Hello readers! Abbiamo voluto concludere questo nefasto 2020 partecipando ad un imperdibile gruppo di lettura pieno di realismo magico, proprio come l'anno appena trascorso - ditemi voi se tutto ciò che è successo non sfiora il fantastico!
Le letture, tutte con denominatore Carlos Ruiz Zafón, ci terranno compagnia per un altro mese e, giunti all'ultimo giorno di questo gennaio durato meno del previsto - non erano tipo infiniti una volta? - è giunta l'ora di recensire il secondo titolo di questo GDL:
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Serie: Il cimitero dei libri dimenticati
Casa editrice: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
N° pagine: 300
Prezzo ebook: 10,99
Prezzo cartaceo: 22,00
Barcellona, 1957. Daniel Sempere dirige la libreria di famiglia assieme al padre e al fedele Fermín. Una mattina uno sconosciuto compra un'edizione di pregio del Conte di Montecristo e chiede che la si consegni subito a Fermín, con una dedica inquietante. Si aprono così le porte di un passato maledetto e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente... Una narrazione carica di tensione e colpi di scena, che seduce con il fascino sottile di una Barcellona in chiaroscuro, protagonista delle immagini fotografiche che arricchiscono questa edizione.
Dopo essere stato relegato a personaggio marginale ne Il gioco dell'angelo, Daniel Sempere torna a ricoprire il ruolo che gli spetta. Il figlio del famoso librario Sempere non è un personaggio nuovo per i lettori accaniti di Zafón, al contrario! E qualcuno probabilmente, leggendo del suo ruolo di contorno nel secondo romanzo della tetralogia Il cimitero dei libri dimenticati, avrà anche storto il naso. Chiunque però abbia letto più di un libro di Carlos Ruiz Zafón, impara subito che nulla è lasciato al caso e, accontentando i nostalgici de L'ombra del vento, ecco che lo scrittore fa ritornare questo personaggio come coprotagonista di una storia interamente narrata dal suo punto di vista.
La Barcellona degli anni Cinquanta continua ad essere una città dal fascino magnetico e perturbante, ricca di vicoli bui e popolata da losche figure. Ed è proprio con una persona simile che entra in contatto il giovane Sempere quando entra in possesso di una copia de Il conte di Montecristo accompagnata da una strana dedica, che deve consegnare al collega Fermín Romero de Torres.
Nonostante creda di conoscere bene Fermín, un uomo sì sopra le righe, ma pur sempre semplice commesso di libreria, Daniel ne scoprirà man mano un passato - appunto! - da romanzo.
Benché probabilmente questa storia non sia paragonabile a L'ombra del vento, è assolutamente indispensabile per preparare il terreno a Il labirinto degli spiriti e a presentare Fermín Romero de Torres. Il prigioniero del cielo è un collegamento importante, in grado anche di fare luce su personaggi già visti, di "unire i puntini" tramite flashback e, nel più classico stile di Zafón di tenere comunque i lettori con il fiato sospeso - e con un mega punto interrogativo, diciamolo pure! - fino alla fine.
E forse è proprio questo che a breve ci mancherà di Zafón, possiamo anche smettere di mentire. Quando uno scrittore di tale calibro lascia i suoi lettori e la letteratura mondiale, prima del tempo, all'inizio si fa fatica ad accusare il colpo. Solo in seguito, magari rileggendo uno dei suoi capolavori, si ci rende conto che non ci saranno nuovi libri simili.
Ci consoleremo per sempre leggendo e rileggendo L'ombra del vento, Il labirinto degli spiriti e tutti gli altri? Certo. Proveremo una estrema mancanza di questo scrittore? Ovviamente.
Prima di salutarci, vi lascio con il giudizio sintetico de Il prigioniero del cielo:
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