lunedì 12 ottobre 2020

Review Party: "Sto pensando di finirla qui" di Ian Reid



Hello readers! Pronti per un po' di sano thriller vecchia scuola?
Della storia di oggi Netflix ne ha fatto anche un film, ma sapete come si dice a volte, c'erano dei film che era meglio il libro...


Titolo: Sto pensando di finirla qui

Autore: Ian Reid

Casa editrice: Rizzoli

Genere: Thriller

Data di pubblicazione: 28 gennaio 2020

N° pagine: 256

Prezzo: €18

Trama:

«Un pensiero può essere più reale, più vero, di un’azione. Puoi dire
qualunque cosa, fare qualunque cosa, ma non puoi fingere un pensiero.»

Interno degli Stati Uniti. Una statale silenziosa e vuota, solo profili piatti
che si ripetono, un’altalena, un granaio, pecore ferme nella luce del
pomeriggio, fienili e campi. Seduta in macchina, sotto la musica country
trasmessa dalla radio, la ragazza di Jake guarda la campagna e continua
a pensare che deve farla finita con lui; anche se Jake, con quella sua aria
svagata e le conversazioni interessanti, in fondo le piace.
Ora sono di ritorno dalla casa dei genitori di lui, una fattoria sperduta
dove lei ha incontrato per la prima volta quella coppia singolare e visto
i recinti lugubri degli animali, un incontro che le ha lasciato addosso una
sensazione inafferrabile, come di chi avesse varcato, per il tempo di una
sera, la scena di un’allucinazione altrui. Un disagio che peggiora quando
Jake, nel mezzo di quel luogo desolato mosso solamente dalla neve in
aumento, si ferma in una gelateria, un edificio che emerge, fluorescente,
dal buio, le vetrine sbiancate dai neon, e un attimo dopo imbocca
una stradina secondaria, parcheggia davanti al suo vecchio liceo chiuso
e sparisce all’interno della scuola. Per la sua ragazza, lasciata sola in
macchina, ha inizio allora un altro percorso, vertiginoso, nel versante più
oscuro della realtà, dove scoprire che fine ha fatto Jake fornirà finalmente
la risposta, del tutto imprevedibile, a cosa sia accaduto davvero in questo
silenzioso viaggio a due.
Un fulminante esordio letterario imbevuto di suggestioni alla David Lynch
e da cui è tratto l’atteso film di Netflix per la regia del premio Oscar
Charlie Kaufman.



Da fan accanita del Re del brivido, raramente leggo altri scrittori che non siano Stephen King quando metto piede nel thriller. Se decido di autoinfliggermi ansia e attacchi di cuore, devo andare sul sicuro, capite?
Questa volta invece, mi sono fatta trascinare dal sentimento di attesa generale del popolo di Netflix per un film che avrebbe quasisicuramentocerto tenuto tutti col fiato sospeso e ho deciso che parteciare al review party del libro dal quale sarebbe stato tratto "Sto pensando di finirla qui", mi avrebbe portata un passo avanti. Sbagliavo? Certo che sì!

Ho peccato nel voler vedere a tutti i costi il film per dare un volto umano ai protagonisti della storia - mea culpa -, ma ho compiuto una saggia scelta preferendo prima la lettura del libro (quando si dice essere professionali!).
A dividere libro e film, 2 ore e 14 minuti di qualcosa che lascia lo spettatore con un gigante punto interrogativo una volta scaduto il tempo. Non disperato, se il film sembra criptico e a tratti privo di senso, il libro racconta tutt'altra storia.

In duecento pagine e poco più, Ian Reid si serve principalmente di un viaggio in macchina per dare voce al dialogo interiore della protagonista della storia. Mentre fuori dai finestrini si sussegue un monotono paesaggio innevato, Lucy si tormenta con domande tipiche di una persona che non riesce a lasciarsi andare nella vita di coppia. La ragazza sta pensando di mettere un punto alla relazione con Jake, o almeno così sembra, visto il continuo ripetere di volerla finire, ma nel frattempo la loro destinazione fa pensare solo ad un passo verso qualcosa di serio. Perché è questo che significa conoscere i genitori del proprio partner, iniziare a fare sul serio.

Nonostante sia indecisa sul proseguire o meno quella relazione, Lucy non si è opposta a quella che potrebbe essere una cena formale in casa dei futuri suoceri. Non lo ha fatto per mancanza di coraggio, è semplicemente indecisa e continua ad oscillare tra un "forse il tipo mi piace" e un "non riuscirei a passare altri quarant'anni con uno così" mentre l'ignaro Jake apre bocca solo per intavolare discorsi soporiferi. In realtà è una persona brillante, un ragazzo dalla spiccata intelligenza, ma conversare proprio non è il suo forte... forse.

L'atmosfera inizia a mutare appena arrivati alla fattoria dei genitori di Jake, un luogo a dir poco inquietante, a detta di Lucy. Pulito, ma atavico, ancorato al passato. E se il ragazzo sembrava entuasiasta di mostrarle il luogo in cui era nato e cresciuto, ora sembra aver cambiato idea, chiuso in un mutismo che neanche il calore del camino riesce a sciogliere.
Le cose si complicano quando Lucy, osservando le foto di famiglia, riconosce se stessa in una di queste. Avete letto bene, SE STESSA da bambina in una foto appesa nel soggiorno di una persona che, a pensarci bene, potrebbe considerare quasi uno sconosciuto. Lei e Jake in realtà si frequentano da sei settimane e potrebbe benissimo essere un serial killer che colleziona ciocche di capelli di ragazza in cantina. E avrebbe potuto/dovuto pensarci prima se non fosse stata distratta da qualcosa di ben più inquietante.
Da qualche tempo Lucy riceve strane telefonate da parte di un uomo, ne è sicura, i messaggi che le lascia in segreteria appartengono ad una voce maschile, ma per il resto sono incomprensibile. E cosa più incomprensibile è il suo stesso numero che appare sul display del telefono quando l'uomo chiama. Inquietante? Decisamente.

Di queste telefonate la ragazza però non ne ha parlato con nessuno... e figuriamoci quindi se si soffermava a pensare che il tizio con cui aveva iniziato ad uscire poteva essere una persona instabile!

Mentre a casa di Jake, Lucy fa un'inquietante scoperta dopo l'altra, la narrazione viene spezzata da un discorso diretto tra due persone che palesemente non appartamengono alla sfera della coppia, ma che hanno asssistito a qualcosa di incredibilmente efferato accaduto in un liceo. C'è sangue ovunque e a commettere il probabile omicidio (il lettore non scopre la verità se non nelle ultime pagine) è stata una persona talmente anonima che nessuno avrebbe mai immaginato capace di commettere qualcosa di così cruento.

Nel frattempo, la visita ai genitori di Jake mette in luce la vera natura di questo personaggio e Lucy è ormai decisa a scappare non appena rimesso piede in città. Ha trovato inquietanti disegnini in cantina e foto altrettanto preoccupanti nella vecchia camera del ragazzo, per di più ha sentito i genitori discutere sull'importanza del loro rapporto per la salute mentale del figlio, so... RUN, LUCY, RUN!

E se ce la fa, alla fine, o meno a scappare la nostra giovane svampita, ovviamente non ve lo dico. Non vi spolererei mai un libro che in realtà non è un buco nell'acqua come invece il film che tutti ormai conoscono. Perché Ian Reid è stato in grado di tenermi davvero con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, o quasi - se vi piacciono i thriller psicologici, qualcosina dovreste capirla già mentre i due protagonisti si trovano alla fattoria. Non riuscivo a mettere giù il libro perché volevo scoprire a tutti i costi chi fosse ad aver combiato il macello nel liceo... e se Lucy alla fine riuscisse a lasciare Jake, ma il finale è stato decisamente più scoppiettante.
Ammetto di aver leggermente sbadigliato quando i due protagonisti si lanciavano in monologhi che servivano più a presentare il loro aspetto psicologico che a far andare avanti la storia, ma "Sto pensando di finirla qui" è stato in grado di regalarmi il giusto principio di infarto che mi aspetto ogni volta che leggo la parola "thriller".

Se state pensando di vedere prima il film e poi magari prendere in mano il libro per capirci qualcosa, desistete. Partite dal libro e fermati dopo la parola "fine". Il film lasciatelo a chi ha due orette libere da passare davanti ad uno schermo e tanta voglia di farsi confendere da una pellicola.
Benché "Sto pensando di finirla qui" sia un romanzo d'esordio, su Ian Reid invece potete tranquillamente scommettere!

Giudizio complessivo:



E se il film al contrario vi ha piacevolmente colpiti, io sono qui: CHANGE MY MIND!








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