Oggi a scrivere i post non è nessuna di noi 6 admin, bensì una collaboratrice esterna, mia sorella che è una super appassionata di film e di libri e che ha scritto questo commento molto interessante, mettendo a paragone un libro di Sorrentino e una serie TV da lui diretta.
Curiosi?? Continuate a leggere allora ;)
In “Hanno tutti ragione” (romanzo pubblicato da Feltrinelli nel 2010) Paolo Sorrentino si esprime attraverso un linguaggio colloquiale, scurrile, rozzo: un linguaggio che, nel ripercorrere la vertiginosa caduta verso il baratro di un’esistenza misera e vuota, racconta con crudezza e realismo, senza alcuna vergogna, le vicende basse e degradanti in cui si ritrovano invischiati, come viscidi scarafaggi, i protagonisti della storia: uomini meschini che si aggirano per le buie e squallide periferie del mondo come anime in pena, tormentate dal disagio di una vita trascorsa all'insegna della fama, della ricchezza, della celebrità, del divertimento più sfrenato, eppure profondamente ed irrimediabilmente triste.
Un linguaggio, quello di questo meraviglioso romanzo, che si adegua perfettamente al contenuto, riproducendolo, come suoni, o meglio rumori, sotto forma di parole quasi onomatopeiche.
Totalmente differente è lo stile che Sorrentino riserva alla scrittura e alla regia dei suoi film.
In quel capolavoro della televisione che è The young pope (2016), ogni frase è pura poesia, tanto da risultare, alle volte, anche un po’ retorica, ma mai artificiosa o fasulla. Così come le immagini: qualsiasi scena è un'opera d'arte, perfetta, composta, delicata, unica in se stessa, ché, a volerla separare da tutte le altre, già da sola sarebbe in grado di raccontare una storia, veicolare un messaggio, esprimere un’emozione intensa. Ogni situazione, anche la più infima, è nobilitata, privata della propria oscenità e resa pura, luminosa, angelica, sempre avvolta da una patina dorata che esprime, con grande potenza visiva, il contrasto tra ciò che viene raccontato e ciò che viene invece mostrato.
Un contrasto che realizza perfettamente, almeno a livello formale, il tentativo di un Sorrentino ancora disilluso, ma in fondo speranzoso, di restituire al mondo quella naturale ed intrinseca bellezza della quale lo aveva brutalmente privato, molti anni prima, con “hanno tutti ragione”. Ed il contrasto, la contraddizione, l’opposizione, l’eterna lotta contro noi stessi e gli altri, è anche il tema principale intorno a cui ruota l’intera serie. Un contrasto dal quale nessuno può sottrarsi: né l’uomo, buono e malvagio, né la Madonna, Vergine e madre, e neanche lo stesso Dio, uno e trino. The young pope è filosofia e pura bellezza: un capolavoro di estetica e narrativa in un contesto di intima meditazione e profonde riflessioni esistenziali. Dietro due opere così diverse, è però pur sempre possibile riconoscere la stessa, grande, geniale, mente creatrice. Sorrentino, infatti, né da scrittore, né da regista, sia che parli di un giovane Papa, sia che parli di un rozzo e volgare cantate neo melodico, sembra voler rinunciare a trattare l’argomento che più lo tormenta ed ispira: l’uomo, la sua natura, la sua profondità d’essere, la sua psiche, le infinite ed incomprensibili sfumature della sua anima.
Un contrasto che realizza perfettamente, almeno a livello formale, il tentativo di un Sorrentino ancora disilluso, ma in fondo speranzoso, di restituire al mondo quella naturale ed intrinseca bellezza della quale lo aveva brutalmente privato, molti anni prima, con “hanno tutti ragione”. Ed il contrasto, la contraddizione, l’opposizione, l’eterna lotta contro noi stessi e gli altri, è anche il tema principale intorno a cui ruota l’intera serie. Un contrasto dal quale nessuno può sottrarsi: né l’uomo, buono e malvagio, né la Madonna, Vergine e madre, e neanche lo stesso Dio, uno e trino. The young pope è filosofia e pura bellezza: un capolavoro di estetica e narrativa in un contesto di intima meditazione e profonde riflessioni esistenziali. Dietro due opere così diverse, è però pur sempre possibile riconoscere la stessa, grande, geniale, mente creatrice. Sorrentino, infatti, né da scrittore, né da regista, sia che parli di un giovane Papa, sia che parli di un rozzo e volgare cantate neo melodico, sembra voler rinunciare a trattare l’argomento che più lo tormenta ed ispira: l’uomo, la sua natura, la sua profondità d’essere, la sua psiche, le infinite ed incomprensibili sfumature della sua anima.
Voi cari lettori che ne pensate? Concordate con lei? Vi è piaciuto questo commento? ;)
*Ginny*
Profondo, semplicemente profondo. Come non andare a leggere il libro e come non voler vedere la serie dopo un tale commento?
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