lunedì 20 luglio 2015

Capitolo Uno "The Jewel" di Amy Ewing


Buon pomeriggio, amici lettori! Tempo fa, abbiamo tradotto in pagina il primo capitolo di The Jewel (The Lone City #1) in collaborazione con la pagina Facebook Diario di amiche lettrici.

Buona lettura!

Capitolo 1


Oggi è il mio ultimo giorno come Violet Lasting. Questa mattina, le strade della Palude sono tranquille, si sentono solo i passi affaticati di un asino e il tintinnio delle bottiglie di vetro nel carrello del latte. Butto via i miei fogli e mi faccio scivolare l'accappatoio dall'abito. L'abito era di mia madre, di un blu scuro e mi arriva ai gomiti. Su di me è enorme, le maniche pendenti oltrepassano la punta delle dita e l'orlo si trascina sul pavimento. Ci sono cresciuta dentro nel corso degli ultimi anni e adesso mi va bene come andava a lei. Lo amo. È uno dei pochi oggetti che mi siano stati consentiti di portare con me alla Southgate. Sono stata fortunata a potermene portare tanti. Le altre tre strutture di detenzione sono più severe riguardo agli oggetti personali; la Northgate non permette di portarne nessuno. Premo la faccia contro le sbarre di ferro battuto della mia finestra, sono arcuate e intrecciate a forma di rosa, come se, assumendo una forma carina, potessero fingere di essere qualcosa che non sono.
Le strade sterrate della Palude emettono un bagliore sordo nella luce del primo mattino. Posso quasi a immaginare che siano fatte di qualcosa di regale. Le strade sono ciò che danno il nome alla Palude - tutte le pietre, il calcestruzzo e l'asfalto vanno ai cerchi più ricchi della città, per questo la Palude è stata lasciata con uno spesso marrone fango che emette un odore salmastro e solforico. Il cuore batte come se avessi delle piccole ali nel petto. Oggi rivedrò la mia famiglia per la prima volta dopo quattro anni. Mia madre, Ochre e la piccola Hazel. Lei probabilmente non sarà più così piccola. Mi chiedo se anche loro vogliano vedermi o se sia diventata un'estranea per loro. Sono cambiata da quella che ero un tempo? Non sono sicura di riuscire a ricordare chi ero. Che succederebbe se non mi riconoscessero? L'ansia cresce dentro me come il sole che sale lentamente sul Great Wall fuori in lontananza, l'unico che circonda l'intera Lone City. Il muro che ci protegge dall'oceano violento. Questo ci tiene al sicuro. Amo l'alba anche più del tramonto. C'è qualcosa di così eccitante nel mondo che prende vita in migliaia di colori. È incoraggiante. Sono grata di poter vedere ciò, nastri di rosa e lavanda sparati insieme a un fiume di rosso e oro. Chissà se vedrò ancora l'alba quando inizierò la mia nuova vita alla Jewel. A volte, vorrei non essere nata come una surrogata.
Quando Patience viene per me, io sono rannicchiata sul letto, memorizzando la mia camera. Non c'è molto, solo un piccolo letto, un armadio e una sbiadita cassettiera di legno. Il mio violoncello è appoggiato al muro in un angolo. Sulla cassettiera c'è un vaso di fiori che viene cambiato ogni giorno, una spazzola, un pettine, alcuni nastri per capelli e una vecchia catenina con la fede nuziale di mio padre. Mia madre mi ha detto di prenderla dopo che i dottori mi hanno ritenuto una surrogata, prima che i Regimentals arrivassero e mi portassero via. Mi chiedo se le manchi, dopo tutto questo tempo. Mi chiedo se le manchi io, così come lei manca a me. Mi viene un nodo allo stomaco. La stanza non è cambiata molto da quando sono arrivata, quattro anni fa. Niente quadri, niente specchi. Gli specchi non sono consentiti nelle strutture. L'unica aggiunta è stata il mio violoncello - non è neanche mio, a dire il vero, prima apparteneva alla Southgate. Mi chiedo chi lo userà una volta che me ne sarò andata. È divertente, ma, così come questa monotona e impersonale stanza, penso che mi mancherà.
«Come stai, cara?» Mi chiede Patience. Lei ci chiama sempre "cara", "dolcezza" e "agnello". Come se avesse paura di usare i nostri veri nomi. Forse lei semplicemente non vuole affezionarsi. È stata il capo dei guardiani della Southgate per molto tempo. Probabilmente avrà visto migliaia di ragazze passare attraverso questa stanza.
«Sto bene» mento. Non c'è motivo di dirle come mi sento davvero, come se la mia pelle fosse impaziente di uscire e ci fosse un peso nella più buia e profonda parte di me. I suoi occhi mi esaminano dalla testa ai piedi e si morde il labbro. Patience è una donna grassottella con delle strisce grigie nei sottili capelli castani e il viso è così facilmente leggibile, che potrei indovinare quello che sta per dire prima che lo dica. «Sei sicura che questo sia quello che vuoi indossare davvero?» Annuisco, strofinando il soffice tessuto dell'abito tra il pollice e l'indice e mi alzo di corsa dal letto.
Ci sono dei vantaggi nell'essere una surrogata. Possiamo vestirci come vogliamo, mangiare quello che vogliamo, andare a dormire tardi durante il weekend. Riceviamo un'educazione. Una buona educazione. Abbiamo cibo fresco, acqua ed elettricità e non dobbiamo mai lavorare. Non abbiamo mai conosciuto la povertà - e i guardiani ci hanno detto che avremo di più una volta iniziato a vivere al Jewel. Tranne la libertà. Quella non l'hanno mai menzionata.
Patience si incammina fuori dalla stanza e io la seguo. Le pareti della Southgate Holding Facility sono rivestite di legno e di palissandro; opere d'arte sono appese al muro, macchiate di colori che non rappresentano niente di vero. Tutte le porte sono perfettamente uguali, ma io so in quale dobbiamo andare. Patience ti sveglia solo se hai un appuntamento con il dottore, se c'è un'emergenza o se è il tuo Reckoming Day. C'è solo un'altra ragazza su questo piano che andrà all'Asta domani. La mia migliore amica. Raven. La sua porta è aperta e lei è già vestita con un paio di pantaloni beige a vita alta e una maglietta bianca con lo scollo a V. Non so dire se Raven sia più carina di me perché non vedo il mio riflesso da quattro anni. Ma so che lei è una delle più belle surrogate della Southgate. Entrambe abbiamo i capelli neri, ma quelli di Raven sono più corti, dritti e lucidi - i miei cadono in onde giù per la schiena. La sua pelle è di un color caramello con occhi neri quasi quanto i suoi capelli e a forma di mandorla situati su un perfetto volto ovale. Lei è più alta di me. La mia pelle è color avorio, uno strano contrasto con il colore dei miei capelli e i miei occhi sono viola. Non ho bisogno di uno specchio per dirlo. Loro sono la causa del mio nome.
«È il grande giorno, eh?» Mi dice Raven entrando in sala per unirsi a noi. «È questo ciò che indosserai?» Ignoro la seconda domanda. «Domani sarà più grande».
«Si, ma non potremo sceglierci i vestiti domani. O il giorno dopo. O...beh, mai più». Si sposta i capelli dietro le orecchie. «Spero che chi mi acquisti mi lasci indossare i pantaloni».
«Io non esporrei le tue speranze, cara» dice Patience. Sono d'accordo con lei. Il Jewel non sembra il tipo di posto in cui le donne indossano pantaloni, a meno che, forse, non sia una domestica che lavora in luoghi invisibili. Anche se venissimo vendute a una famiglia di mercanti della Banca, ci sarebbe probabilmente un abbigliamento richiesto. La Lone City è divisa in cinque cerchi, ognuno separato da un muro, e tutti, esclusa la Palude, hanno dei soprannomi basati sulla loro industria. La Palude è il cerchio esterno, il più povero. Noi non abbiamo un'industria, siamo solo la casa degli operai che lavorano negli altri cerchi. Il quarto cerchio è la Fattoria, dove tutto il cibo cresce. Poi c'è il Fumo, dove ci sono tutte le fabbriche. Il secondo cerchio è chiamato la Banca perché è dove i mercanti hanno i loro negozi. E poi c'è il cerchio interno, o il Jewel. Il cuore della città. Dove vivono i reali. E dove, da dopo domani, io e Raven vivremo.
Seguiamo Patience giù per le ampie scale di legno. Il profumo dalle cucine viene trasportato fin sulle scale, pane fresco e cannella. Mi ricorda di quando mia madre faceva le focacce appiccicose per il mio compleanno, un lusso che non potevamo quasi mai permetterci. Posso averle quando voglio ora, ma non hanno lo stesso sapore. Oltrepassiamo una delle aule - la porta è aperta e mi fermo per un momento a guardare. Le ragazze sono giovani, probabilmente hanno solo undici o dodici anni. Nuove. Come lo ero io. Quando augurio era solo una parola, prima che qualcuno mi spiegasse che sono speciale, che tutte le ragazze che sono alla Southgate lo sono. Grazie a questa stranezza genetica, possiamo salvare i reali. Le ragazze sono sedute ai banchi con un piccolo secchio dietro di loro e un fazzoletto ordinatamente piegato accanto. Cinque rosse costruzioni di blocchi sono sparse in una linea di fronte a ognuna delle ragazze. Una portinaia siede ad una grande scrivania, prendendo appunti - dietro di lei, c'è una lavagna con su scritto la parola VERDE. Loro stanno provando il loro primo Augurio, i Colori. Con un mezzo sorriso e un mezzo sussulto mi torna in mente la volta in cui feci questo test. Guardo la ragazza più vicina a me, trasformando un immaginario blocco nelle mie mani come lei ne trasforma uno di un brillante rosso tra le sue. Una volta per vedere com'è. Due volte per vederlo nella tua mente. Tre volte per piegarlo alla tua volontà. Strisce di verde si diffondono dal punto in cui le sue dita toccano il blocco, strisciando sulla superficie rossa come una pianta rampicante. Gli occhi della ragazza sono avvolti dalla concentrazione, combattendo la paura, e se lei riuscisse a mantenerlo così per pochi secondi, so che ce la farebbe. Ma la paura vince e lei scoppia a piangere facendo cadere delle gocce sul blocco, il rosso ha vinto sul verde, lei afferra il secchio e tossisce un mix di sangue e saliva. Un filo sottile di sangue le esce dal naso e lei se lo strofina con un fazzoletto. Sospiro. Il primo Augurio è il più facile dei tre, ma lei è riuscita a trasformare solo due dei suoi blocchi. Sarà davvero una lunga giornata per lei.
«Violet» Raven mi chiama e io corro per raggiungerla. La sala da pranzo è piena solo per metà - la maggior parte delle ragazze sono ancora in classe. Quando io e Raven entriamo, tutti smettono di parlare, cucchiai e tazze vengono posati e tutte le ragazze presenti si alzano e premono due dita della loro mano destra sul cuore. È una tradizione del Reckoning Day, riconoscere le surrogate che partiranno per vendere se stesse all'Asta domani. Lo facevo io stessa ogni anno, ma, ora che è rivolto a me, sembra strano. Mi viene un groppo in gola e mi pizzicano gli occhi. Riesco a sentire Raven tesa accanto a me. Molte delle ragazze che ci hanno salutate andranno anche loro all'Asta domani. Prendiamo posto al nostro solito tavolo, in un angolo vicino alle finestre. Mi mordo il labbro realizzando che, tra poco, non sarà più il "nostro" tavolo. Questa è la mia ultima colazione alla Southgate. Domani sarò su un treno. Una volta che ci siamo sedute, anche il resto delle ragazze si siede e ricominciano a parlare, anche se in sussurri bassi.
«So che è un segno di rispetto» mormora Raven «ma non mi piace esserne la destinataria». Una giovane guardiana di nome Mercy corre con un vassoio d'argento con il caffè.
«Buona fortuna per domani» dice con voce imbarazzata. A malapena riesco a sorriderle. Raven non dice niente. La faccia di Mercy diventa un po' rosa.
«Cosa posso portarvi per colazione?»
«Due uova fritte, patatine fritte, toast con burro e marmellata di fragole e bacon, ben cotto, ma non bruciato» Raven snocciola la sua ordinazione velocemente, come se sperasse di far andare subito via Mercy. Probabilmente è così. Raven è un disastro con le persone, specialmente quando è nervosa. Mercy sorride e muove la testa su e giù. «E per te, Violet?»
«Una macedonia» dissi. Mercy si precipita in cucina. «Sei sicura di voler mangiare tutta quella roba?» chiedo a Raven. «A me sembra che il mio stomaco si sia ristretto durante la notte»
«Sei così preoccupata» disse aggiungendo due cucchiaini di zucchero nel suo caffè. «Giuro, ti farai venire un'ulcera». Presi un sorso di caffè e guardai le altre ragazze nella sala. Specialmente quelle che andranno all'Asta. Alcune di loro sembrano sentirsi come me, come se volessero strisciare nel letto e nascondersi sotto le coperte, ma altre ragazze parlano eccitate. Non ho mai capito abbastanza queste ragazze, le uniche che comprendono l'importanza di chi siamo, e si sentono appagate da una lunga e nobile tradizione. Una volta chiesi a Patience perché non dovremmo tornare a casa e lei disse: "Sei troppo preziosa per la nobiltà. Loro vogliono prendersi cura di te per tutta la tua vita. Non è meraviglioso? Loro hanno un cuore così generoso". Io dissi che mi sarebbe piaciuto avere la mia famiglia, piuttosto che la generosità dei nobili. A Patience non piacque molto questa risposta.
Una giovane e timida ragazza ad un tavolo vicino gridò di dolore e sorpresa quando l'acqua nel suo bicchiere si trasformò in ghiaccio. Lei lo lasciò cadere e il bicchiere andò in frantumi sul pavimento. Il suo naso iniziò a sanguinare e lei afferrò un tovagliolo mentre arrivavano i guardiani con una paletta.
«Sono grata che questo non succederà più» dissee Raven. All'inizio gli Auguri sono difficili da controllare e il dolore è sempre peggio di quanto ti aspetti. La prima volta che tossii sangue, pensai che sarei morta. Ma questa sensazione svanì dopo un anno o giù di lì. Ora perdo sangue dal naso solo occasionalmente.
«Ti ricordi quando trasformai un intero cestino di fragole blu?» disse Raven, quasi ridendo. Rabbrividì al ricordo. È stato divertente all'inizio, ma poi lei non riusciva a fermarsi - tutto ciò che toccava diventava blu e questa cosa è durata per un giorno intero. Si ammalò violentemente e i dottori dovettero isolarla. Guardai Raven aggiungere il latte al suo caffè e mi chiesi come avrei potuto vivere senza di lei.
«Hai avuto il tuo numero del lotto?» chiesi. Il cucchiaio tintinna al contatto con la sua tazza e la sua mano trema per un breve momento.
«Si» È una domanda stupida - tutte noi riceviamo il nostro numero del lotto l'ultima sera. Ma voglio sapere quale sia quello di Raven. Voglio sapere quanto lontano sarò dalla mia migliore amica.
«E?»
«Lotto 192. Tu?»
Sospiro «197» Raven sorride. «È come se fossimo una merce di prima qualità». Ogni Asta ha come peculiarità un numero diverso di surrogate e sono tutti disposti a gradi. Le ultime dieci ad essere vendute sono considerate di una qualità più alta e, di conseguenza, sono più desiderabili. Quest'anno c'è il numero più alto di surrogate ad essere vendute nella storia recente, 200. Non m'importa molto del mio grado. Preferirei stare con una coppia gradevole piuttosto che con una ricca. Ma questo vuol dire che io e Raven staremo insieme fino alla fine. Nella sala da pranzo scende il silenzio quando entrano tre ragazze. Io e Raven ci alziamo con tutte le altre e salutiamo le ragazze che saranno con noi sul treno domani. Due di loro prendono posto ad un tavolo sotto il lampadario, ma una di loro, una ragazza minuta con capelli biondi e grandi occhi azzurri, saltella verso di noi. "
«Giorno ragazze» dice Lily enfaticamente lasciandosi cadere su una delle lussuose sedie, una rivista stretta nella sue mani. «Non siete eccitate? Io sono così eccitata! Vedremo Jewel domani. Riuscite ad immaginarlo?» Mi piace Lily, nonostante il suo immenso entusiasmo e non capisco il fatto che lei cada nella categoria delle ragazze eccitate. Lei non viene da una buona famiglia della Palude. Suo padre la picchiava e sua madre era un'alcolista. Essere classificata come una surrogata per lei è stata una buona cosa.
«Sarà sicuramente un cambiamento dal solito» disse Raven ironicamente.
«Lo so!» Lily è totalmente inconsapevole del sarcasmo «Andrai a casa oggi?» Chieso. Non riesco a immaginare che Lily voglia rivedere la sua famiglia. «Patience ha detto che non devo, ma mi piacerebbe vedere mia madre» disse Lily «E lei ha detto anche che posso avere un Regimental che mi accompagni, così papà non può farmi del male» lei sorride largamente e io sento un'acuta fitta di pietà.
«Hai avuto il tuo numero del lotto?» Chiesi.
«Ehm, si. Sono la 53, riesci a crederci? Su 200! Probabilmente finirò con una famiglia di mercanti della Banca» i nobili permettono a un numero selezionato di famiglie della Banca di partecipare all'Asta ogni anno, ma loro possono fare un'offerta solo per le surrogate con un grado basso. La Banca non ha bisogno di surrogate tanto quanto la nobiltà - le donne alla Banca sono capaci di badare ai loro figli. Per loro, noi siamo solo uno status symbol. «Che numero avete voi, ragazze?»
«192» dissee Raven
«197»
«Lo sapevo! Sapevo che voi avreste avuto un punteggio incredibile. Oooh, sono così gelosa!»
Mercy si affretta verso di noi con la nostre colazioni. «Buongiorno, Lily. Buona fortuna per domani»
«Grazie Mercy» Lily le fa un sorriso a trentadue denti. «Oh, posso avere dei pancake? E un succo di pompelmo? E un po' di mango tagliato?» Mercy annuisce. «È questo quello che indosserai?» chiese Lily corrucciandosi con sincero interesse «Si» risposi esasperata. «Questo è ciò che indosserò. È il mio vestito preferito e per l'ultima volta in cui sceglierò il mio outfit, voglio indossare questo perché lo amo ed è mio. Non m'importa di come appaio»
Raven nasconde il suo sorriso con un boccone di uova e patatine fritte. Lily mi guarda confusa per un secondo, ma si riprende velocemente.
«Allora, avete sentito? Riguardo ad Electress?». Lei ci guarda con un'aria di attesa, ma Raven è più interessata al suo cibo e io non ho mai prestato tanta attenzione alla politica del Jewel. Ma alcune ragazze ne seguono tutti i gossip.
«No» risposi educatamente infilzando un pezzo di melone con la forchetta. Lily mise la rivista sul tavolo. La giovane faccia di Electress ci guarda dalla copertina del Daily Jewel al di sopra del titolo "Electress parteciperà all'Asta".
«Riuscite a crederci? Electress, alla nostra Asta!» Lily è fuori di se. Lei ama Electress, così come la amano molte delle ragazze alla Southgate. La sua storia è piuttosto insolita, lei viene dalla Banca, non è affatto una nobile, ma un Exetors l'ha notata durante un viaggio per uno dei negozi di suo padre, si è innamorato di lei e si sono sposati. Molto romantico. La sua famiglia adesso è nobile, certo, e vive al Jewel. Molte ragazze vedono in lei un segno di speranza, come se potessero essere altrettanto fortunate e cambiare la loro vita come è successo a lei. Io non ci vedo niente di male nell'essere figlia di un negoziante di prima qualità.
«Non ho mai pensato che lei potesse venire» continua Lily. «Voglio dire, il suo prezioso bambino è nato pochi mesi fa. Posso solo immaginarlo, lei potrebbe scegliere una di noi che si prenda cura del prossimo bambino!» Vorrei distruggere la tovaglia di pizzo con le unghie. Lei ne parla come se dovessimo esserne onorate, come se avessimo scelta. Non voglio prendermi cura del bambino di nessuno, né di Electress, né di nessun altro. Non voglio essere venduta domani. E Lily sembra così eccitata, come se ci fosse davvero la possibilità che Electress faccia un'offerta per lei. Lei è solo il lotto 53. Mi odio per ciò che ho appena pensato. Lei non è il lotto 53, lei è Lily Deering. Lei ama la cioccolata, il gossip, i vestiti rosa con i colletti di pizzo e suona il violino. Lei viene da una famiglia orribile e non lo sapranno mai perché ha sempre una parola gentile da dire anche sulle persone che non ha mai incontrato. Lei è Lily Deering.
E domani sarà venduta e vivrà in una casa estranea, sottostando alle regole di una donna sconosciuta. Una donna che potrebbe non capire lei e il suo infinito entusiasmo. Una donna che potrebbe non importarsene, o sapere, come parlare con lei. Una donna che costringerà il suo stesso figlio a crescere con Lily, che Lily lo voglia o no. D'improvviso, mi sento così arrabbiata che posso sopportarlo a malapena. Prima che me ne renda conto, sono in piedi, le mani strette convulsamente. «Cosa..» inizia Lily, ma io neanche la sento. Intravedo solo di sfuggita l'espressione sorpresa di Raven, prima che cammini attraverso i tavoli, ignorando le furtive e curiose occhiate delle altre ragazze, e poi corra via dalla stanza e sulle scale, sbattendo la porta della mia camera. Afferro l'anello di mio padre e lo metto al pollice, il dito più grande che ho, ma l'anello continua ad essere troppo grande. Chiudo le dita in un pugno intorno alla catena. Faccio un passo indietro attraverso la piccola cella della mia stanza - non riesco a credere di aver detto che mi sarebbe mancata. È una prigione, un posto dove tenermi finché non mi manderanno a diventare un'incubatrice umana per una donna che non ho mai incontrato. Le pareti iniziano a chiudersi e io incespico sulla cassettiera, facendo cadere tutto sul pavimento. La spazzola e il pettine producono un piccolo rumore quando rimbalzano sul legno e il vaso va in frantumi, spargendo fiori dappertutto. La mia porta si apre. Raven guarda me, poi il disastro sul pavimento e poi di nuovo me. Il sangue mi pulsa nelle tempie e il mio corpo ha un fremito. Lei trova un modo per attraversare la stanza e mi avvolge nelle sue braccia. Alcune lacrime sfuggono al mio controllo, gocciolando giù dalle mie guance e finendo sulla sua maglietta. Restiamo in silenzio per molto tempo.
«Ho paura» sussurro «Ho paura, Raven» lei mi stringe più forte, poi inizia a raccogliere i cocci infranti. Sento un po' d'imbarazzo per il disastro che ho combinato e mi abbasso per aiutarla. Rimettiamo ciò che rimane del vaso sulla cassettiera e Raven si pulisce le mani sui pantaloni. «Datti una ripulita» disse lei.
Annuisco e ci incamminiamo, mano nella mano, lungo il corridoio fino alla stanza polverosa. La ragazza che ha trasformato l'acqua in ghiaccio è qui che si tampona il naso con un fazzoletto bagnato, il sangue si è fermato, ma la sua pelle è coperta da un leggero velo di sudore. «Fuori» ordinò Raven. La ragazza afferra il fazzoletto e corre via. Raven prende una salvietta pulita e la bagna con acqua e sapone alla lavanda. «Sei nervosa..» stavo per dire "per l'Asta", ma poi cambio idea. «al pensiero di rivedere la tua famiglia?»
«Perché dovrei essere nervosa?» chiese lei strofinandomi la faccia con la salvietta. Il profumo di lavanda è rilassante. «Perché non li vedi da cinque anni» risposigentilmente. Raven è qui da più tempo di me. Lei scrolla le spalle, premendomi la salvietta sotto gli occhi. So che è abbastanza brava a far cadere gli argomenti. Lei posa la salvietta e inizia a pettinarmi i capelli con un pettine.
Il mio cuore ha un sobbalzo al pensiero che questo accadrà tra un giorno.
«Non voglio andarci» confesso «Non voglio andare all'Asta»
«Certo che no» risponde lei «Non sei pazza come Lily»
«Questa è cattiva. Non dirla» Raven alza gli occhi al cielo e mette giù il pettine, posizionandomi i capelli oltre le spalle. «Cosa ci succederà?» Chiesi. Raven mi prese il mento tra le mani e mi guardò fisso negli occhi.
«Ascoltami, Violet Lasting. Staremo bene. Siamo intelligenti e forti. Staremo bene». Il mio labbro inferiore trema e annuisco. Raven si rilassa e mi da una pacca sulla testa. «Perfetto» disse «Ora andiamo a vedere le nostre famiglie».



-Cosa ne pensate? Commentate qui sotto!-



Katniss.

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