lunedì 26 ottobre 2020

Recensione: "Colpo in Canna" di Jordan Marie - Lucas Brothers Series vol.4

 Buongiorno meraviglie,

Siete curiose di scoprire la lettura che mi ha trascinata fuori dal blocco del lettore? Colpo in canna di Jordan Marie è stato un fulmine a cielo sereno, ha spazzato via l'ansia e la pigrizia da lettura che mi tormentavano da un po' e mi ha catturata con due protagonisti fantastici e una pazza famiglia.

Sono tornati ravvicinati dall'ultima uscita a Giugno (RECENSIONE QUI) i fratelli pastello e le sorelle fiore :)
Io li adoro, ma questo era già chiaro, no?





Trama:

Quando le metterò le manette, sarà per portarla a letto, non in prigione.

Lasciarsi coinvolgere dalla donna sbagliata può distruggerti la vita.

Per allontanarmi da una pazza, sono dovuto tornare a casa, rinunciando al mio lavoro come detective.

Ripetere quell’errore è l’ultima cosa che voglio.

Dovrei sentirmi felice ora.

Vicesceriffo nella mia città natale, circondato dalla famiglia e dagli amici...

Poi, lei si schianta, letteralmente, nel mio mondo.

Adelle Harrington è una spina nel fianco, di cui non ho bisogno.

È troppo impegnativa per i miei gusti.

È sfrontata, orgogliosa, testarda da morire.

È anche l’unica figlia del sindaco.

Questo significa che dovrebbe essere completamente off-limits.

Ho cercato di starle lontano, ma, se mi forza la mano, la caccia si aprirà. Ha scelto il poliziotto sbagliato con cui scontrarsi.

La tengo sotto tiro, non può sfuggirmi. E di sicuro non sparerò a salve.

Black è tornato a casa da Dallas, trasferito per lavoro come vicesceriffo nella piccola provincia è stato costretto a tornare a vivere con sua madre e Jansen, oltre che sottostare allo sceriffo Luka nonché suo cognato, marito di Petal, di cui abbiamo letto la storia nel volume precedente.

Addie è nuova in città, figlia del nuovo sindaco, è ancora scombussolata e agitata per il trasferimento. Molti, tanti, ricordi la legano alla sua vecchia casa e non riesce a sentire il Texas come tale.

L'ironia caratterizzante le storie di Jordan Marie esce fuori fin dal loro primo incontro.
Insieme i protagonisti sono elettrici, sprigionano un magnetismo che è stato capace di tenermi incollata alle pagine.
Amo l'ambientazione e il contesto che Jordan Marie ha creato con questa serie, le battute sopra le righe di Ida Sue e ogni suo personaggio. Ho un debole per tutti loro.

 




Il primo incontro tra questi due protagonisti è dinamite pura! Ho riso, tanto, e sono stata emozionata ad ogni loro passo verso la felicità che entrambi meritavano!

Black e Addie sono comunque entrati nel mio cuore a passo di carica, un romanzo che parte come un hate to love ma che si trasforma presto in un rapporto dolce e fragile. Ho amato ogni insicurezza di Black, costruite con fondamenta solide e non buttate a caso per riempire le pagine, la determinazione di Addie che nonostante le pieghe della sua vita si è fatta peso di responsabilità morali e affettive più che fisiche. Questo aspetto, quando Addie acconsente di fare qualcosa che nemmeno le piace fare pur di passare del tempo con suo padre, l'ho trovato vero e inaspettato e mi ha emozionato.

La tensione sessuale è altissima in questo capitolo della serie, per poter arrivare a urlare "FINALMENTE!" mi hanno fatto penare, ma mi è anche piaciuto dover attendere questi loro momenti bollenti.


La vena suspense che prende la storia mi è piaciuta soprattutto per dare un'originalità alle storie che altrimenti prenderebbero sempre la stessa piega. Quindi, non pensate che se ne avete letto uno, li avete letti tutti! Ogni storia ha due protagonisti con due strade distinte pronte ad incrociarsi! Io sono già in attesa del prossimo! 

Il mio voto:






giovedì 22 ottobre 2020

Review Tour "In fuga da Houdini" di Kerri Maniscalco

 




Buongiornooooo, eccomi finalmente qui a parlarvi del terzo romanzo della saga "Le indagini di Audrey Rose" di Kerri Maniscalco: In fuga da Houdini

Se vi foste persi le recensioni dei due libri precedenti, ve le lascio qui (e, presto, arriverà anche quella del quarto): 

-Sulle tracce di Jack lo Squartatore: RECENSIONE

-Alla ricerca del Principe Dracula: RECENSIONE




TRAMA:

Audrey Rose Wadsworth e il suo assillante compagno, Thomas Cresswell, si imbarcano sulla lussuosa RMS Etruria, diretti alla loro prossima meta, l’America. La settimana di spettacoli circensi che allieterà la traversata – compresa l’esibizione di un giovane e promettente artista della fuga – sembra la distrazione ideale prima del tetro incarico che li attende oltreoceano. Ma presto il viaggio si trasforma in un festival degli orrori quando, una dopo l’altra, giovani donne vengono trovate morte.

Per Audrey Rose, il Circo al chiaro di luna – con i suoi numeri inquietanti e i personaggi grotteschi – si trasforma in un incubo e la fa tornare alla sua ossessiva ricerca di risposte. Gli indizi sull’identità di una delle vittime sembrano condurre a qualcuno a cui Audrey Rose vuole molto bene: riuscirà la ragazza a fermare il misterioso assassino prima del suo terrificante gran finale?



Come avrete già capito, se avete letto le precedenti recensioni, questa saga mi sta piacendo davvero moltissimo, e anche il terzo romanzo è stato molto bello, anche se un po' sottotono rispetto ai precedenti volumi. 
Per quest'avventura, Audrey Rose e Thomas si ritrovano su una nave da crociera, la RMS Etruria, diretti in America, e a tener compagnia ai passeggeri per l'intera settimana di viaggio c'è il Circo al Chiaro di Luna, un circo che si preannuncia magico, diverso da qualsiasi altro gli spettatori abbiano mai visto, un circo pieno di acrobati, indovini, mangiatori di fuoco e... illusionisti, e non un illusionista qualsiasi, ma il grande Harry Houdini
Devo essere sincera, ero molto curiosa di leggere questo terzo capitolo, non solo perché sono una grande appassionata di arte circense (pensate che il mio sogno era diventare trapezista), ma anche perché una nave da crociera non è un'ambientazione usuale. Ed effettivamente, niente da ridire per quanto riguarda il setting. La nave è descritta nei minimi dettagli, lussuosa e mastodontica, leggendo delle scappatelle notturne di Audrey Rose sembra quasi di poter sentire sul viso la brezza che soffia nel buio della notte; e anche il circo è stato molto interessante. Soprattutto, le due figure legate ad esso: Harry Houdini, ovviamente, che qui è ancora all'inizio della sua carriera e che, devo dire, la Maniscalco ha rappresentato con una cura e un'attenzione alla realtà davvero incredibile, e Mefistofele, l'affascinante ed inquietante proprietario della compagnia circense che creerà non poco scompiglio, soprattutto nel cuore della nostra protagonista, ma anche in quello dei lettori (io spero tanto che si veda nel prossimo romanzo). 
Nonostante i suoi, molti, aspetti positivi, ho trovato In fuga da Houdini, un po' sottotono rispetto ai precedenti. Il fatto è che, fin dall'inizio, il caso da risolvere ci viene presentato come qualcosa di (quasi) impossibile, di estremamente misterioso, intriso di orrore e crudeltà... il colpo di scena si prospettava essere epico, e sarebbe potuto esserlo perché c'erano tutti i fattori giusti, ma alla fine, per me, si è rivelato qualcosa di estremamente semplice, banale, a tratti scontato. Mi rendo conto che la Maniscalco non è la Christie, ma da come era partita l'indagine mi aspettavo un finale all'Assassinio sull'Orient Express, non uguale ovviamente, ma ingarbugliato e scioccante come quello, e invece, il movente e l'assassino sono stati troppo facili, mi è sembrato che la Maniscalco volesse osare per tutto il libro, ma che nel finale abbia avuto paura e che quindi, dopo aver costruito un caso incredibile, si sia tirata indietro all'ultimo minuto. Ecco, avrei preferito che osasse di più, tutto qui. 
Il romanzo, comunque, mi è piaciuto moltissimo, soprattutto per la relazione tra i due protagonisti, che se nel precedente romanzo stava appena sbocciando qui viene messa costantemente in discussione... e questo l'ho trovato molto veritiero; mi ha tenuta sveglia la notte e, in alcuni tratti, mi ha messo i brividi, però poteva esserci quel qualcosa in più che lo avrebbe reso perfetto. 
Adesso, spero che la conclusione, nel quarto romanzo, sia epica come ce la meritiamo. 


Voto: 






Voi lo avete letto? Concordate con me?
















venerdì 16 ottobre 2020

Review Tour "La guerra dei Papaveri" di R.F. Kuang

 



Buongiornooooo, come promesso, oggi eccovi la recensione di un romanzo uscito da pochissimi giorni, La guerra dei papaveri di R.F. Kuang




TRAMA

Orfana, cresciuta in una remota provincia, la giovane Rin ha superato senza battere ciglio il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell'Impero. Per lei significa essere finalmente libera dalla condizione di schiavitù in cui è cresciuta. Ma la aspetta un difficile cammino: dovrà superare le ostilità e i pregiudizi. Ci riuscirà risvegliando il potere dell'antico sciamanesimo, aiutata dai papaveri oppiacei, fino a scoprire di avere un dono potente. Deve solo imparare a usarlo per il giusto scopo…




Ve lo dico senza troppi giri di parole: probabilmente ho tra le mani e sto recensendo uno dei libri più belli del 2020. La guerra dei papaveri non mi aveva mai ispirato chissà quanto, l'ho voluto leggere più per capire perché fosse così acclamato che per altro, ma sono rimasta estremamente colpita, in positivo si intende. 
Si tratta di un fantasy per adulti, ambientato in un mondo di ispirazione asiatica e ispirato alle guerre sino-giapponesi (su dichiarazione dell'autrice stessa). Questo aspetto è quello che ho apprezzato di più dell'intero romanzo. Purtroppo, non sono molti i libri che prendono ispirazione dai paesi orientali, perciò quando questo succede, se fatto bene, finisco per innamorarmi completamente di quella cultura, e, in questa storia, ogni cosa grida "lontano oriente", dal cibo che viene mangiato, al modo in cui viene mangiato; dalla descrizione dei vestiti, a quella dei templi e dei vari edifici. La stessa religione è improntata su quella cinese. Ma, l'aspetto che mi ha appassionata più di tutti è stata la descrizione delle arti marziali. Io, tra le tante cose, ho praticato judo e ho un debole per tutte le arti marziali orientali, quindi immaginate la mia felicità nel leggere delle tecniche di combattimento, della meditazione, di tanti esercizi che io stessa, anni fa, mi sono ritrovata a fare; è stato davvero affascinante. 
Il romanzo si svolge per metà in Accademia, mentre nella seconda metà veniamo catapultati, insieme alla protagonista, nel bel mezzo della guerra. 
Io, che ho un amore per tutte le storie che si svolgono in accademia, ho nettamente preferito la prima metà. I corsi che gli studenti devono frequentare sono affascinanti; si va da strategia militare, a combattimento, a storia, medicina, fino ad arrivare, persino a demologia... Trovo che tutta l'esperienza di Rin in accademia sia descritta molto bene, e sono stata contenta di constatare che non è frettolosa, ma che, anzi, si prende tutto il suo tempo. 
Anche la seconda parte è molto bella; qui il conflitto è il protagonista, e sono sicura che la amerete se vi piacciono le scene di guerra e battaglie.
Parlando dei personaggi, Rin è la nostra protagonista. Si tratta di una donna forte, venuta dal nulla, ma che ha un unico desiderio: scampare ad un matrimonio forzato ed essere ammessa alla Sinegard, l'accademia per diventare soldatessa dell'impero. Rin mi è piaciuta molto, è stato semplicissimo simpatizzare con lei e per lei, anche se, devo ammettere, alcune volte, forse, è troppo un clichè, la tipica protagonista di fantasy che nasce essendo nessuno, e diventa, inspiegabilmente la migliore. Nonostante questo è un personaggio estremamente positivo, simbolo di orgoglio per ogni donna (della figura della donna nel libro vi ho già parlato QUI quindi non mi dilungherò molto su questo aspetto). 
Altro personaggio che ho amato è Kitay, ricchissimo figlio del ministro della difesa e, anche lui, studente in accademia; diventa subito migliore amico di Rin, e la loro amicizia è una delle cose più belle del romanzo. Mi fa sempre piacere quando in un libro si parla di amicizia soprattutto di una bella come la loro. 
Con i personaggi non vado oltre perché rischierei di rivelare troppo, ma ce ne sono tanti altri di davvero affascinanti, per esempio Altan e Nheza
Per quanto riguarda lo stile di R.F. Kuang, devo ammettere che l'ho trovato molto scorrevole, pensavo fosse più complicato, e invece si legge che è una meraviglia, davvero. Certo, di tanto in tanto abbondano gli "spiegoni" sul mondo da lei creato, soprattutto sotto forma di racconti o di lezioni di storia, ma non l'ho trovata una cosa negativa, e devo dire che ho preferito questo stratagemma rispetto alle lunghe descrizioni di tanti fantasy. 
Inoltre, ci tengo ad avvisarvi, che in certi momenti il linguaggio è crudo, violento e volgare, soprattutto quando ci descrive gli orrori e le atrocità della guerra. 
Sinceramente, sono proprio curiosa di leggere il secondo, anche perché il finale mette moltissima curiosità. 
E, ovviamente, non posso che consigliarvelo caldamente. 


Voto:








Voi lo avete già letto o lo leggerete? ;)







giovedì 15 ottobre 2020

Blogtour "La guerra dei papaveri": La figura della donna nel romanzo

 



Salveeee lettori, oggi sono qui per parlarvi di un aspetto fondamentale all'interno del romanzo "La guerra dei papaveri" (di cui uscirà domani la recensione) di R.F. Kuang.




TRAMA

Orfana, cresciuta in una remota provincia, la giovane Rin ha superato senza battere ciglio il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell'Impero. Per lei significa essere finalmente libera dalla condizione di schiavitù in cui è cresciuta. Ma la aspetta un difficile cammino: dovrà superare le ostilità e i pregiudizi. Ci riuscirà risvegliando il potere dell'antico sciamanesimo, aiutata dai papaveri oppiacei, fino a scoprire di avere un dono potente. Deve solo imparare a usarlo per il giusto scopo…


LA FIGURA DELLA DONNA

La guerra dei papaveri è un romanzo molto forte. Narra di guerra, di vendetta, di droga... ma anche, e soprattutto, di donne. 
Durante la lettura incontriamo tantissime donne diverse, ma tutte con una caratteristica principale: l'indipendenza. 
Ogni donna che incontriamo, dalla protagonista, Rin, alla zia Fang, è caratterizzata da un'innata forza, e di conseguenza, da indipendenza. Alcune sono personaggi amabili, simpatiche, e con le quali è molto facile empatizzare ed entrare in sintonia, ed altre sono, invece, odiose, piene di sé, e insopportabili... ma tutte, nessuna esclusa, sono donne forti, ognuna sa quello che vuole e fa di tutto per ottenerlo. Non posso parlarvi di ogni personaggio femminile, uno alla volta, perché sarebbe spoiler, ma sappiate che, qui, le donne non sono macchiette, non sono ragazzine che non sanno cosa vogliono e/o che pensano solo ad innamorarsi (come spesso accade nei romanzi fantasy). 
Una delle cose che più mi è piaciuta del romanzo è proprio l'aver voluto rappresentare diverse tipologie di donne, con diversi pregi e difetti, ma tutte accumunate dalla voglia di essere qualcuno, di fare qualcosa, voglia di trovare un posto nella società, che sia nell'estremo sud ad arricchirsi spacciando oppio, o che sia in Accademia a studiare per diventare soldatesse, strateghe, capitani... 
Purtroppo, però, non mancano le denunce alle tante atrocità che vengono commesse sulle donne, molte volte proprio dalle stesse donne, soprattutto quelle più ignoranti. All'inizio dell'avventura di Rin in accademia c'è una scena orripilante, in cui Rin prende una decisione terribile, estrema e dolorosa, una decisione contro natura, ma la cosa che a me ha fatto più male è la frase pronunciata dal medico per esortarla a farlo; una frase che non trascriverò per evitare spoiler, ma che porta con sé tanta ignoranza e cattiveria, e che, ovviamente, ci dovrebbe far riflettere molto su cosa significhi essere donna. 
Insomma, La guerra dei papaveri è un romanzo molto importante, che tratta tematiche molto attuali e controverse. Ma è un romanzo che, prima di tutto parla di donne, della voglia e del dovere di emanciparsi, di non dipendere da qualcun altro, e di lottare per raggiungere i propri obbiettivi. 




Ed ecco qui gli altri blog partecipanti ;) 









Vi aspetto domani con la recensione di questo splendido romanzo!






Review Party "La torre dell'alba" di Sarah J. Maas

 



Buongiornooooo! Che bello che finalmente sia uscito, pure in Italia, Torre dell'alba

Ho letto questo romanzo, per la prima volta, quando doveva ancora uscire Regina delle Ombre, e me ne sono innamorata fin dal primo istante, quindi sono qui per parlarvene ;)





TRAMA

Chaol Westfall e Nesryn Faliq sono giunti nella sfolgorante città di Antica per stringere un'alleanza con il khagan del Continente meridionale: le sue possenti armate sono l'ultima speranza per l'Erilea. Ma questo non è il loro unico scopo: nella famosa Torre Cesme cercheranno una guaritrice che possa far tornare Chaol a camminare. Una come Yrene Towers, sopravvissuta agli orrori delle persecuzioni di Adarlan contro chi, come la sua famiglia, usava la magia per curare. Yrene non ha alcun desiderio di aiutare il giovane un tempo nemico. Tuttavia ha giurato di assistere chi ha bisogno, e onorerà la sua promessa. Stretti tra gli intrighi del khaganato, Chaol, Nesryn e Yrene stanno per ottenere le risposte di cui sono in cerca. Risposte che potrebbero salvare il loro mondo. O distruggerlo.


ATTENZIONE: POTREBBERO ESSERCI SPOILER DAI LIBRI PRECEDENTI:

Parto col dire che sarò molto poco imparziale perché Chaol Westfall è il mio personaggio preferito della saga del Trono di ghiaccio, quindi un libro interamente dedicato a lui non poteva che piacermi, e infatti...
Il libro si apre esattamente dove si è chiuso Regina delle ombre (si svolge in contemporanea all'Impero delle tempeste), con un Chaol che ha perso l'uso delle gambe e che si sta dirigendo verso il continente a sud, non solo per cercare di farsi curare dai migliori guaritori del mondo, ma pure per cercare di reclutare un esercito per Aelin e, soprattutto, per Dorian
Chaol è sempre stato il mio personaggio preferito dell'intera serie, e con questo romanzo il mio amore per lui non è che aumentato a dismisura. Certo, a volte sbaglia, e alla grande, ma quello che amo di lui è esattamente questo: è umano, in mezzo a personaggi semi-perfetti, lui sbaglia tanto quanto tutti noi, ma capisce i suoi errori, si scusa ed impara da essi. Chaol, inoltre, è uno dei personaggi più buoni, gentili ed altruisti che la Maas abbia mai scritto. Tutta la sua intera vita l'ha dedicata ad altre persone, non ha mai messo se stesso al primo posto, e anche quando le persone a cui teneva più di tutti lo hanno deluso, lui ha continuato a lottare per loro. Ci sono tanti lettori a cui questo personaggio non piace, e, personalmente, non me lo spiego... forse, è perché Chaol ci ricorda, in ogni istante, che anche noi commettiamo degli sbagli? Forse è perché, sotto sotto, siamo uguali a lui e quindi viene odiato perché ci si rispecchia troppo in lui? Sinceramente non saprei, ma in un mondo di Rhysand, Dorian, Cassian, Rowan... Chaol, per me, è l'unica persona che sento davvero vicina, l'unica che vorrei al mio fianco. 
E ci tengo anche a dire che trovo poco carine, ed anche maleducate, tutte le invettive del tipo "Chaol, in questo libro, è una lagna, si piange addosso, ecc ecc ecc", ma io vorrei vedere voi cosa fareste se a poco più di 20 anni aveste perso l'uso delle gambe; e, ricordiamoci, che Chaol è un soldato, quelle gambe erano tutta la sua vita. Io credo che impazzirei se non potessi più camminare, e ve lo dice una che starebbe molto volentieri sul divano dalla mattina alla sera... non oso immaginare uno sportivo, un soldato come lo è Chaol. Quindi, per favore, abbiate rispetto, non solo per il personaggio, ma per tutte quelle persone che, per un motivo o per un altro, hanno perso l'uso delle gambe. Direi che hanno tutti i motivi del mondo per piangersi addosso, no? Glielo possiamo anche concedere questo sfogo. 
Tra l'altro, se proprio dobbiamo dirla tutta, per quanto Chaol possa lamentarsi della sua nuova situazione, è anche estremamente determinato ad imparare ad accettarla, e questo è chiaro e palese in questo romanzo. 
E parlando dei personaggi, non posso non citare la meravigliosa Yrene Towers. Quando lessi la seconda novella di "La lama dell'Assassina", non avevo apprezzato Yrene, non saprei dire perché, ma non mi aveva lasciato niente, neanche curiosità. Ma, in La Torre dell'alba è uno dei personaggi migliori, tanto da essere diventata, al pari di Celaena, quella che più amo. E' forte, coraggiosa, determinata, ironica e divertente; è tutto ciò di cui Chaol ha bisogno, e non intendo solo come guaritrice. Uno sprazzo di luce nella vita, ormai tenebrosa, del nostro Westfall
Per quanto riguarda il libro in sé: io l'ho amato, e credo sia uno dei miei preferiti tra tutti e sette i libri della saga. Ci sono rivelazioni estremamente importanti per la trama, rivelazioni che mi hanno fatto rimanere a bocca aperta. Inoltre, è inquietante e misterioso al punto giusto. 
La Sarah J. Maas che mi piace è questa. 
Io ho già letto Kingdom of Ash (e mi è piaciuto), quindi so come va a finire, ma vi dico solo che una volta chiuso questo romanzo e letto l'epilogo, bramerete l'ultimo capitolo della serie. 


Voto: 








A voi piace Chaol? O siete tra quelli che lo odiano? 








mercoledì 14 ottobre 2020

Review Tour: "Nona Grey" di Mark Lawrence

Buongiorno lettori! 
Con il Review Tour di oggi vi presento non un libro, ma ben tre! È uscito ieri grazie a Oscar Vault il volume che raccoglie tutta la trilogia di Mark Lawrence, Book of the Ancestor, che sicuramente avrete visto in giro sotto il titolo italiano di Nona Grey


Titolo: Nona Grey. La trilogia 
Serie: Book of the Ancestor 
Autore: Mark Lawrence 
Editore: Mondadori Oscar Vault 
Pagine: 864 
Prezzo cartaceo: 30,00€
Prezzo ebook: 9,99€
Data di pubblicazione: 13 ottobre 2020 

Trama:
Nel convento della Dolce Misericordia si allevano fanciulle per trasformarle in devote quanto pericolose assassine. Ci vogliono dieci anni di formazione, ma sono poche le ragazze dotate di vero talento per la morte, quelle nelle cui vene scorre il sangue delle antiche tribù di Abeth. Compito delle monache è scoprire e affinare queste doti innate, insegnando le tecniche della lotta con e senza armi e dello spionaggio, l'uso dei veleni e infine la tessitura delle ombre. Ma neppure le sorelle più anziane sono in grado di comprendere fino in fondo la potenza del dono di Nona Grey, una bimba di otto anni che giunge al convento con l'accusa di aver compiuto un omicidio. Qui crescerà, ma non sarà facile per lei scegliere quale cammino seguire: indosserà la tonaca nera delle Spose dell'Antenato, per abbracciare una vita di preghiera e servizio? Vestirà il rosso delle Suore Marziali, esperte nel combattimento, o il grigio delle Suore di Discrezione, imbattibili nelle arti della segretezza? O il suo colore sarà il blu delle Suore Mistiche, capaci di percorrere il Sentiero? Quale che sia il suo destino, dovrà lottare aspramente per conquistarlo. 

Riuscire a trovare le parole per poter descrivere questo volume è stato davvero difficile. Pagina dopo pagina si viene trasportarti da una miriade di emozioni che è difficile poi riuscire a districarsi tra di esse. Ma partiamo dall’inizio. 


Red Sister. Nona è la nostra giovane protagonista. Una bambina fuori dal comune, con un passato che non appare lieto e un presente caratterizzato da una drammatica accusa: omicidio. La sua sorte sembra persino essere segnata, se non fosse per il Convento della Dolce Misericordia, che vede in lei qualcosa che nessun altro scorge. Un destino già scritto, perché solo poche ragazze possono accedere a quel luogo: discendenti di quattro antiche tribù, nel cui sangue scorre ancora la magia. Un’eredità che la porta a trovare una nuova casa, un luogo in cui sentirsi accolta e apprezzata per ciò che è. Già in questo capitolo incontriamo la sua indole leale e gentile, al punto da ritenere l’amicizia la cosa più importante per lei. Molto avrà da studiare e imparare, insieme alle sue compagne, affrontando non solo quelle classiche tematiche che potrebbero adattarsi ad un futuro da suora, ma discipline anche ben più affascinanti e disarmanti: combattimento, veleni, spionaggio e magia. Un cammino che inizia, ma che sarà lungo e non certo facile, fino al momento in cui dovrà scegliere quale direzione intraprendere davvero: la via delle Sorelle Divine, votate alla venerazione dell’Antenato; la via delle Sorelle Grigie, abili nello spionaggio e nei veleni; la via delle Sorelle Mistiche, capaci di tessere i fili che ci legano alle persone e a ciò che ci circonda; o la via delle Sorelle Rosse, abili nel combattimento. 


Grey Sister. Incontriamo Nona dopo cinque anni trascorsi al convento: grazie alle sue abilità e alla sua intelligenza, ha proseguito nei suoi studi, arrivando nella classe degli studi mistici. Non ha vita facile nemmeno al convento però, dove si ritrova alle prese con i classici problemi degli adolescenti: lo studio e le relazioni non sempre amichevoli con le altre ragazze (essere un’adolescente è decisamente complicato in ogni epoca). Il passato non sembra essersi dimenticato di lei ed è ancora lì, pronto a reclamare pegno per quanto accaduto. Ora però Nona non è più da sola: ha stretto amicizie, ha trovato delle sorelle che possono aiutarla e sostenerla, che lo fanno anche a costo di perdere qualcosa. Lei stessa è cresciuta e comincia a sperimentare in modo più intenso anche le sfumature della rabbia, pur rimanendo saldi per lei i temi della lealtà e dell’amicizia (che per Nona vale più della sua stessa vita). 

Holy Sister. Nel terzo volume, la narrazione diventa per certi versi più complessa, intrecciando eventi accaduti subito dopo la conclusione di Grey Sister e il presente, tre anni dopo la conclusione del secondo volume. Nona è nell’ultima classe e si trova a dover scegliere quale cammino fa per lei, una volta che diventerà una Sorella a tutti gli effetti. Un capitolo conclusivo non troppo brillante, in cui le scene d’azione non mancano, ma che fatica a coinvolgere pienamente il lettore. 


I personaggi sono principalmente femminili e questo è uno dei punti che va a favore di questo romanzo. L’autore è stato davvero brillante nel riuscire a delineare le relazioni e le amicizie tra adolescenti, per nulla facili da vivere e da equilibrare. La protagonista, in particolare, è qualcosa di unico: risulta perfetta nella sua imperfezione, nel suo spirito indomito e allo stesso tempo vulnerabile. È stato affascinante conoscerla e vederla crescere pagina dopo pagina, nella sua spavalderia che si intrecciava al bisogno di stare in relazione, di avere dei legami, per poi scoprirla anche piena di rabbia e di disperazione, al punto da renderla letale e implacabile. La incontriamo come una bambina di otto anni insicura e la accompagniamo nel suo diventare una donna sicura. 

La narrazione non è sempre presentata da un unico punto di vista. Nel primo volume la storia è presentata dal punto di vista di Nona, eppure ogni personaggio è facilmente riconoscibile e immaginabile nella propria mente. Nel secondo volume, invece, sono tre i punti di vista che si intrecciano e ci trasportano nel proseguire della storia: incontriamo le vicende grazie a nona, la badessa Glass e Sorella Kettle. Nel terzo volume torniamo ad avere l’unico punto di vista di Nona. 

Un romanzo di formazione in chiave fantasy, il cui ritmo appare seguire proprio l’evolversi stesso della vita, in un lento che si intreccia ad azioni più veloci e frizzanti, permettendo al lettore di sperimentare una moltitudine di emozioni. Lo stile di Lawrence è coinvolgente e brutale allo stesso tempo. 

Una trilogia che si rivela imperdibile, capace di trasportare il lettore in un mondo davvero ben costruito, dove il ritmo è incalzante nei punti giusti.

Voto:

Non perdetevi le recensioni degli altri blog che partecipano al Review Tour!

Ringrazio davvero molto la Oscar Vault per avermi dato la possibilità di leggere questa serie.




martedì 13 ottobre 2020

Review Party: "Falce 2, Thunderhead" di Neal Shusterman

 Buongiorno appassionati!


Oggi voglio presentarvi il secondo libro di una serie che mi sta veramente prendendo moltissimo! Per la precisione si tratta di "Falce 2, Thunderhead" di Neal Shusterman edito Oscar Mondadori

Qualche mese fa vi ho parlato QUI  del primo libro entusiasticamente ora vediamo quanto mi è piaciuto il proseguimento....


Trama: 


In un mondo che ha sconfitto fame, guerre e malattie, le falci decidono chi deve morire. Tutto il resto è gestito dal Thunderhead, una potentissima intelligenza artificiale che controlla ogni aspetto della vita e della società. Tranne, appunto, la Compagnia delle falci. Dopo il loro comune apprendistato, Citra Terranova e Rowan Damisch si sono fatti idee opposte sulla Compagnia e hanno intrapreso strade divergenti. Da ormai un anno Rowan si è ribellato ed è fuggito, diventando una vera leggenda: Maestro Lucifero, un vigilante che mette fine alle esistenze delle falci corrotte, indegne di occupare la loro posizione di privilegio. Di lui si sussurra in tutto il continente. Ormai divenuta Madame Anastasia, Citra è una falce anomala, le sue spigolature sono sempre guidate dalla compassione e il suo operato sfida apertamente il nuovo ordine. Ma quando i suoi metodi vengono messi in discussione e la sua stessa vita minacciata, appare evidente che non tutti sono pronti al cambiamento. Il Thunderhead osserva tutto, e non gli piace ciò che vede. Cosa farà? Interverrà? O starà semplicemente a guardare mentre il suo mondo perfetto si disgrega?


In questo secondo volume ritroviamo subito Rowan, ormai diventato Maestro Luficero, egli infatti è scappato grazie all'aiuto di Maestro Faraday dalla Congregazione e con l’anello di Maestro Goddard inizia una nuova carriera da giustiziere. Rowan vuole cercare di riportare le cose alla normalità ed esportare il nuovo ordine dalla società, proprio per questo motivo uccide tutte quelle falci che si muovono in modo disonorebole uccidendo anche gli innocenti in maniera sconsiderata solamente per gioco.

Questa è diventata la sua missione, un modo per cancellare, quello che sente di essere diventato.

Poco dopo vediamo come Citra Teranova non esista più e al suo posto sia comparsa Madame Anastasia, una falce non solo molto compassionevole ma che ha trovato un metodo tutto suo per spilogare. Lascia un mese di tempo alle sue vittime per fare i conti con la fine della loro vita, in modo che possano dare l’ultimo saluto alle persone che amano e non come solitamente accade di botto.

 

Ma il vero protagonista della storia ci risulta essere il Thunderhead, l’entità che comanda il mondo tranne ciò che gira intorno alle Falci è molto presente in questo volume, grazie alla sua coscienza riusciamo a captare i pensieri di questa entità, e di come attraverso altri cerchi in tutti i modi di raggiungere l’obbiettivo per il quale è stato creato.

Lo stile di scrittura di Shusterman non delude neanche questa volta e porta il lettore ad immergersi completamente nelle sue pagine, i colpi di scena sono all'ordine del capitolo tant'è che quando penserete di rimanere sconvolti per un avvenimento succederà qualcos'altro a scombussolarvi e così via!

I personaggi hanno acquistato molto spessore, sicuramente il primo era molto introduttivo in questo secondo volume andiamo più in profondità nella conoscenza dei loro caratteri, del loro Io, e numerose risposte arriveranno.

Mi è piaciuto tantissimo vedere come si evolve il worldbuilding perché è in continuo cambiamento, la storia sta cambiando le falci si stanno dividendo in due fazioni che porteranno il mondo ad uno spaccamento.

 

Un libro eccitante e coinvolgente che merita di essere letto e scoperto!

 

Non posso fare a meno di consigliarvelo!!!

 

Il mio voto:




A me è piaciuto tantissimo e a voi?? 

Io non vedo veramente l'ora che arrivi il terzo e ultimo libro di questa entusiasmante serie!!









Review Party "ThunderHead" di Neal Shusterman

 



Buongiornoooo, la giornata di oggi è dedicata interamente a ThunderHead, seguito di Falce di Neal Shusterman. Infatti, questo pomeriggio potrete leggere anche la recensione di Luna ;) 


Ecco, invece, la mia recensione di Falce, nel caso ve la foste persa: RECENSIONE 




TRAMA

In un mondo che ha sconfitto fame, guerre e malattie, le falci decidono chi deve morire. Tutto il resto è gestito dal Thunderhead, una potentissima intelligenza artificiale che controlla ogni aspetto della vita e della società. Tranne, appunto, la Compagnia delle falci.
Dopo il loro comune apprendistato, Citra Terranova e Rowan Damisch si sono fatti idee opposte sulla Compagnia e hanno intrapreso strade divergenti.
Da ormai un anno Rowan si è ribellato ed è fuggito, diventando una vera leggenda: Maestro Lucifero, un vigilante che mette fine alle esistenze delle falci corrotte, indegne di occupare la loro posizione di privilegio. Di lui si sussurra in tutto il continente.
Ormai divenuta Madame Anastasia, Citra è una falce anomala, le sue spigolature sono sempre guidate dalla compassione e il suo operato sfida apertamente il nuovo ordine. Ma quando i suoi metodi vengono messi in discussione e la sua stessa vita minacciata, appare evidente che non tutti sono pronti al cambiamento.
Il Thunderhead osserva tutto, e non gli piace ciò che vede. Cosa farà? Interverrà? O starà semplicemente a guardare mentre il suo mondo perfetto si disgrega?




Se avete letto la recensione di Falce, saprete per certo che sì, mi era piaciuto, ma non lo avevo trovato bello quanto tutti dicevano; era lento, troppo lento, poi veloce, troppo veloce, e poi di nuovo lento... e aveva diversi altri difetti che non sto qui a rielencare. Ecco, devo dire che, quindi, non avevo alte aspettative per ThunderHead, quando ho iniziato a leggerlo non mi aspettavo niente di eccezionale, e forse proprio per questo motivo l'ho trovato, invece, decisamente superiore sia al primo romanzo che alle mie aspettative. 
Continua a non essere la serie dell'anno, per quanto mi riguarda, ma trovo che i principali difetti del primo libro siano stati, quasi tutti, corretti. ThunderHead, infatti, non mi è sembrato né troppo veloce, né troppo lento, e non ho riscontrato un alternarsi di velocità e lentezza, ma anzi credo che il ritmo si sia mantenuto lo stesso per tutta la durata del romanzo. 
Parlando dei personaggi, in particolare di Citra e Rowan, che in Falce mi erano sembrati piuttosto insignificanti, qui iniziano ad essere un tantino meglio. Finalmente Shusterman ci ha mostrato un po' di introspezione psicologica, cosa che, a mio parere, mancava completamente nel precedente romanzo. Ho iniziato ad apprezzare Citra e a capire cosa c'è nella sua testa, e sono riuscita ad empatizzare con Rowan... direi che è, decisamente, un buonissimo passo avanti. Ho apprezzato moltissimo anche i nuovi personaggi che, sono sicura, nel terzo e ultimo romanzo avranno un ruolo di maggior rilievo (sinceramente lo spero molto, altrimenti non avrebbe avuto senso inserirli a questo punto della storia), Greyson e Munira; il primo è, attualmente il mio preferito della saga, mentre la seconda mi piace, ma non l'ho ancora inquadrata bene. Ma, ovviamente, se in Falce i migliori personaggi erano proprio le Falci, qui il protagonista assoluto è il Thunderhead, l'intelligenza artificiale che governa il mondo intero. Ho amato poter entrare nella sua testa (o, meglio, nel suo sistema) ed essere a conoscenza dei suoi pensieri; sono proprio le riflessioni del Thunderhead che aprono interessantissimi spunti di discussione sull'umanità, sulla politica, e sul progresso tecnologico. 
Un altro punto a favore del romanzo è che sono stati inseriti, nascosti tra le righe, tantissimi riferimenti ai più grandi romanzi distopici del mondo, primo fra tutti 1984, ma posso citare anche Il mondo nuovo e Fahrenheit 451. Mi è piaciuto che Neal Shusterman abbia voluto strizzare l'occhio ai più attenti dei lettori. 
Ovviamente, il romanzo non è esente da difetti, e il più grande continua ad essere quello riguardante la costruzione di questo mondo futuristico. O meglio, il grosso problema, per quanto mi riguarda, è il continuo far riferimento all'epoca mortale, avvenuta, stando a quanto dice il romanzo, centinaia di anni prima rispetto a quando si svolge la storia. Sinceramente, lo trovo inutile e mi da l'impressione che senza far riferimento al nostro mondo l'autore non riuscisse a costruire il suo... personalmente, mi stona davvero tantissimo. 
Per il resto, devo ammettere che è una lettura davvero piacevole, mi è piaciuta molto di più rispetto al primo libro, e visto il finale apertissimo e del tutto scioccante, mi aspetto che The Toll sia all'altezza, se non addirittura superiore, a ThunderHead
E spero che esca presto perché sono davvero curiosa.


Voto:








Fatemi sapere che ne pensate di questa saga ;)






lunedì 12 ottobre 2020

Review Party: "Sto pensando di finirla qui" di Ian Reid



Hello readers! Pronti per un po' di sano thriller vecchia scuola?
Della storia di oggi Netflix ne ha fatto anche un film, ma sapete come si dice a volte, c'erano dei film che era meglio il libro...


Titolo: Sto pensando di finirla qui

Autore: Ian Reid

Casa editrice: Rizzoli

Genere: Thriller

Data di pubblicazione: 28 gennaio 2020

N° pagine: 256

Prezzo: €18

Trama:

«Un pensiero può essere più reale, più vero, di un’azione. Puoi dire
qualunque cosa, fare qualunque cosa, ma non puoi fingere un pensiero.»

Interno degli Stati Uniti. Una statale silenziosa e vuota, solo profili piatti
che si ripetono, un’altalena, un granaio, pecore ferme nella luce del
pomeriggio, fienili e campi. Seduta in macchina, sotto la musica country
trasmessa dalla radio, la ragazza di Jake guarda la campagna e continua
a pensare che deve farla finita con lui; anche se Jake, con quella sua aria
svagata e le conversazioni interessanti, in fondo le piace.
Ora sono di ritorno dalla casa dei genitori di lui, una fattoria sperduta
dove lei ha incontrato per la prima volta quella coppia singolare e visto
i recinti lugubri degli animali, un incontro che le ha lasciato addosso una
sensazione inafferrabile, come di chi avesse varcato, per il tempo di una
sera, la scena di un’allucinazione altrui. Un disagio che peggiora quando
Jake, nel mezzo di quel luogo desolato mosso solamente dalla neve in
aumento, si ferma in una gelateria, un edificio che emerge, fluorescente,
dal buio, le vetrine sbiancate dai neon, e un attimo dopo imbocca
una stradina secondaria, parcheggia davanti al suo vecchio liceo chiuso
e sparisce all’interno della scuola. Per la sua ragazza, lasciata sola in
macchina, ha inizio allora un altro percorso, vertiginoso, nel versante più
oscuro della realtà, dove scoprire che fine ha fatto Jake fornirà finalmente
la risposta, del tutto imprevedibile, a cosa sia accaduto davvero in questo
silenzioso viaggio a due.
Un fulminante esordio letterario imbevuto di suggestioni alla David Lynch
e da cui è tratto l’atteso film di Netflix per la regia del premio Oscar
Charlie Kaufman.



Da fan accanita del Re del brivido, raramente leggo altri scrittori che non siano Stephen King quando metto piede nel thriller. Se decido di autoinfliggermi ansia e attacchi di cuore, devo andare sul sicuro, capite?
Questa volta invece, mi sono fatta trascinare dal sentimento di attesa generale del popolo di Netflix per un film che avrebbe quasisicuramentocerto tenuto tutti col fiato sospeso e ho deciso che parteciare al review party del libro dal quale sarebbe stato tratto "Sto pensando di finirla qui", mi avrebbe portata un passo avanti. Sbagliavo? Certo che sì!

Ho peccato nel voler vedere a tutti i costi il film per dare un volto umano ai protagonisti della storia - mea culpa -, ma ho compiuto una saggia scelta preferendo prima la lettura del libro (quando si dice essere professionali!).
A dividere libro e film, 2 ore e 14 minuti di qualcosa che lascia lo spettatore con un gigante punto interrogativo una volta scaduto il tempo. Non disperato, se il film sembra criptico e a tratti privo di senso, il libro racconta tutt'altra storia.

In duecento pagine e poco più, Ian Reid si serve principalmente di un viaggio in macchina per dare voce al dialogo interiore della protagonista della storia. Mentre fuori dai finestrini si sussegue un monotono paesaggio innevato, Lucy si tormenta con domande tipiche di una persona che non riesce a lasciarsi andare nella vita di coppia. La ragazza sta pensando di mettere un punto alla relazione con Jake, o almeno così sembra, visto il continuo ripetere di volerla finire, ma nel frattempo la loro destinazione fa pensare solo ad un passo verso qualcosa di serio. Perché è questo che significa conoscere i genitori del proprio partner, iniziare a fare sul serio.

Nonostante sia indecisa sul proseguire o meno quella relazione, Lucy non si è opposta a quella che potrebbe essere una cena formale in casa dei futuri suoceri. Non lo ha fatto per mancanza di coraggio, è semplicemente indecisa e continua ad oscillare tra un "forse il tipo mi piace" e un "non riuscirei a passare altri quarant'anni con uno così" mentre l'ignaro Jake apre bocca solo per intavolare discorsi soporiferi. In realtà è una persona brillante, un ragazzo dalla spiccata intelligenza, ma conversare proprio non è il suo forte... forse.

L'atmosfera inizia a mutare appena arrivati alla fattoria dei genitori di Jake, un luogo a dir poco inquietante, a detta di Lucy. Pulito, ma atavico, ancorato al passato. E se il ragazzo sembrava entuasiasta di mostrarle il luogo in cui era nato e cresciuto, ora sembra aver cambiato idea, chiuso in un mutismo che neanche il calore del camino riesce a sciogliere.
Le cose si complicano quando Lucy, osservando le foto di famiglia, riconosce se stessa in una di queste. Avete letto bene, SE STESSA da bambina in una foto appesa nel soggiorno di una persona che, a pensarci bene, potrebbe considerare quasi uno sconosciuto. Lei e Jake in realtà si frequentano da sei settimane e potrebbe benissimo essere un serial killer che colleziona ciocche di capelli di ragazza in cantina. E avrebbe potuto/dovuto pensarci prima se non fosse stata distratta da qualcosa di ben più inquietante.
Da qualche tempo Lucy riceve strane telefonate da parte di un uomo, ne è sicura, i messaggi che le lascia in segreteria appartengono ad una voce maschile, ma per il resto sono incomprensibile. E cosa più incomprensibile è il suo stesso numero che appare sul display del telefono quando l'uomo chiama. Inquietante? Decisamente.

Di queste telefonate la ragazza però non ne ha parlato con nessuno... e figuriamoci quindi se si soffermava a pensare che il tizio con cui aveva iniziato ad uscire poteva essere una persona instabile!

Mentre a casa di Jake, Lucy fa un'inquietante scoperta dopo l'altra, la narrazione viene spezzata da un discorso diretto tra due persone che palesemente non appartamengono alla sfera della coppia, ma che hanno asssistito a qualcosa di incredibilmente efferato accaduto in un liceo. C'è sangue ovunque e a commettere il probabile omicidio (il lettore non scopre la verità se non nelle ultime pagine) è stata una persona talmente anonima che nessuno avrebbe mai immaginato capace di commettere qualcosa di così cruento.

Nel frattempo, la visita ai genitori di Jake mette in luce la vera natura di questo personaggio e Lucy è ormai decisa a scappare non appena rimesso piede in città. Ha trovato inquietanti disegnini in cantina e foto altrettanto preoccupanti nella vecchia camera del ragazzo, per di più ha sentito i genitori discutere sull'importanza del loro rapporto per la salute mentale del figlio, so... RUN, LUCY, RUN!

E se ce la fa, alla fine, o meno a scappare la nostra giovane svampita, ovviamente non ve lo dico. Non vi spolererei mai un libro che in realtà non è un buco nell'acqua come invece il film che tutti ormai conoscono. Perché Ian Reid è stato in grado di tenermi davvero con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, o quasi - se vi piacciono i thriller psicologici, qualcosina dovreste capirla già mentre i due protagonisti si trovano alla fattoria. Non riuscivo a mettere giù il libro perché volevo scoprire a tutti i costi chi fosse ad aver combiato il macello nel liceo... e se Lucy alla fine riuscisse a lasciare Jake, ma il finale è stato decisamente più scoppiettante.
Ammetto di aver leggermente sbadigliato quando i due protagonisti si lanciavano in monologhi che servivano più a presentare il loro aspetto psicologico che a far andare avanti la storia, ma "Sto pensando di finirla qui" è stato in grado di regalarmi il giusto principio di infarto che mi aspetto ogni volta che leggo la parola "thriller".

Se state pensando di vedere prima il film e poi magari prendere in mano il libro per capirci qualcosa, desistete. Partite dal libro e fermati dopo la parola "fine". Il film lasciatelo a chi ha due orette libere da passare davanti ad uno schermo e tanta voglia di farsi confendere da una pellicola.
Benché "Sto pensando di finirla qui" sia un romanzo d'esordio, su Ian Reid invece potete tranquillamente scommettere!

Giudizio complessivo:



E se il film al contrario vi ha piacevolmente colpiti, io sono qui: CHANGE MY MIND!