sabato 29 febbraio 2020

[Blog Tour] Notre Dame de Paris nelle parole di Ken Follet


Hello readers!
penso che il 29 febbraio sia il giorno dell'anno outsider per eccellenza e non potevo esserci data migliore per parlarvi di un libro il quale protagonista, al giorno d'oggi, porterebbe sicuramente questa etichetta.

Chi mi legge da un po', probabilmente ha letto questa mia "massima" un milione di volte, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: noi lit-blogger siamo costantemente alle prese con recensioni, anteprime e segnalazioni per cercare di far crescere - in modo costruttivo - le vostre piccole biblioteche casalinghe. E che siano titoli nuovi, o grandi romanzi che hanno fatto storia, non ci stancheremo mai di diffondere il verbo della letteratura!

Con blog tour, riportiamo alla luce - grazie prima di tutto alla casa editrice Mondadori e alla sua collana Oscar Draghi - uno dei capostipiti del romanzo storico ottocentesco:

NOTRE-DAME DE PARIS
di Victor Hugo


Chi giura di non sentir cantare questa gif, mente!

Nel 1996, la Walt Disney Company regala ad una generazione di piccole e piccoli sognatori "Il gobbo di Notre-Dame", una storia liberamente ispirata all'originale di Hugo e sicuramente più edulcorata... ma non troppo. La sottoscritta ha un vividissimo ricordo di un carnevale sovraffollato da diverse versione di Esmeralda e Febo, qualche Frollo e nessun Quasimodo, anche se mia madre ci tentò davvero a convincermi. Dico sul serio.

Tetri ricordi a parte - ho la pelle olivastra e, da sempre, i capelli mossi, lunghi e neri... Quasimodo, mamma... really? -, di Notre-Dame de Paris, la sua storia e i suoi personaggi ne hanno parlato, e continueranno a farlo fino al 2 marzo, le mie validissime colleghe. Qui a I libri, il mio passato, il mio presente e il mio futuro oggi metteremo sotto la lente di ingrandimento un altro grande scrittore, Ken Follet, autore di un saggio strappalacrime (concedetemelo) scritto tra il 19 e il 30 aprile 2019, che avrete l'opportunità di leggere alla fine di questa edizione della Oscar Draghi.

Partiamo da una big question:
cosa succede a Parigi il 15 aprile 2019?

Tutto il mondo è in trepidante attesa. Tutti fissano uno schermo e le immagini che gli schermi del mondo intero restituiscono hanno il potere di lasciare sgomenti. Tra gli sguardi attoniti di spettatori inermi, c'è anche quello di Ken Follet.





"Abbiamo sempre pensato che Notre-Dame fosse eterna e i costruttori medievali di certo erano convinti che avrebbe resistito fino al giorno del Giudizio, ma di colpo ci rendemmo conto che poteva andare distrutta."








scrive, pensando ad una delle icone religiose più famose al mondo, avvolta dalle fiamme.
La cattedrale di Notre-Dame brucia e la piangono in tutte le lingue.

Con gli occhi pieni di devastazione e la mente persa tra i ricordi dell'ultimo viaggio a Parigi, Ken Follet twitta pronostici accolti con lo stesso clamore di un profeta biblico, che gli valgono numerosi inviti in svariate trasmissioni per parlare del futuro di Nostra Signora sull'Île de la Cité.
E non si limita solo a condividere notizie e opinioni con il popolo di internet.

Sono trascorsi trent'anni dalla pubblicazione de I pilastri della Terra. Nella notte tra il 15 e il 16 aprile, le ore trascorse a sperare che le previsioni fatte si rivelassero vane, hanno permesso allo scrittore di compiere un viaggio nel tempo che supera il 1986, per arrivare a metà dell'anno 1000.
In una decina di giorni Ken Follet omaggia Notre-Dame de Paris, intrecciando una storia millenaria con la propria, ammaliando i lettori di tutto il mondo con nozioni di architettura e aneddoti che solo il cassetto di un grande narratore può celare.

Se la parola "saggio" ha il potere di scatenarvi narcolessia fulminante, ho un'unica ricetta per voi: aprire questa edizione di Notre-Dame de Paris a pagina 477 e immergervi nella lettura - prima ancora della lettera di Hugo stesso - di quaranta pagine nella quali la storia dell'arte gotica, attraverso la storia della cattedrale, e la letteratura storica, attraverso la storia della nascita di questo libro e ciò che ne conseguì, vengono raccontate in un dialogo a cuore aperto tra lettore e scrittore.

Victor Hugo e Notre-Dame de Paris attraverso gli occhi e la penna di Ken Follet acquistano spessore, tentano il lettore promettendogli storie da rivelare dietro ogni gargoyle e chimera.

"Paris j'arrive!" ho gridato alla parola FINE. Lo farete anche voi.

E se questo piccolo intervento non vi ha convinto del tutto, lascio alla mia collega di The Mad Otter e al suo viaggio nei ricordi questo compito!








venerdì 28 febbraio 2020

Recensione: “Priest. Un prete” di Sierra Simone – Review party

Buongiorno meraviglie!
Se ne è parlato tanto e finalmente è qui con noi Padre Campanella!
Priest. Un prete di Sierra Simone, il suo primo lavoro in assoluto, è finalmente arrivato in Italia grazie alla Hope Edizioni (che ringrazio per la copia in anteprima).






Trama:
Ci sono molte regole che un prete non può infrangere.
Un prete non si può sposare. Un prete non può abbandonare il proprio gregge. Un prete non può abbandonare il suo Dio.
Sono sempre stato bravo a seguire le regole.
Fino a quando non è arrivata lei. Da allora, ho appreso nuove regole.
Mi chiamo Tyler Anselm Bell. Ho ventinove anni. Alcuni mesi fa, ho infranto il voto di castità sull’altare della mia chiesa e, Dio mi perdoni, lo rifarei.
Sono un prete e questa è la mia confessione.


Avevo già letto Sierra Simone e, purtroppo, non mi aveva entusiasmata, ma da oltreoceano le voci su padre Bell mi hanno spinta a leggere Priest. Un prete.

L'autrice già nella sua nota ad inizio libro segnala che nel romanzo c'è del blasfemo.
Ricordiamoci che parliamo di un prete cattolico in un libro in cui ci sono scene sessuali esplicite e si pecca in modo evidente. Se siete quindi contrarie a letture del genere, astenetevi, sicuramente non avrete la testa adatta a questa lettura e sarete troppo prese a leggere e a giudicare più che a godervi una storia d'amore.

Sono tre anni che Padre Bell non prova desiderio carnale per una donna, fino a quando non entra lei nel confessionale un pomeriggio e senza vederla quella sensazione di possesso e di desiderio salta fuori prima ancora di conoscerla.

Tutto ciò che ne consegue è qualcosa di proibito, di inusuale e imperdonabile per la figura che impersona Tyler.

I demoni del passato di entrambi li hanno spinti l'una nelle braccia dell'altra, con discrezione, con casualità. Solo quando non riusciranno a resistersi però si renderanno conto di ciò che questo desiderio ne consegue.



Una delle facciate più importanti che Sierra Simone ha affrontato è stato farmi comprendere che Tyler è un uomo, un ragazzo come tanti prima di essere un prete. Dargli una quotidianità, dei desideri, dei ricordi, gli affetti e dei peccati comuni.

La narrazione di Tyler in Priest è la sua confessione. Ci racconta come da un momento all'altro si sia ritrovato ad accogliere nel suo confessionale una ragazza la cui sola voce lo fa indurre in tentazione. Poppy è seducente, sensuale e Tyler non riesce a non pensare a lei soprattutto dopo averla vista di persona e non dietro ad una grata del confessionale.

Il pentimento che poi investe Tyler è ricco di sfaccettature, perché sa di aver sbagliato e di non poterlo più fare, ma l'unica cosa a cui pensa è quando riuscirà a vedere Poppy e a farla sua nuovamente.




Tra loro la prima cosa che scatta è l'attrazione, ma subito dopo diventa il desiderio. Quello carnale, quella pura lussuria capace di far infrangere ogni voto, ogni promessa. Anche nei luoghi più sacri che esistono.
E, ad essere sincera, non mi sono nemmeno stupita. La scrittura di Sierra Simone è così. Rende la storia scabrosa e la sua narrazione risulta eccessiva soprattutto nelle scene sessuali.
Come avevo già accennato, avevo letto un altro libro della Simone ed anche quello mi aveva lasciata perplessa su questo punto: il trascinamento dei protagonisti a livello sessuale. Io l'ho trovato anche in Priest, molto prematuro.
Questo non vuol dire che la storia non merita di essere letta, ma per quanto mi riguarda preferisco le storie d'amore dove la crescita dei sentimenti e le scene sessuali vadano di pari passo. In Priest ho trovato una corsa affannata a far congiungere i protagonisti in atti sessuali.
Questo "eccesso" credo sia una delle caratteristiche di Sierra Simone e purtroppo non riesce a convincermi fino in fondo.
Mentre, tornando a Poppy e Tyler, la loro è una storia inconsueta e anticonvenzionale. Sono la prova vivente che se un amore deve sbocciare lo fa in qualsiasi posto, anche tra le mura di una chiesa. Due protagonisti costruiti benissimo, la sofisticata e ricca Poppy è in piena contrapposizione con la figura delle prime pagine, un agnellino solitario che piange e si dispera, come se fosse costretta e scontenta della vita che ha fatto fino a quel momento. Soltanto leggendo la sua storia si riesce ad avere un quadro completo sulla sua figura, sincera, peccaminosa e grata. Poppy è una protagonista che affronta i problemi, non che scappa come avrei pensato all’inizio. Ed è proprio questo suo lato che la rende unica, come unico è Tyler. Un ragazzo capace di resistere, di essere buono mettendo prima gli altri e poi sé stesso, fino però a diventare egoista quando si tratta di Poppy. Capace di leggerla dentro meglio di chiunque altro.

Una storia che non leggerete da nessun’altra parte. Sfido chiunque a creare un amore così profondo e carnale con due protagonisti così autentici.


Il mio voto:







giovedì 27 febbraio 2020

Recensione: “Affliction” di Jenika Snow

Buongiorno meraviglie, 

quando ho letto la trama di "Affliction", il nuovo libro di Jenika Snow arrivato in Italia per Hope Edizioni, la prima cosa che ho pensato è stata:
"Questa sinossi dice tutto e non dice niente". 
E, ad essere sincera, lo penso ancora. Seppur la sinossi non è corta e ben strutturata non si comprende pienamente la svolta che il libro prenderà e, devo avvisarvi, non mi sono potuta sbilanciare proprio per questo nemmeno nella recensione!



Iniziamo prima di tutto a leggere la trama!

Trama
Prima di Cameron, non avevo mai conosciuto la vera oscurità… e non l’avevo mai desiderata così disperatamente.
Avevo lasciato che il mondo si abbattesse su di me e mi trascinasse a fondo, al punto che niente più aveva senso. Forse era quello il motivo per cui ora mi ritrovavo in quel casino? Forse era quello il motivo per cui mi ritrovavo con un uomo che ero sicura potesse salvarmi da un destino peggiore della morte. Anche se stare con Cameron e dargli fino all’ultima parte di me, l’unica parte che valeva qualcosa, ovvero il mio corpo, avrebbe potuto distruggermi, dovevo sopravvivere.
Signore della droga. Boss del crimine. Assassino. Avrei dovuto temerlo, inorridire di fronte a ciò che voleva da me, e da chi era. Ma, al contrario, mi sono ritrovata a volerlo accontentare, a volerlo compiacere, offrendomi completamente a lui.
Perché solo in quel modo potevo controllarlo.
Dal suo trono, Cameron Ashton regnava sul mondo della criminalità, della violenza e della depravazione. La sua spada era una pistola, e l’apatia il suo braccio destro. Sapevo che era pericoloso, che mi avrebbe spezzata senza pensarci due volte, ma era la mia unica possibilità, l’unico modo per sopravvivere.
Possessivo e maniaco del controllo, affermava di possedermi. E aveva ragione… possedeva ogni parte di me. L’oscurità in lui scorreva molto più potente e in profondità di quanto avesse mai fatto dentro di me. Forse, non eravamo poi così diversi. Forse, rinunciare al controllo per darlo a Cameron, offrendogli la mia stessa anima, rendeva me quella potente tra i due?
Forse, alla fine, sarei stata io a possederlo.

Nessun amico. Nessuna famiglia. A corto di soldi e un solo giorno al mese per svagarsi.
Questa è tutta la vita di Sofia.

Una storia anticonvenzionale e un patto con il diavolo. Ecco cosa ci racconta “Affliction”.

Per leggerlo bisogna perdersi nelle righe e nelle sensazioni.
I dialoghi sono pochi e, quelli che ci sono, risultano fondamentali, ma sono le azioni e le emozioni che Jenika Snow ci descrive a fare il romanzo. Vi chiederete, non è sempre così? Ní. Ci sono romanzi con una capacità attrattiva devastante e sincera che hanno bisogno di concentrazione e di immedesimazione per comprenderli ed Affliction é così. Poche descrizioni fisiche, il nome della protagonista viene ripetuto poco o niente, la figura maschile non si apprezza subito (e in alcuni casi, non si apprezza affatto).
Ha bisogno di essere letto tutto di seguito a mio parere e non a "pillole" perché altrimenti si perde l'intensità delle azioni raccontate e non lo si apprezza fino in fondo.
Ho letto recensioni abbastanza contrastanti, ovviamente il responso è personale, ma credo che molti non siano entrati in empatia con i protagonisti e con la storia per i motivi sopra.



La protagonista è molto particolare. Oserei dire che è un controsenso vivente. Pura, ma sporca. Ombra e luce. Sfacciata quanto remissiva.
Non per questo l'ho odiata, assolutamente. Trovo che il suo sia stato il carattere più difficile da costruire. E senza dubbio anche il più difficile da amare.
Cameron è un protagonista maschile con cui non è facile entrare in sintonia, anche se molto simile per diversi aspetti ad altri di cui avevo già letto.

Di per sé, l'idea della storia c'è e se dovessi raccontarla ad una amica rimarrebbe, secondo me, anche intrigata.
Quello che non mi è piaciuto sono le tempistiche, è una trama che in alcuni punti fa acqua da tutte le parti, molte cose già lette e prive di fondamenti.
È una cosa che mi aspetto quella di aver già letto alcune dinamiche, la bravura dell'autrice sta nel rendere quelle scene uniche, cercando di marchiare nelle mia mente e purtroppo questo non è successo. 




Non mi sento di sconsigliare totalmente questa lettura, dipende molto cosa cercate in un libro. “Affliction” è un libro, a mio parere, abbastanza psicologico viste le dinamiche che si affrontano e, sicuramente, è stata la mia poca capacità di concentrazione a farmi perdere la concentrazione e a non capirlo fino in fondo.


Il mio voto:




mercoledì 26 febbraio 2020

Recensione: “Supposizioni” di Aurora Rose Reynolds Underground Kings #1

Buongiorno meraviglie,
nei giorni di San Valentino mi sono buttata a capofitto nella lettura di “Supposizioni” di Aurora Rose Reynolds che torna in Italia con una nuova serie la Underground Kings!
Se avete già letto qualcosa della Reynolds sarete curiose come scimmie di questa nuova serie e, se ancora non l’avete fatto, dovete rimediare!


Underground Kings Series:
1. Supposizioni: Autumn & Kenton
2. Obligation: Myla & Kai
3. Distraction: Maggie & Sven
4. Infatuation: Justin 


SINOSSI
supposizioni: /sup·po·ṣi·zió·ni/

Idee date per vere o circostanze che si è convinti debbano accadere, senza alcuna prova.

Si dice che quando si fa una supposizione si rischia di fare la figura degli idioti. Kenton Mayson ha imparato questa lezione sulla propria pelle, quando ha fatto delle supposizioni su Autumn Freeman e sul tipo di donna che debba essere, basandosi sulle poche informazioni che gli erano state date. Quello che scopre è non solo che è bellissima, ma anche intelligente, divertente, una combattente e proprio il tipo di donna con cui desidera trascorrere la vita. Anche Autumn ha fatto delle supposizioni su Kenton, e adesso lui deve provarle che si sbaglia, per riuscire a proteggere lei e il loro futuro.

Autumn è bella e sa di esserlo, ma si trova in conflitto con questo suo lato esteriore.

Arriva in Tennessee in circostanze particolari e ad attenderla per fare la sua conoscenza c'è Kenton.

Non si è più interessata ad un uomo dopo il suo ex e con Kenton le cose stanno cambiando...



Aurora Rose Reynolds non è una che si perde in chiacchiere. Leggi il prologo e già sai, o almeno ne hai una buona impronta, di chi hai davanti. Ed è stato così anche con Autumn per me. Concisa, diretta, sveglia.

I colpi di scena che mi lasciano senza fiato e parole si susseguono tra le pagine. Questa autrice è un'instancabile creatrice di storie intrecciate e assolutamente sensuali.


"Sei così impavida che mi dimentico di quanto tu sia fragile."

Le sue scene hot, tante e veramente calde (capite a me), sono sempre ben descritte e in linea con la narrazione della storia.

Queste scene bollenti sono trascinanti, riesce ad elevare la tensione sessuale ai massimi livelli per poi farla divampare.



La Reynolds è un'autrice che leggi con il sorriso sulle labbra. 
Crea scene esilaranti in contrapposizione a quelle più serie che troviamo sempre nei suoi libri.
I maschi alfa sono la sua specialità e le donne sono tutte indipendenti e determinate, anche se con delle debolezze. I personaggi, in "Supposizioni", sono ben costruiti e coerenti. 


Supposizioni, giudizi e conseguenze sono tutti figli della stessa madre e li ho trovati tutti in questo romanzo. Affrontati di petto e descritti con piacevole comprensione.


Il mio voto:





martedì 25 febbraio 2020

[Review Party] Recensione: La vita a un passo da noi di Christian Berkel


Hello readers! Con questo evento, organizzato dal blog "The Reading's Love" in collaborazione con la casa editrice Mondadori, faremo un salto in un passato impossibile da dimenticare.

Titolo: LA VITA A UN PASSO DA NOI

Autore: Christian Berkel

Casa Editrice: Mondadori

Genere: Narrativa

Data di pubblicazione: 25 febbraio 2020

N° pagine: 360

Trama:
Mentre la demenza senile di sua madre sta progredendo, Christian Berkel cerca di salvare ciò che resta della memoria della sua famiglia. Consulta gli archivi, legge la vecchia corrispondenza e viaggia alla ricerca delle sue origini. I pezzi mancanti li deve inventare. Il risultato è una saga familiare davvero epica.



L'attore tedesco Christian Berkel, al suo esordio da scrittore, ha indagato sul passato della propria famiglia dando vita ad un romanzo impossibile da etichettare come semplice narrativa.

Con le leggi razziali del 1935, la Germania lancia un chiaro e definitivo messaggio: gli ebrei sono un problema da risolvere. Le leggi di Norimberga, nel bene e nel male, hanno un'eco sulla vita di ogni tedesco e La vita a un passo da noi, lo conefessa al lettore senza alcuna censura.
Tra archivi, corrispondenze, viaggi in una memoria che minaccia di sbiadire e pezzi di storia che possono solo essere inventati, Berkel ricostruisce la vita della giovane Sala, costretta ad una fuga continua e perseguitata dal dolore, grazie ad un unico crimine non commesso: avere una madre ebrea che l'ha abbandonata in tenere età.

Essere privata dell'amore materno è per la ragazza una sorta di previsione. Con le leggi di Norimberga Sala è costretta a nascondere la storia d'amore con Otto - ariano "puro" - e prima che siano i tedeschi a privarla della dignità, decide di abbandonare la sua vita in Germania per raggiungere in Spagna quella madre che non l'ha mai voluta.
La Spagna degli anni Quaranta, un paese non meno schiavo della distante Germania, soggiogato dal potere assoluto del generale Franco.
Privata ancora una volta della propria libertà, Sala decide di rimettersi in viaggio, scegliendo Parigi come meta e, se di Storia ne sapete almeno un po', potrete ben capire in cosa sta per incappare la ragazza.

In La vita a un passo da noi colpisce innanzitutto la forza di questo personaggio principale, immancabilmente donna, del "fare i bagagli e partire" sperando in un futuro migliore che sembra non arrivare mai. Sala è ebrea, Sala è straniera, Sala è tedesca, Sala non è mai libera, ma rincorre questa libertà (senza dimenticare l'amore) prima lentamente - come il ritrmo stesso della narrazione - e poi sempre più veloce, proprio come il treno sul quale sale per andare in contro al finale.

Christian Berkel, dopo aver stupito platee di spettatori - non dimentichiamo che fu il grande Bergman a scoprirlo -, consegna ora ad un pubblico differente, maggiormente attento (se mi consentite la precisazione), una saga familiare che va sì ad aggiungersi a tante altre il cui fulcro e punto di partenza è la Germania della Seconda Guerra Mondiale, ma non vi si somma invano.
La storia di Berkel commuove e insegna ai lettori un passato comune a molti, ma raccontato sempre in modo differente, un passato al quale molti ancora possono e devono aggiungere particolari per far sì che non sbiadisca, proprio come la memoria di sua madre.











Recensione: “Choice” di Silvia Carbone e Michela Marrucci – Bull Riders Series 2

Buongiorno meraviglie,
oggi parliamo di cowboy! Preparate il lazo che si vola in Montana con “Choice” di Silvia Carbone e Michela Marrucci.



Titolo: Choice
Autrici:Silvia Carbone e Michela Marrucci
Prezzo ebook: 1,99 euro
Data d'uscita: 24 febbraio 2020
Serie: Bull Riders #2
Genere: Contemporary romance

Trama:
Lisa Rogers ha ventiquattro anni e fin da piccola vive nel ranch dei Robinson, dove la madre faceva la governante. Da sempre unica ragazza del gruppo dei cowboy di “Shooters”, Lisa considera tutti come fratelli maggiori… tutti tranne Liam Parker. Quest’ultimo, però, per poter realizzare le sue ambizioni, sarà costretto a fare delle scelte e ad allontanarsi da Lisa. Dopo un'assenza di tre anni, Liam ritornerà a Hardin e dovrà fare i conti con i sentimenti e le emozioni che lo legavano a Lisa. Lei non è più la ragazzina spensierata che ha lasciato. È cresciuta ed è diventata una donna bellissima dalla quale è difficile star lontani.
Battute al vetriolo e rancore caratterizzano il loro nuovo rapporto: il segreto che custodisce Lisa potrebbe allontanarli per sempre.


Con Choice torniamo ad Hardin, nel Montana, circondate da cowboy!
Lisa e Liam hanno un passato che li vede vicini un presente in cui cercano di ignorare e seppellire i sentimenti e l'attrazione che provano.

Erano la coppia che non vedevo l'ora di poter leggere dopo aver terminato Legacy!


La scrittura magica di Silvia e Michela mi ha trascinata.
I protagonisti, caratterizzati molto bene, hanno perfettamente reso l'idea di due persone innamorate ancora l'uno dell'altra ma che non vogliono far rumore. Non vogliono far sentire i loro sentimenti a nessuno.
Tutto quel muoversi in punta di piedi. Attaccare per difendersi dagli sguardi, dalle parole, dal dolore di un cuore infranto.



Posso iniziare a parlarvi di Choice dicendo che già al 35% della lettura sono rimasta scioccata (nel senso buono del termine). Stupita e in preda ad un attacco di confusione ho voluto continuare a leggere mentre mangiavo, non volevo staccarmi. Avevo una necessità ed era quella di sapere come andava a finire la storia tra Liam e Lisa.
Assetata di voler conoscere ogni cosa su Liam e Lisa, sul loro amore, i loro caratteri, la loro storia passata, ho girato le pagine di Choice quasi freneticamente.
Quando la stavo per terminare però, ho rallentato, ho voluto che durasse il più possibile. Ho preso fiato, chiuso il kindle e assaporato quello che avevo letto fino a quel momento. Mi sono costretta a uscire di casa e a lasciare il libro aperto e pronto a incontrarlo la sera stessa.
Questa è una caratteristica del duo di autrici Carrucci, lanciare la bomba poco dopo l'inizio e stuzzicare l'attenzione della lettrice finchè non ha terminato il romanzo. 
C'è anche da dire che Choice in questo casa si legge velocemente ed è di per sè molto fluente, non è mica colpa mia quindi se l'ho letto in poche ore, vero?



La scrittura in terza persona e sempre incalzante delle due autrici, ha fatto sì che mi appassionassi anche questa volta ad una loro storia.
Ho conosciuto Silvia e Michela abbastanza "recentemente" con The Pleasure, per poi finire con i loro sexy Marine ed ogni volta trovo super credibili le loro storie e i loro personaggi.
In ogni libro riescono a farmi imparare qualcosa di nuovo e non è scontato, noto la ricercatezza di azioni, abiti, luoghi comuni a ciò che stanno raccontando. 
Vorrei poter finire e iniziare un nuovo libro loro per non dover stare senza. Hanno una forza magnetica che mi piace mentre leggo, riescono a intrigarmi e a farmi sognare, mantenendo però un'aura di verità e concretezza nel libro senza svilirlo. 

Se ancora non conoscete Silvia e Michela la prima cosa da fare è recuperare! 

Il mio voto:



giovedì 20 febbraio 2020

Reviw Tour: "Il mio gioco sei tu" di L.A Cotton è finalmente arrivato e Jason vi conquisterà!

Buongiorno lettori appassionati, 

Oggi voglio presentarvi un nuovo libro in uscita di una casa editrice che amo sempre di più per lo splendido catalogo, sto parlando della Queen Edizioni e in particolare de "Il mio gioco sei tu" di L.A Cotton, secondo libro della serie "Rixon Riders", tutti volumi autoconclusivi, ognuno da amare! Qui potete trovare la mia recensione de "Il mio problema sei tu" per il quale ho letteralmente perso la testa!!!



Trama: 

Felicity Giles ha una lista. 
Perdere la verginità. 
Incontrare il suo principe azzurro e innamorarsi. 
Vivere l’ultimo anno di liceo al massimo. 
L’unico problema? 
Il suo principe non fa parte dei buoni, è un cattivo, e lei è abbastanza sicura che lui la distruggerà prima di donarle il suo cuore. 

Jason Ford ha un piano. 
Vincere il Campionato Nazionale e diventare uno dei quarterback più famosi della storia dei Rixon Raiders. 
Andare al college e realizzare il suo sogno di entrare a far parte della NFL. 
Evitare la ragazza per cui ha iniziato a provare qualcosa. 

Felicity Giles, la migliore amica della sua sorellastra, nonché una perenne spina nel fianco. 
Lei è fottutamente fastidiosa. Strana. 
Per lui è solo un gioco, niente di più. 

Fino a quando il suo più grande rivale decide di farla pagare a lui e alle poche persone a cui vuole bene… e Felicity viene messa in mezzo. 
E all'improvviso l’odio che prova per lei inizia a sembrare amore.





Da appassionata di cover non posso non apprezzare questo gran figo che hanno utilizzato in copertina! E diciamocelo, Jason non potrebbe essere nulla di meno, quindi azzeccatissimo!

Nel libro precedente, avevamo lasciato due Chase e Hailee super innamorati. 
Ammetto che mi è piaciuto moltissimo ritrovarli anche in questa storia incentrata su Jason e Felicity. Non abbiamo dovuto salutarli,anzi! Possiamo continuare a conoscerli e scoprire come si evolvono le cose tra loro. Grazie al Pov alternato dei protagonisti, riusciamo a spesso a vederli, e questo per me è stato sicuramente fonte di gioia. 
Poi io adoro questo stile di scrittura perché da la possibilità di captare cosa succede nella testa degli uomini, che è da sempre una delle cose più complicate al mondo - e in quella di Jason ancora di più -, perciò è forse la scelta stilistica migliore che L.A. Cotton potesse sceglierere di utilizzare anche in questo volume, fornendo alla storia il carattere che merita!

Ma passiamo finalmente a loro...

Jason è un quarterback, sogna di entrare della NFL e niente e nessuno potrà intromettersi tra lui e questo sogno, men che meno una donna. Alla fine del libro Haille aveva scoperto Felicity e Jason a letto insieme, ma per lui lei è stato soltanto un errore, un momento di sbandamento. Normalmente  il quarterback non si fa problemi quando va con una ragazza, tanto che ne cambia una a sera, ma pare che Felicity gli abbia lasciato qualcosa. Sicuramente il fatto di aver scelto lui per perdere la sua verginità lo ha segnato, scervellandosi a lungo sul motivo di questa scelta. E il "motivo" che lei trova è che nessuno la vuole proprio a causa sua, del veto che lui ha imposto sulla scuola nei confronti di Hailee e quindi conseguenza su di lei. Vediamo quindi un Jason molto sicuro di sé, che decide tutto in relazione ai suoi obiettivi, che non si lascia fuoriviare da nulla ad eccezione di questa ragazza che inizia a significare qualcosa per lui. 

Conosciamo Felicity per essere la migliore amica di Hailee (sorellastra di Jason), con un obiettivo ben preciso: arrivare al Collage avendo provato tutto, senza alcun rimorso, ed ecco perché ha stilato una lista delle cose fare assolutamente. Felicity crede di non essere niente di speciale, non ha hobby particolari e si considera inferiore alla miglior amica, ma allora stesso tempo nasconde dentro sé tante capacità, che possono saltare all'occhio solo a chi ha un grande spirito di osservazione. 

Due personaggi molto forti, quindi, incentrati su di sé, che non vogliono distrazioni e cercano di proteggersi dall' "odio/amore" che li unisce, senza però riuscirci davvero. 

A scombinare i loro piani si ci metterà Thacher con la sua rivalità contro Jason, pronto a tutto per fargliela pagare, ma come? Usando le uniche persone a fare presa su Jason, Hailee e Felicity.
Il rapporto tra questi due personaggi è difficile e Tracher farà davvero di tutto per infastidire il nostro protagonista, aiutato anche da altri giocatori di football... ma Jason si rivelerà un vero ribelle!

Mi è piaciuto moltissimo ritrovare anche Asher, per il quale facevo il tifo nel primo libro sulla sua storia con Felicity, ma in questo volume ci rendiamo conto quanto i due non siano fatti l'uno per l'altra e che lui sicuramente può trovare qualcosa di più adatto alle sue esigenze.
Non vedo l'ora di leggere anche il volume conclusivo!! 

Come vedete sono assolutamente entusiasta di questa storia, è scorrevole e in due giorni lo leggete senza volervene mai staccare. Sono sicura che vi innamorerete anche dei protagonisti. La penna dell'autrice è sempre molto fluida e permette al lettore di immedesimarsi nella storia senza annoiarsi.

Insomma, Il mio gioco sei tu è un libro consigliatissimo! 

Il primo capitolo di questa serie è stato il mio preferito del 2019, e questo finirà sicuramente nella Top10 del 2020!!!

Ringrazio la Queen Edizioni per averci permesso di scoprire questa storia e questa autrice, della quale spero di poter leggere ancora tanto!!!!


Il mio voto è: 




La serie "Rixon Raiders" è formata da :
Il mio problema sei tu - Recensione 
Il mio gioco sei tu - Uscita ora 
The harder you fall (Inedito in Italia su Asher e Maya) 


Cosa state aspettando leggete anche voi questa serie e non ve ne pentirete!!





Review Party | Recensione: La figlia del peccato di Emily Gunnis


Hello readers! Secondo evento di oggi, nuova recensione in anteprima!
Questa volta mi tocca ringraziare la casa editrice Garzanti per il mio consumo smodato di Clinex in questi ultimi giorni!
La colpa però, prima di tutto, devo attribuirla a Emily Gunnis e il suo

LA FIGLIA DEL PECCATO

Pronti a versare lacrimoni amari?

Titolo: La figlia del peccato

Autore: Emily Gunnis

Casa Editrice: Garzanti

Genere: Narrativa contemporanea

Data di pubblicazione: 20 febbraio 2020

N° pagine: 348

Trama:
Sussex, 1956. È calata la notte. Al convento di St Margaret tutte le luci sono spente e regna un silenzio assoluto. Protetta dal buio e attenta a non fare il minimo rumore, Ivy si aggira furtiva per i corridoi. Spera di trovare una via di fuga da quella prigione che le ha tolto l’unico figlio, strappatole via senza che lei avesse il tempo di abbracciarlo. Anche se ormai sa che per lei non c’è più possibilità di salvezza. È per questo che, se non può aiutare se stessa, può farlo almeno con Elvira, l’unica bambina cresciuta nel convento. La piccola ha appena scoperto di avere una sorella gemella fuori e vuole raggiungerla a tutti i costi. Ma scappare da St Margaret sembra impossibile. Il convento si fregia di essere una casa di accoglienza per ragazze madri che qui si rifugiano in attesa di dare alla luce bambini destinati all’adozione. In realtà, è una fortezza al riparo dal mondo che, dentro le mura, nasconde oscuri segreti. Un luogo senza via d’uscita dove centinaia di ragazze in cerca di aiuto sono private degli affetti e della libertà senza il loro permesso. E sono vittima di atrocità di cui nessuno ha mai saputo nulla.
Da allora sono passati sessant’anni e tutta la verità su St Margaret è ora contenuta in una lettera di Ivy. Poche righe scritte di fretta e con mano tremante che Samantha, mamma single e giornalista alla ricerca di uno scoop, rinviene per caso in un vecchio armadio della nonna. Non appena le legge, si rende conto di avere per le mani quello che aspetta da tempo: una storia che ha bisogno di essere raccontata prima che sia troppo tardi. Sa che quel compito spetta a lei. È come se quella lettere l’avesse trovata e le chiedesse di indagare. Di andare fino in fondo perché quell’indagine, lo sente, potrebbe anche rivelarle particolari del proprio passato che non conosceva. Ma Samantha deve fare in fretta. Il convento sta per essere abbattuto e la verità rischia di restare sepolta sotto le macerie.

Emily Gunnis confeziona un esordio perfetto, ricco di colpi di scena e suspense, che ha subito conquistato pubblico e critica, balzando in cima alle classifiche e dando il via a un passaparola straordinario. Basato su fatti realmente accaduti in Irlanda tra il diciottesimo e il ventesimo secolo, La figlia del peccato è un romanzo intenso e coinvolgente che lascia un segno indelebile nel lettore. E ci parla dei sacrifici che una madre è disposta a fare pur di proteggere il proprio figlio e garantirgli una vita migliore.

Mi è parso di sentirvi chiedere una bella storia strappalacrime: bene cari lettori, eccovi serviti!
Le parole su cui dovete concentravi sono "basato su fatti realmente accaduti", un particolare che condizionerà assolutamente la vostra lettura.

Ivy è stata portata - o meglio, rinchiusa - al St Margaret perché darà alla luce un bambino fuori dal matrimonio. È il 1956 e le ragazze nubili con pance prominenti, ma prive di una fede al dito, vanno nascoste per il "bene" della loro reputazione.
Il St Margaret, gestito da suore e pieno di altre sventurate nella sua stessa situazione, sembra essere il posto perfetto dove portare avanti una gravidanza lontano da occhi indiscreti, almeno è ciò che pensano i genitori della ragazza quando ve la conducono. Ma Ivy Jenkins scoprirà ben presto, sulla propria pelle, di aver fatto l'ingresso in quello che sembra l'inferno sulla terra.
Le suore non sono caritatevoli e non mostrano la minima pietà per quelle che si sono macchiate di un enorme peccato. Al St Margaret, si sono auto investite del compito di far espiare questa colpa alle giovani madri, innanzitutto portando loro via i bambini.
Come tutte le altre, Ivy subisce ogni sorta di sopruso - raccontato in modo crudo e privo di filtri da Emily Gunnis - e, quando scopre di essere stata separata per sempre dalla sua bambina, decide di salvarne un'altra, l'unico ad essere cresciuta in istituto, Elvira.

A distanza di mezzo secolo, la giornalista Samantha Harper ritrova le lettere disperate che la giovane Ivy ha scritto al padre di sua figlia, implorandolo di salvare entrambe dal St Margaret, ma che sembra non abbiano ricevuto risposta e, tra queste, una indirizzata proprio alla misteriosa Elvira.
Decisa a conoscere il destino della ragazza e a scoprire cosa nei sia stato della bambina, la giornalista rivanga un passato che sempre più putrido.
Spinta, in un primo momento, dal dovere di avere successo in un mondo prevalentemente al maschile, Samantha porta alla luce con abile destrezza la storia di un convento che nulla ha in comune con carità d'animo e amore per il prossimo, tanto professate da chi invece è a capo delle suore.

La penna di Emily Gunnis è sagace, convincente, cruda. Tra romanzo epistolare e suspance da thriller, il lettore è coinvolto in un'indagine avvincente e al contempo agghiacciante, con una narrazione che incolla letteralmente alla pagina fino all'ultimo punto, che indigna per appartenere a una storia realmente accaduta e che scaturisce una curiosità non comune per essere un libro d'esordio.










Review Tour | Recensione: La ragazza con la macchina da scrivere di Desy Icardi


Hello readers! Il primo evento di questa mattina è dedicato ad un'autrice che porto nel cuore da quando mi ha incantata a Più Libri Più Liberi 2019 e al suo secondo libro, freschissimo di stampa.
Arriva oggi sugli scaffali italiani grazie a Fazi Editore

LA RAGAZZA CON LA MACCHINA DA SCRIVERE
di Desy Icardi

una delle uscite più attese di questa casa editrice, insieme ad Aria di novità, capitolo finale della trilogia di Carmen Korn, scrittrice non nuova sulla scena de I libri: il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Se amate le atmosfere belliche - e post-belliche - e avete voglia di una storia che parla di lotte e cambiamenti, non potete perdere le recensioni di Figlie di una nuova era e È tempo di ricominciare, per preparavi ad un grande finale.

Nel frattempo, oggi cercherò di convincervi ad un ennesimo acquisto compulsivo... del quale non vi pentirete però! Parola di lit-blogger!

Titolo: La ragazza con la macchina da scrivere

Autore: Desy Icardi

Casa Editrice: Fazi Editore

Genere: Narrativa

Data di pubblicazione: 20 febbraio 2020

N° pagine: 425

Trama:
Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?
Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.
La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.

Dopo L’annusatrice di libri, sul senso dell’olfatto e la lettura, un romanzo appassionante sul tatto e la scrittura, un viaggio a ritroso nella vita di una donna sulle tracce dell’unico ricordo che valeva la pena di essere conservato.


La prima cosa che vi chiedo di fare, è di rispondere a queste due domande, le medesime che trovate nella trama:

Cosa ricordano le dita?

Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?

Ed ora, pensate bene a quante azione nel quotidiano compite in modo meccanico, gestite dalle vostre mani mentre la mente è altrove.
Un po' come quello che sto facendo io, ad esempio, battendo su questa tastiera osservando soltanto lo schermo, a luce spenta, per dar vita ad una nuova recensione...

Vi è mai capito di dover sbloccare il telefono, ma di non riuscire a ricordare le cifre esatte del PIN?
Sono quattro e sono lì nella vostra mente, lo sapete, ormai li avete memorizzati, ne siete certi, ma proprio non riuscite a ricordarli. Vi assale il panico, scene post-apocalittiche si affacciano alla vostra mente: la corsa nel centro di telefonia più vicino, le infinite spiegazioni ad un commesso che si ostina a non capire il problema e che, immancabilmente, vi suggerisce che la cosa non gli compete, il vostro teleofno perso per sempre. Un nuovo numero, una nuova vita, una noiosa sequela di messaggi per annunciare ai vostri contatti il cambio.
Vi incamminate davvero verso il centro più vicino, il destino che avete previsto di sta compiendo. E mentre vi state preparando il discorso da fare per non sembrare dei perfetti imbecilli, avviene una magia - o un miracolo per i più credenti: le vostre dita, senza alcun permesso, tirano fuori il telefono, toccano lo schermo e tac! Il telefono si rianima, siete salvi!

Quando ho ascoltato questo annedoto, mi trovavo in una piccola saletta sotto la Nuvola di Fuksas e Desy Icardi aveva acquistato, per me, un volto e una voce da meno di un'ora. Ho annuito come rapita, era tutto vero. Mentre cercavo di immaginare come sarebbe stato essere un'annusatrice di libri, la persona che aveva scritto il libro che stringevo tra le mani, annunciava una nuova storia: La ragazza con la macchina da scrivere. Se non potevo essere un'annusatrice, sarei stata lei - e chi ha una fervida immaginazione, sa di cosa parlo, immedesimarsi nei personaggi è uno dei processi che i lettori compiono più di frequente -, io che ho tre macchine da scrivere nascoste nella mia stanza, ma che sono ancora alla ricerca di quella perfetta (e di una scrivania che mi aiuti ad utilizzarla).


La ragazza con la macchina da scrivere non avrebbe avuto nulla da invidiare a L'annusatrice di libri, ne ero certa, lo sapevo anche se non ne avevo ancora letto nemmeno un rigo.



La Seconda Guerra Mondiale è alle porte, ma nelle piccole province, benché case del fascio e camice nere non manchino, è solo un'eco a cui in pochi prestano attenzione. I più sono quasi certi che i discorsi di Hitler e Mussolini siano solo minacce destinate a cadere nel vuoto e, solo chi sta pagando le conseguenze delle nuove leggi razziali, è certo che qualcosa sta per succedere o meglio, sta già accadendo.
La vita ad Avigliana, però scorre lenta e monotona, poco disturbata dalle notizie che giungono da Torino. Ognuno ha un ruolo da intepretare e continua a farlo - il ragioniere Bonaventura, ex proprietario di una fabbrica andata in fallimento, persevera nel voler mantenere un status sociale opposto alle cambiali che firma; la proprietaria della merceria in piazza, ormai oltre i venticinque anni, tenta ancora di spezzare quella che tutti credono essere una maledizione di famiglia, pubblicando annunci matrimoniali. L'idea della guerra sembra impensierire solo l'unica famiglia ebrea del posto, mentre esalta qualche ragazzino che, trincee e armi da fuoco le conosce bene, ma grazie alla lettura di certi romanzi pubblicati con il beneplacido dello Stato.
Quando la guerra scoppia per davvero, a soffrirne sono prima di tutto le grandi città come Torino. I bombardamenti, dapprima sporadici e poi sempre più frequenti, le corse nei rifugi durante la notte e la scarsità di generi alimentari, riempiono gli occhi di paura, smorzano l'entusiasmo dei ferventi interventisti e instillano diffidenza anche nel vicino di casa. Tra detriti e macerie, la città si svuota: c'è chi è partito volontario per la guerra, chi è stato precettato contro il proprio volere, chi si è rifugiato in campagna e chi è fuggito in un altro paese.
A cinquat'anni dal secondo conflitto mondiale, solo chi è ritornato sa raccontare quanto sia cambiata Torino e, come lei, tutte le grandi città che la guerra coinvolse loro malgrado.


Dalia Buonaventura è nata e cresciuta nella piccola Avigliana, ha tredici anni e ha già imparato quanto la vita possa cambiare da un giorno all'altro. Il bilancio familiare, gestito al peggio dal padre, l'ha costretta a lavorare sul serio (lei è una donna Buonaventura, dovrebbe occupare il suo tempo a ricamare il corredo per un matrimonio conveniente), ma le ha anche insegnato l'indipendenza, una parola che, per la ragazza, significa assicurare ogni mattina la sua Olivetti MP1 rossa alla bicicletta, montare in sella andare in giro per il paese. Anche in un piccolo centro come Avigliana c'è sempre bisogno dei servizi di una buona dattilografa. E Dalia non può essere definita soltanto buona, lei è un'ottima dattilografa, precisa nel suo lavoro e riservata sui suoi clienti.
Quando un famoso scrittore arriva da Torino proprio alla villa di famiglia - che il padre affitta nei mesi estivi -, Dalia ha quindici anni e, nonostante non sia come le altre ragazze, non pensi costantemente all'amore, le è impossibile non commettere un colpo di testa.
Da Aviglia a Torino, nel giro di qualche anno la vita della piccola dattilografa cambia drasticamente, trasformandola da ragazzina di paese a donna di città.

Dimenticate il vero padre di Dalia, l'ingegner Buonaventura - almeno nei primi capitoli - non si mostra molto parteno, attento sì a preservare la figlia dalle malelingue, ma ancor di più a "risalire la china", mandando lei a lavorare senza rimboccare le proprie di maniche. A sostituirlo, sentimentalmente, ci pensano prima il ragionier Borio, che prende la ragazza sotto la sua ala protettiva dandole una scrivania nel piccolo ufficio di piazza e i primi lavori da dattilografa, e poi l'avvocato Ferro, un Gran Maestro Annusatore, il cui tempo non scorre attraverso ore, minuti e secondi, ma è scandito da libri, pagine e capitoli. I due uomini aiutano, chi più e chi meno, Dalia insegnandole come comportarsi con il prossimo.

Nuto Cerri è uno dei personaggi su cui voglio davvero una vostra opinione, il libro esce oggi quindi potrete attrezzarvi per leggerlo e poi scrivermi. Scrittore combattente, fulgida penna dell'Impero italiano ed esaltatore del fascismo come idea giusta di disciplina e libertà, non impiega molto a rivelarsi più astuto (e meschino, lo deciderete voi) che romantico.
Ester Levi e Gianni appartengono all'infanzia di Dalia e nonostante possano sembrare due personaggi parasecondari... non posso proprio svelarvi nulla!


Tra capitoli in seconda persona, dove un narratore esterno (ma non troppo) dialoga con un'attempata Dalia Buonaventura e capitoli in terza persona dove tocca allo stesso narratore ricordare dal storia della giovane dattilografa, la narrazione si intreccia e si alterna per cercare di svelare un mistero: cosa significa quella parola FINE che campeggia da un foglio, ormai piegato, rimasto chissà per quanto tempo nella vecchia Olivetti MP1 rossa?
Dalia non ricorda nulla, neanche di aver usato la macchina da scrivere di recente, o meglio, ha cancellato del tutto i mesi che hanno preceduto il suo piccolo incidente.
Per l'anziana dattilografa esiste un nitido passato, impossibile da dimenticare e il presente pieno di semolino, raccomandazione e oggetti impolverati, stipati nel suo negozio di ricordi, ma cosa può legare queste due realtà?

Attraverso sessioni di battitura al buio, in cui a comandare sono le dita, il lettore segue la storia della giovane Dalia, curioso di scoprire cosa possano avere in comune un anellino per tendaggi, una busta gialla e il vago ricordo di una scatola da cucito giocattolo, seguendo una narrazione che velocizza man mano il suo passo, correndo quasi verso la fine e verso la soluzione.
In La ragazza con la macchina da scrivere, passato e memoria hanno un enorme peso e il grande compito di svelare il presente.

I luoghi, come i personaggi, vengono tratteggiati in modo vivido, consentendo anche ai lettori privi di una fervida immaginazione, di scoprire la Torino della Seconda Guerra Mondiale, o suscitando in essi interessi assurdi e improvvisi - come il mio per la dattilografia, si accettano suggerimenti -, mentre, merito di un personaggio in particolare, le #toberad list di tutti, si allungheranno con titoli di classici posti sotto una nuova luce.

La penna di Desy Icardi coinvolge il lettore in una sorta di indagine letteraria da risolvere a tutti i costi, per arrivare ad un finale inaspettato che lascia a bocca asciutta.
Se il "potere" di Dalia Buonaventura è quello di rievocare attraverso il tatto e quello di Adelina - protagonista de L'annusatrice di libri - è quello di scoprire attraverso l'olfatto, è innegabile che il potere di questa scrittrice sia quello di evocare attraverso le parole, creando mondi e personaggi che provocano nel lettore un sentimento di mancanza, una volta arrivati alla vera parola fine.


Non potevo che assegnare il massimo a La ragazza con la macchina da scrivere, consigliando a tutti di concedere a questa scrittrice uno spazio - e sono sicura che poi si allergherà a due - nelle vostre librerie!