domenica 30 settembre 2018

Recensione: "Non pensavo di amarti ancora" di Penelope Ward

Buongiorno lettori, 

Oggi voglio parlarvi dell'ultimo romanzo di Penelope Ward arrivato in Italia per Newton Compton il 27 Settembre. Il titolo è "Non pensavo di amarti ancora" e la Ward si è riconfermata una bravissima scrittrice.


Trama:  Lì per lì ho pensato che fosse un’ottima idea. Chiamare all’improvviso al telefono Landon Roderick, per cui ho una cotta dai tempi dell’infanzia, mi è sembrata la cosa giusta da fare. Il fatto che fossi ubriaca e stessi passando sopra a tredici anni di emozioni contrastanti con uno stupido scherzo telefonico, invece, non mi è nemmeno passato per l’anticamera del cervello. Ma poi Landon ha richiamato. Ci siamo ritrovati a passare le settimane seguenti al telefono, cercando di gestire l’intensa connessione che il suono delle nostre voci aveva risvegliato. È possibile desiderare qualcuno che si trova a chilometri di distanza? Durante tutte quelle ore passate a chiacchierare, mi sono chiesta che cosa sarebbe potuto succedere se ci fossimo incontrati. Farmi vedere da lui, però, era fuori discussione. Era da prima di compiere quindici anni che non uscivo con un ragazzo e non avevo intenzione di fare un’eccezione proprio per Landon Roderick. Ma il destino aveva altri piani, per noi. Un incidente con lo skateboard, Landon finisce in ospedale ed eccomi su un volo per Los Angeles: l’errore più grosso che abbia mai commesso o la cosa migliore che mi sia capitata? 

Drunk dial è il titolo originale, molto pertinente al romanzo ma anche quello italiano "Non pensavo di amarti ancora" insieme alla cover scelta mi piacciono molto! 

Penso siano capitate anche a voi quelle sere malinconiche con cui si viaggia con la testa nei ricordi. Un ex, un'amica, le fiabe da bambina, i giochi, le sfide, gli anni in motorino, le scappatelle, quella voglia di crescere che si perde appena abbiamo le responsabilità. 
Rana si trova una sera, dopo il lavoro, a bere una bottiglia di vino e a pensare a Landon, la sua cotta, nonché suo migliore amico d'infanzia quando avevano tredici anni. Tredici anni in cui non hanno contatti eppure continua a tornare con la mente a quel ragazzo, uomo ormai... cos'ha di sbagliato? 

Da sbronza, in una serata decisamente no, decide di telefonare e riversare su di lui ogni dannata cosa che le passa per la mente, accusandolo di non esserci più stato. 
Landon è un uomo ormai e di certo non si fa intimorire da una giovane danzatrice del ventre... così la richiama fino a quando lei non risponde, ritrovando una serenità che mancava ad entrambi da tredici anni.
"Dopo che te ne sei andata, pensavo che non ti avrei mai più rivista in un milione di anni. La vita può essere difficile schifosa, ma a volte... a volte ti sorprende nel migliore dei modi."
Non sapevo quanto mi fosse mancata la scrittura di Penelope Ward fino a quando non ho riaperto questo suo ultimo libro. Il suo modo di scrivere è ormai da qualche tempo diventato uno dei miei preferiti. Le sue sono storie semplici, raccontate allo stesso modo, ma che hanno un qualcosa di magico in aggiunta che mi lascia sempre con il sorriso. I suoi protagonisti sono "veri" (Rana ha i peli sulle braccia!!) hanno problemi che si possono riscontrare nella vita di tutti i giorni e sanno far innamorare con i loro punti di forza e le loro debolezze. Sono ben costruiti, come d'altronde lo sono anche le descrizioni e la trama che è ben articolata ma non intricata o pesante. 

Questa storia mi ha commossa ed emozionata. Le piccole cose, le chiamate a distanza, i pensieri costanti durante la giornata rivolti all'altro e i viaggi mentali che si fanno chiudendo gli occhi e facendo finta di essere vicini mi hanno trasportata nel libro, come se la protagonista fossi io. Una ragazza bellissima ma insicura, stramba e intelligente, ironica e triste alle volte. Un mix perfetto che l'autrice ha saputo costruire e far combaciare bene con un protagonista che nasconde angoli bui nella sua vita sotto il sole della California, un bel ragazzo che ha bisogno di qualche racconto di Rana per ridere di cuore, per ricordare che la vita è fatta di piccole cose e che nulla è impossibile. 

Nel libro si affronterà una tematica importante e attuale, perché sempre più persone non si sentono bene con se stesse.
È difficile per la protagonista Rana trovarsi a suo agio con il suo corpo, e Landon riesce a vedere oltre al suo aspetto fisico(che non è assolutamente brutto, bensì è più un corpo di cui non si sente orgogliosa), così lei è riuscirà finalmente a vedersi bene quando è con lui, sicura di se stessa abbastanza da lasciarsi andare anche dal punto di vista sessuale.

Nelle pagine imparano di nuovo a conoscersi, affidandosi  ad una fiducia profonda vista la distanza. Un altro punto ben focalizzato ma che non è stato esasperato è stato il rapporto che inevitabilmente i due mantengo a distanza, difficile man mano che i sentimenti crescono e l'amore si affaccia nei loro cuori.

Potrete amarlo o odiarlo, come il cubo di Kubrick. Io l'ho amato, l'ho letto in un solo giorno, è scorrevole ed ogni volta penso che le sue storie siano frivole, puntualmente invece devo ricredermi. Questo libro ha una vena profonda, incisa sotto pelle ti attraversa e ti cattura. Mi hanno colpito più parti del romanzo e non poterne parlare (altrimenti sarebbe spoiler) mi dispiace molto. L'autrice va a toccare temi importanti, e alle volte scottanti, che potrebbero far storcere il naso, ma a mio parere è stata in grado di cavarsela in modo ineguagliabile. È riuscita con il solo punto di vista femminile a farmi capire anche le emozioni di Landon e i suoi pensieri, oltre a quelli di Rana e le sue scelte discutibili. 

Un libro che consiglio di leggere, mi è piaciuto con tutte le sue controversie, è riuscito ad insegnarmi molto oltre che a farmi ridere e sorridere dei piccoli drammi quotidiani. 

Il mio voto:



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