venerdì 9 ottobre 2020

Recensione: “Stuck” di Cecilia K.

 Buongiorno meraviglie,

oggi vi parlo di un self in uscita proprio oggi! Stuck di Cecilia K. è il romanzo che mi ha tenuta compagnia in questi primi giorni di ottobre. Siete pronte a scoprirlo?

 


Trama:

Mi chiamo Olympia Ghertsos, sono figlia di un uomo potente e senza scrupoli. La mia vita non è andata proprio come speravo e, da due anni, vivo da reclusa. Ma ho deciso di accettare l'invito di mia sorella e stasera andrò a una festa.

Mi chiamo Zayden MacNamara, sono il nipote di un uomo che ha sempre amato sopraffare gli altri. Ho smesso di essere davvero felice quando ero un adolescente e, da allora, vivo per vendicarmi. Ma stasera cambierà tutto.

Olympia e Zayden. Due esistenze bloccate nel passato. Due cuori feriti nel profondo.

Vendetta. Rassegnazione. Una sola via d'uscita.



Innanzitutto, devo dire che la cover mi piace tantissimo!
Olympia si sente inadeguata nella sua famiglia e da un paio di anni vive le giornate senza viverle davvero. Si alza, va a correre, ma non si lascia mai trasportare dalla voglia, non esce e preferisce mangiare da sola a casa e concludere le serate davanti alla tv.
Una sera tutto cambia, sua sorella la invita ad uscire per andare a una festa e lei decide di buttarsi. Capisce che è arrivato il momento di rischiare e di vivere. Ma non sa che quella sera tutto cambierà quando si ritroverà tra le mani di Zayden.

Zayden è accecato dalla vendetta, assetato di ridurre ogni persona a un briciolo di inesistenza.
Però con il tempo cambia anche questa sua sete di rivalsa perché a placarla c'è Olly.

Il romanzo prende fin da subito una piega dinamica, mi ha incuriosita e spinta a leggere per capirne di più. C'è una traccia di mistero che avvolge il romanzo e che mi ha spinto a leggere pagina dopo pagina con frenesia.



Lui mi desidera e mi odia.
Io bramo il suo tocco e la libertà.
 


Probabilmente avrei preferito che l'aspetto psicologico sul rapporto rapitore/prigioniera, la cosiddetta sindrome di Stoccolma fosse stata gestita meglio perché l'ho trovata affrettata e poco incisiva dal punto di vista emotivo.

Non conoscevo Cecilia K. come autrice e devo dire che mi ha piacevolmente sorpresa. Il panorama self italiano è vasto e non sempre sono soddisfatta, le penne italiane che leggo sono centellinate e scoprirne di nuove incappando in orrori è sempre un rischio alto che spesso non sono pronta a correre.

L'ho assaporato lentamente, sono sincera, anche se avevo la curiosità dalla mia avevo bisogno di leggerlo con calma, non mi ha mai annoiata anche se alcune parti l'ho trovate prolisse. Nel complesso è stata una lettura piacevole e anche se alcuni risvolti li ho trovati prevedibili, mi ha comunque trascinata e lasciata sorpresa per altri.

Il mio voto:







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