gris, un’anima emersa dalle ombre della guerra, a condurre Daniel al cuore delle tenebre e aiutarlo a svelare la storia segreta della sua famiglia. Ma il prezzo da pagare sarà altissimo…
Eccoci arrivati alla fine di una saga durata ben quindici anni. Non invidio i lettori che al tempo - parliamo di un finale uscito ben cinque anni fa - dovettero attendere davvero tanto per veder conclusa una saga che aveva già consacrato
Carlos Ruiz Zafón nell'olimpo degli scrittori spagnoli con il primo capitolo, L'ombra del vento, uscito nel lontano 2001.Gli anni che incorrono tra questo e l'ultimo capitolo della tetralogia de Il cimitero dei libri dimenticati non sono quindi una sciocchezza, parliamo di circa 2000 (magistrali, o quasi) pagine che di certo non si scrivono da sole, ma Il labirinto degli spiriti è davvero una degna conclusione a ciò che L'ombra del vento ha dato vita?
Sì, oggi mi sento polemica e in vena di provocazioni, quindi iniziamo proprio così:
Non negherò che ho faticato a (ri)buttar giù metà di questo libro quando, tra una scena di suspense e una di sconvolgenti rivelazioni, la storia stagnava soffermandosi quasi a lungo sul descrivere i sentimenti dei protagonisti in un preciso momento o per un ricordo lontano. È pur vero che non sono una lettrice avvezza ai sentimentalismi, ma quando la lettura ha un enorme nodo della matassa da sbrogliare, non disdegno l'andar velocemente al punto. Sono curiosissima, che posso farci?
Rileggere Il labirinto degli spiriti mi ha dato l'opportunità di guardare questa storia, e l'intera tetralogia, da un differente e nuovo punto di vista, rivalutando alcuni personaggi e ridimensionandone altri, collegando prima e diversamente tutti i suoi fili.
La prima volta che ho concluso il libro ero assolutamente sicura che fosse Alicia Gris il personaggio che più meritasse la mia stima. Una donna forte, dal difficile passato e sempre pronta ad infrangere le barriere di genere (una Spagna degli anni Sessanta del Novecento, classificava solo in un determinato modo le donne che mettevano loro stesse davanti al dovere di procreare). La storia raccontata dal suo punto di vista, o meglio, dal suo focus - si tratta sempre di una narrazione in terza persona e di un narratore onnisciente - riesce a tenere il lettore incollato alla pagina. Saranno però i primi -enta che mi salutano dall'orizzonte, ma questa volta ho preferito maggiormente le apparizioni di Fermín, un personaggio che ho rivalutato e in positivo. Una persona forgiata dagli anni e dalle avventure, sempre pronto a comprendere senza giudicare, il primo a capire tutto e a fingere, all'occorrenza, indifferenza.
Altro personaggio da non sottovalutare, costantemente presente alle spalle degli altri, è la città di Barcellona stessa,
"(...) una strega (...). Ti si intrufola sotto la pelle e non ti lascia mai andare..."
afferma lo stesso Fermín, una città che vive di luci e tenebre, sempre pronta a tendere agguati ai più ingenui.
In questo ultimo capitolo della serie de Il cimitero dei libri dimenticati, mi aspettavo una Barcellona più spettarle e magica di quella descritta nei libri precedenti, ma ahimè, in ben ottocento pagine, la città quasi scompare per lasciare spazio agli intrighi di Alicia Gris, dei Sempere e di quella macchina, spesso mortale, chiamata regime franchista. Lo stesso vale per il Cimitero dei libri dimenticati, un posto che ho immaginato un po' a metà tra il paradiso terreno dei lettori e il purgatorio degli scrittori dimenticati, e che appare solo per qualche capitolo ne Il labirinto degli spiriti.
Di certo il lettore che vuole arrivare a sciogliere il bandolo della matassa e a collegare tutti i capi sciolti, non resta deluso da questa lunga ed enorme conclusione, ma sicuramente verso la fine si percepisce quanto anche Carlos Ruiz Zafón stesso volesse mettere un punto a qualcosa iniziato molto tempo prima e che rischiava di perdere l'appeal di cui, grazie a L'ombra del vento, godeva l'intera serie.
D'altrone, dice bene Julián Carax:
"Una storia non ha principio né fine, soltanto porte d'ingresso. (...) Una storia è, in definitiva, una conversazione fra chi la racconta e chi l'ascolta: un narratore può raccontare solo fin dove lo sorregge il mestiere, mentre un lettore può leggere solo fino a ciò che porta scritto nell'anima."
So nessuno avrebbe smesso di ascoltare Zafón, ma tutto ha una fine e noi lettori lo sappiamo bene.
Probabilmente, al tempo come ora, ho caricato Il labirinto degli spiriti di aspettative più grandi del dovuto, ma ciò non significa che ne sia stata totalmente delusa. Ritagliarsi del tempo per leggere Carlos Ruiz Zafón è sempre un piacere e non posso che dare all'epilogo della storia dei Sempere e di Carax
Sono curiosa però di conoscere però la vostra opinione su quest'ultimo capito e, perché no, sull'intera serie de
Il cimitero dei libri dimenticati!
Questo GDL termina qui, ma non vedo l'ora di partire con il prossimo! E voi, avete qualche autore del cuore da proporci?
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