lunedì 10 febbraio 2020

[Review Party] Recensione: La strada di Ann Petry


Hello readers! Il titolo di questa mattina è stato pubblicato da Mondadori lo scorso 28 gennaio, ma la

LA STRADA
di Ann Petry

in realtà, nonostante i suoi temi attuali, è una storia che ha quasi ottanta anni!

Titolo: La strada

Autore: Ann Petry

Casa Editrice: Mondadori

Genere: Narrativa storica

Data di uscita: 28 gennaio 2020

N° pagine: 378

Prezzo: cartaceo €20 - ebook €10,99

Trama:
Siamo negli anni della Seconda guerra mondiale e Lutie Johnson è una giovane donna nera che vive a Harlem con Bub, il figlio di otto anni. Quella di Lutie non è certo una vita facile: si è lasciata alle spalle un marito infedele e irresponsabile e deve tirare avanti da sola. Ma è sorretta da un'idea: crede nel sogno americano ed è convinta di poter aspirare a un'esistenza migliore grazie a una vita di duro lavoro. La strada è la storia di una lotta: la lotta di Lutie alla ricerca di una casa per il figlio, per farlo crescere lontano dalla paura e dalla violenza, per tenerlo lontano dalla strada, insomma.

Le vicende di Lutie e Bub si intrecciano con quelle di diversi personaggi, che vivono nella stessa casa o nella stessa via, tutti alle prese con la stessa disperata lotta per la sopravvivenza. E le loro vite disegnano il ritratto doloroso di una realtà così lontana nel tempo eppure ancora così vicina.

A più di settant'anni dalla pubblicazione di questo romanzo, Lutie Johnson resta una figura potentissima - nera e sola è alle prese con un mondo ostile alle donne e pervaso di razzismo -, e la sua vicenda cruda e vibrante ci racconta la storia amara dell'altra faccia del sogno americano, mostrandoci una New York troppo spesso dimenticata.

Quando venne pubblicato nel 1946, La strada fu il primo romanzo di un'autrice afroamericana a vendere più di un milione di copie, ed è tuttora considerato un grande classico della letteratura americana, nel quale la potenza della testimonianza e la forza della letteratura si sommano regalandoci pagine indimenticabili.


Dei titoli come "La strada" di Ann Petry stupisce, prima ancora della potenza narrativa, lo scoprirne i numeri: 1946, l'anno di pubblicazione; più di un milione di copie vendute, nonostante la sua autrice fosse afroamericana. E stupisce anche, una volta inoltratisi nella lettura, constatare quanto un libro scritto settantaquattro anni fa, possa avere personaggi e ambientazioni che, non contestualizzati negli anni Quaranta, potrebbero benissimo appartenere a questo decennio.

Lutie Johnson è l'eroina de La strada e, al contempo, un perfetto emblema della donna moderna: priva del sostegno di un uomo, è costretta a ergersi sostegno del micro nucleo famigliare costituito da se stessa e dal figlio Bub che potregge ad ogni costo.
Per una donna nelle condizioni di Lutie, la Harlem degli anni Quaranta non ha nulla di dissimile dalla Harlem del 2000, un posto ghettizzante, quasi ostile al quale, per mettere distanza dalle violenze del marito, inevitabilmente si lega, scoprendo sulla propria pelle che vittime della società come lei si possono trasformarsi in carnefici, accomunati dalla miseria, ma non dal colore della pelle.

Lutie ha Bub, ha la responsabilità di un figlio da crescere, un compito che assolve lavorando senza soosta nonostante giudicata, disprezzata e sfruttata, sia perché donna, che donna afroamericana. Una realtà più tatra e cruda di quella prospettata dall'American Dream, secondo cui TUTTI possono diventare ciò che vogliono, ma con quanto duro lavoro e con quanti sacrifici, lo decidono due fattori: sesso e colore della pelle.

Ann Petry crea un'eroina che, a distanza di ottanta anni, può continuare ad essere definita contemporanea, fattore questo che dovrebbe far riflettere su quanto la condizione delle donne abbia sicuramente fatto un passo avanti, ma ha davanti a sé ancora tanta strada da fare, prima di tutto nella mente della società attuale.

La strada di Ann Petry è quindi una storia di denuncia, attuale, raccontata con un linguaggio scorrevole, fluido, chiaro, in grado di mettere il lettore di fronte a riflessioni profonde che devono essere fatte, sulla condizione della donna e su tutto ciò che la determina, guardando indietro per costruire un fururo migliore.









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