Hello readers! L'evento al quale dedichiamo questo pomeriggio, caso ha voluto, cade proprio nel giorno del compleanno di una delle scrittrici più amate dalla sottoscritta.
George Eliot nasce appunto il 22 novembre del 1819 ad Arbury, Inghilterra, e quale miglior modo di augurarle Happy Birthday for ever se non con la recensione della prima di tre short stories, che videro la scrittrice sotto mentite spoglie, fare il suo ingresso sulla scena letteraria vittoriana:
LE DISAVVENTURE DI AMOS BARTON
da Scene di vita clericale
TITOLO ORIGINALE:
The Sad Fortunes of the Reverend Amos Barton
AUTORE: George Eliot
SERIE: Scene di vita clericale #1
CASA EDITRICE: Fazi Editore
GENERE: Classico
DATA D’USCITA: 21 Novembre 2019
Trama:
Amos Barton è il nuovo parroco della chiesa di Shepperton, una cittadina della provincia inglese. Il reverendo è un uomo mite che cerca in ogni modo di far rispettare i dettami della Chiesa anglicana ai membri della sua comunità, ma il suo carisma inesistente, unito a una certa goffaggine, fa sì che non sia molto amato dai suoi concittadini. Inoltre la parrocchia di cui si occupa non è sufficiente al mantenimento della sua famiglia, che può tirare avanti solo grazie al caritatevole prodigarsi di qualche parrocchiano e all’instancabile Milly, la moglie del curato, che ha totalmente immolato la sua vita al bene del marito e dei sei figli. La situazione si complica ulteriormente quando la contessa Caroline Czerlaski si installa a casa Barton, portando con sé mille pretese e neppure un centesimo, suscitando disappunto in Milly e una morbosa curiosità in tutta la comunità di Shepperton. L’intera vita di Amos Barton trascorre fra continue cadute e momentanee risalite, fino all’arrivo della notizia peggiore di tutte, che lo farà precipitare nello sconforto, ma vedrà finalmente i parrocchiani stringersi intorno a lui, nonostante incarni «la quintessenza concentrata della mediocrità».
Primo dei tre romanzi brevi che compongono Scene di vita clericale, raccolta che ha fatto da modello alla letteratura realista inglese, Le disavventure di Amos Barton è una vivida raffigurazione della vita rurale inglese del Novecento, che racconta gli effetti della riforma religiosa attraverso lo sguardo ingenuo di un reverendo di provincia. Opera prima di una delle più importanti scrittrici britanniche, alla sua uscita ebbe un grande successo, generando l’interesse per l’identità dell’autore e portando così allo scoperto la scrittrice Mary Anne Evans.
Quando si ci trova a dover recensire un'autrice altisonante come George Eliot, la prima cosa che viene da pensare, è il non esserne all'altezza. La stessa Eliot - o, per meglio dire, Evans - ne avrebbe riso: una delle scrittrici più brillanti dell'età vittoriana, recensita da una studentessa di Lingue e Letterature straniere. Ne avrebbe riso di gusto.
"RECENSIONE" suona altisonante e poco appropriato per un blog che parla spesso e volentieri di letteratura contemporanea, ma prima che blogger siamo lettrici e non è forse un nostro diritto chiacchierare di letture piacevoli appena terminate?
...spostandola su questo piano, le cose iniziano a quadrare.
Grazie alla casa editrice Fazi Editore e a questo Review Tour, ho avuto la possibilità di sfogliare in anteprima Le disavventure di Amos Barton, un centinaio di pagine arrivate direttamente dalla fine dell'Ottocento inglese che non ho potuto fare a meno di mettere nella mia lista delle riletture, una lista nata tra i banchi di Letteratura inglese I.
Mi piacerebbe non dover stare qui a pensare al numero minimo di caratteri, spazi esclusi, da raggiungere per l'ottimizzazione efficace di questa recensione, preferirei mostrarvi questo racconto breve per immagini e mappe concettuali, proprio come ai tempi di Letteratura I, così da non cadere preda del mio solito difetto e parlarvi, parlarvi, parlarvi... o meglio, scrivervi, scrivervi, scrivervi.
Mi tocca quindi fare prima ordine e, quantomeno, farvi entrare in Le disavventure di Amos Barton pian piano, in fondo si tratta di un centinaio di pagine... che dite? Ci proviamo?
Alzi la mano chi conosce Middlemarch, non sto parlando solo del romanzo, anche voi che avete visto la serie televisiva potete farvi avanti!
Sapevo che c'eravate! L'epoca vittoriana riesce a fare sempre breccia nei cuori dei più romantici... o degli appassionati del pettegolezzo!
Benché questo grande capolavoro arriverà solo dopo l'oggetto della nostra recensione, se conoscete Middlemarch, avete avuto un primo - importante - approccio con George Eliot. Scrittrice. Donna. E con la campagna inglese tra la metà dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
La voce della Eliot la conoscete, ma pensate a chi per la prima volta poté ascoltarla aprendo Scene di vita clericale, cosa si ritrovò di fronte?
In Le disavventure di Amos Barton, Mary Anne Evans torna a celare la propria identità - dopo averlo fatto firmandosi George Eliot - diventando il narratone onnisciente e di sesso maschile che ha il compito di condurre il lettore nella parrocchia di Shepperton. Cos'ha questo paesino in più o in meno dei tanti altri disseminati nell'umida campagna inglese? Nulla.
È qui che dovete prendere la prima nota: George Eliot descrive scene di vita quotidiane popolate da protagonisti assolutamente normali e nei quali ogni lettore può riconoscere il proprio vicino, o addirittura se stesso.
Shepperton ha il suo medico, la sua famiglia appartenente alla nobiltà di campagna, i suoi poveri e la sua parrocchia dove confessare peccati comuni commessi da gente comune. Non stupisce quindi che anche il curato di Shepperton, sia una persona semplice. Amos Barton ha studiato all'università, ma la sua parlata è quasi volgare, i suoi modi sono grezzi - eredità di una famiglia di artigiani - e le sue tasche, con una moglie e sei figli a carichi, non sono mai piene all'altezza di quei signorotti di buona che diventano ministri di Dio più per amministrare congreghe, che anime.
Gli abitanti di Shepperton non sono della stessa opinione dei lettori di Scene di vita clericale, i modi e le azioni del loro curato vengono costantemente messi sotto la lente di ingrandimento, paragonati e giudicati, ma mai con parole buone (se non da pochi).
Amos Barton non è un buon ministro di Dio? Non ha cura dei propri parrocchiani? No, al contrario. Ma ciò che il narratore mostra ai propri lettori, è il profondo difetto dell'indole umana di dover sempre e comunque osservare il prossimo con un'oggettività così estrema da rasentare la crudeltà.
George Eliot si introduce nella vita di campagna inglese, stendendovi sopra - sotto forma di inchiostro - un velo di affilata ironia che, se ad una prima lettura può sembrare impalpabile, rendendo Le disavventure di Amos Barton un semplice racconto breve vittoriano, ad una rilettura più attenta (o ad un lettore più attento) rivela una società schiava delle apparenze.
Sotto le spoglie del narratore, la scrittrice sembra quasi prendersi gioco di uomini e donne che, non coscienti di essere a loro volta sotto la lente d'ingrandimento sono spogliati dalle vesti di buon anglicani e miti lavoratori, mostrando gli effetti di ignoranza e bigottismo sulla condizione umana.
Ma...
se pensavate che vi lasciassi andar vis così, con più dubbi che risposte, dopo aver parlato di George Eliot, vi sbagliavate di grosso!
Questa tappa del Review Tour non è ancora giunta al termine!
Concludo col parlarvi di
SCENE DI VITA CLERICALE
Nel 1857 il Blackwood's Magazine pubblica tre short stories:
- "The Sad Fortunes of the Reverend Amos Barton"
- "Mr. Gilfil's Love Story"
- "Janet's Repentance"
Nel gennaio del 1958, la Blackwood and sons pubblica quindi, i due volumi, Scenes of Clerical life, dalla promettente penna dello sconosciuto George Eliot.
Amos Barton, Maynard Gilfil e Mr. Tryan fanno conoscere al pubblico inglese la fantomatica Milby, nel cuore della campagna inglese.
Di Amos Barton vi ho già parlato in abbondanza, ma cosa succede negli altri due racconti?
In Mr. Gilfil Love Story, il lettore fa la conoscenza di un altro vicario di Shepperton, questa volta non nel mirino del narratore. Gran parte della storia racconta infatti della giovinezza di Gilfil, dei primi anni da cappellano di Cheverel Manor e della sua infatuazione per Caterina Sarti, un'orfana italiana presa sotto la benestante protezione di Sir Christopher e Lady Cheverel.
Solo Janet's Repetance, ultimo racconto della trilogia, è ambientato nella piccola Milby, teatro dello scontro tra vecchio e nuovo, tra l'avvocato Robert Dempster che caldeggia il ritorno di Mr Crewe, e il nuovo curato evangelista, Mr. Tryant.
Se state pensando ad una noiosa short story zeppa di dibattito religioso, probabilmente non avete prestato attenzione al titolo.
Sperando di aver almeno destato un po' della vostra curiosità su una scrittrici più brillanti della storia della letteratura inglese, questa volta vi faccio davvero ritornare alle vostre letture readers!
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