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lunedì 12 ottobre 2020

Review Party: "Sto pensando di finirla qui" di Ian Reid



Hello readers! Pronti per un po' di sano thriller vecchia scuola?
Della storia di oggi Netflix ne ha fatto anche un film, ma sapete come si dice a volte, c'erano dei film che era meglio il libro...


Titolo: Sto pensando di finirla qui

Autore: Ian Reid

Casa editrice: Rizzoli

Genere: Thriller

Data di pubblicazione: 28 gennaio 2020

N° pagine: 256

Prezzo: €18

Trama:

«Un pensiero può essere più reale, più vero, di un’azione. Puoi dire
qualunque cosa, fare qualunque cosa, ma non puoi fingere un pensiero.»

Interno degli Stati Uniti. Una statale silenziosa e vuota, solo profili piatti
che si ripetono, un’altalena, un granaio, pecore ferme nella luce del
pomeriggio, fienili e campi. Seduta in macchina, sotto la musica country
trasmessa dalla radio, la ragazza di Jake guarda la campagna e continua
a pensare che deve farla finita con lui; anche se Jake, con quella sua aria
svagata e le conversazioni interessanti, in fondo le piace.
Ora sono di ritorno dalla casa dei genitori di lui, una fattoria sperduta
dove lei ha incontrato per la prima volta quella coppia singolare e visto
i recinti lugubri degli animali, un incontro che le ha lasciato addosso una
sensazione inafferrabile, come di chi avesse varcato, per il tempo di una
sera, la scena di un’allucinazione altrui. Un disagio che peggiora quando
Jake, nel mezzo di quel luogo desolato mosso solamente dalla neve in
aumento, si ferma in una gelateria, un edificio che emerge, fluorescente,
dal buio, le vetrine sbiancate dai neon, e un attimo dopo imbocca
una stradina secondaria, parcheggia davanti al suo vecchio liceo chiuso
e sparisce all’interno della scuola. Per la sua ragazza, lasciata sola in
macchina, ha inizio allora un altro percorso, vertiginoso, nel versante più
oscuro della realtà, dove scoprire che fine ha fatto Jake fornirà finalmente
la risposta, del tutto imprevedibile, a cosa sia accaduto davvero in questo
silenzioso viaggio a due.
Un fulminante esordio letterario imbevuto di suggestioni alla David Lynch
e da cui è tratto l’atteso film di Netflix per la regia del premio Oscar
Charlie Kaufman.



Da fan accanita del Re del brivido, raramente leggo altri scrittori che non siano Stephen King quando metto piede nel thriller. Se decido di autoinfliggermi ansia e attacchi di cuore, devo andare sul sicuro, capite?
Questa volta invece, mi sono fatta trascinare dal sentimento di attesa generale del popolo di Netflix per un film che avrebbe quasisicuramentocerto tenuto tutti col fiato sospeso e ho deciso che parteciare al review party del libro dal quale sarebbe stato tratto "Sto pensando di finirla qui", mi avrebbe portata un passo avanti. Sbagliavo? Certo che sì!

Ho peccato nel voler vedere a tutti i costi il film per dare un volto umano ai protagonisti della storia - mea culpa -, ma ho compiuto una saggia scelta preferendo prima la lettura del libro (quando si dice essere professionali!).
A dividere libro e film, 2 ore e 14 minuti di qualcosa che lascia lo spettatore con un gigante punto interrogativo una volta scaduto il tempo. Non disperato, se il film sembra criptico e a tratti privo di senso, il libro racconta tutt'altra storia.

In duecento pagine e poco più, Ian Reid si serve principalmente di un viaggio in macchina per dare voce al dialogo interiore della protagonista della storia. Mentre fuori dai finestrini si sussegue un monotono paesaggio innevato, Lucy si tormenta con domande tipiche di una persona che non riesce a lasciarsi andare nella vita di coppia. La ragazza sta pensando di mettere un punto alla relazione con Jake, o almeno così sembra, visto il continuo ripetere di volerla finire, ma nel frattempo la loro destinazione fa pensare solo ad un passo verso qualcosa di serio. Perché è questo che significa conoscere i genitori del proprio partner, iniziare a fare sul serio.

Nonostante sia indecisa sul proseguire o meno quella relazione, Lucy non si è opposta a quella che potrebbe essere una cena formale in casa dei futuri suoceri. Non lo ha fatto per mancanza di coraggio, è semplicemente indecisa e continua ad oscillare tra un "forse il tipo mi piace" e un "non riuscirei a passare altri quarant'anni con uno così" mentre l'ignaro Jake apre bocca solo per intavolare discorsi soporiferi. In realtà è una persona brillante, un ragazzo dalla spiccata intelligenza, ma conversare proprio non è il suo forte... forse.

L'atmosfera inizia a mutare appena arrivati alla fattoria dei genitori di Jake, un luogo a dir poco inquietante, a detta di Lucy. Pulito, ma atavico, ancorato al passato. E se il ragazzo sembrava entuasiasta di mostrarle il luogo in cui era nato e cresciuto, ora sembra aver cambiato idea, chiuso in un mutismo che neanche il calore del camino riesce a sciogliere.
Le cose si complicano quando Lucy, osservando le foto di famiglia, riconosce se stessa in una di queste. Avete letto bene, SE STESSA da bambina in una foto appesa nel soggiorno di una persona che, a pensarci bene, potrebbe considerare quasi uno sconosciuto. Lei e Jake in realtà si frequentano da sei settimane e potrebbe benissimo essere un serial killer che colleziona ciocche di capelli di ragazza in cantina. E avrebbe potuto/dovuto pensarci prima se non fosse stata distratta da qualcosa di ben più inquietante.
Da qualche tempo Lucy riceve strane telefonate da parte di un uomo, ne è sicura, i messaggi che le lascia in segreteria appartengono ad una voce maschile, ma per il resto sono incomprensibile. E cosa più incomprensibile è il suo stesso numero che appare sul display del telefono quando l'uomo chiama. Inquietante? Decisamente.

Di queste telefonate la ragazza però non ne ha parlato con nessuno... e figuriamoci quindi se si soffermava a pensare che il tizio con cui aveva iniziato ad uscire poteva essere una persona instabile!

Mentre a casa di Jake, Lucy fa un'inquietante scoperta dopo l'altra, la narrazione viene spezzata da un discorso diretto tra due persone che palesemente non appartamengono alla sfera della coppia, ma che hanno asssistito a qualcosa di incredibilmente efferato accaduto in un liceo. C'è sangue ovunque e a commettere il probabile omicidio (il lettore non scopre la verità se non nelle ultime pagine) è stata una persona talmente anonima che nessuno avrebbe mai immaginato capace di commettere qualcosa di così cruento.

Nel frattempo, la visita ai genitori di Jake mette in luce la vera natura di questo personaggio e Lucy è ormai decisa a scappare non appena rimesso piede in città. Ha trovato inquietanti disegnini in cantina e foto altrettanto preoccupanti nella vecchia camera del ragazzo, per di più ha sentito i genitori discutere sull'importanza del loro rapporto per la salute mentale del figlio, so... RUN, LUCY, RUN!

E se ce la fa, alla fine, o meno a scappare la nostra giovane svampita, ovviamente non ve lo dico. Non vi spolererei mai un libro che in realtà non è un buco nell'acqua come invece il film che tutti ormai conoscono. Perché Ian Reid è stato in grado di tenermi davvero con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, o quasi - se vi piacciono i thriller psicologici, qualcosina dovreste capirla già mentre i due protagonisti si trovano alla fattoria. Non riuscivo a mettere giù il libro perché volevo scoprire a tutti i costi chi fosse ad aver combiato il macello nel liceo... e se Lucy alla fine riuscisse a lasciare Jake, ma il finale è stato decisamente più scoppiettante.
Ammetto di aver leggermente sbadigliato quando i due protagonisti si lanciavano in monologhi che servivano più a presentare il loro aspetto psicologico che a far andare avanti la storia, ma "Sto pensando di finirla qui" è stato in grado di regalarmi il giusto principio di infarto che mi aspetto ogni volta che leggo la parola "thriller".

Se state pensando di vedere prima il film e poi magari prendere in mano il libro per capirci qualcosa, desistete. Partite dal libro e fermati dopo la parola "fine". Il film lasciatelo a chi ha due orette libere da passare davanti ad uno schermo e tanta voglia di farsi confendere da una pellicola.
Benché "Sto pensando di finirla qui" sia un romanzo d'esordio, su Ian Reid invece potete tranquillamente scommettere!

Giudizio complessivo:



E se il film al contrario vi ha piacevolmente colpiti, io sono qui: CHANGE MY MIND!








Recensione: “Le cose che ho capito di te” di Cary Fagan

 Buongiorno meraviglie,

oggi vi parlo di un libro diverso dal mio solito genere, si tratta infatti de “Le cose che ho capito di te” di Cary Fagan uscito per Rizzoli ormai un mese fa. Un libro per ragazzi che mi ha conquistata dalla cover e dalla trama appena l’ho visto!

 


Trama:

L'ultimo anno di scuola media non è dei più facili. Soprattutto se, come Hartley Staples, devi fare i conti con un fratello scappato da casa, una famiglia sconvolta e un progetto di fine anno in cui non hai nessuna voglia di impegnarti.
Un giorno, fra i libri della biblioteca, Hartley trova una cartolina fatta a mano, un collage di figure e parole firmato g.o. Presto ne scopre una seconda. E una terza. Ma chi è g.o.? E perché dissemina i suoi lavori in giro per la città?
Quando ormai credeva di aver perso interesse in ogni cosa, Hartley si ritrova coinvolto in un'irresistibile caccia al tesoro. Accetta la sfida e, una cartolina dopo l'altra, compone i pezzi di una storia che sembra tanto simile alla sua e impara a conoscere una voce, quella di g.o., che chiede solo di essere ascoltata, e forse proprio da lui.


Le cose che ho capito di te è una storia per ragazzi, ma a farmi approcciare a questa lettura è stata senza ombra di dubbio la cover. Graficamente è un tripudio di colori che, letteralmente, riempiono la testa di idee. È un collage di ritagli, di idee e di immagini che a prima vista mi ha fatta sorridere. Fiori, forbici, farfalle, note musicali sono le prime che ho notato, ma nascosti ci sono una mappa, uno scarabeo una chiave e una lampadina.
Attenzione, ad un occhio frettoloso può sembrare che la cover originale sia la stessa, ma qualche dettaglio è stato tagliato e riadattata comunque benissimo.
Anche all'interno le illustrazioni sono molto bene e curate.
La particolarità che salta all'occhio anche solo sfogliandolo sono le frasi motivazionali e riflessive incise tra le pagine. Narrano di gratitudine e di felicità che troviamo nei piccoli momenti quotidiani.
La quantità di pagine non è gigante, si legge in poco tempo anche se io mi sono concessa di leggerlo poco alla volta, ma il suo contenuto è davvero notevole.
Le cose che ho capito di te ci racconta la storia di Hartley, un ragazzino la cui quotidianità viene stravolta dalla scomparsa di suo fratello Jackson. Una fuga, sembrerebbe volontaria, che Hartley non si sa spiegare e che porta tutta la sua famiglia in una catartica nuova realtà.
Tante domande, tanti sensi di colpa da parte di ogni membro della famiglia di Hartley che stravolgeranno la sua vita. A riportarlo nel mondo saranno le cartoline colorate e confezionate a mano che Hartley troverà sparse per la città. Sono tutte firmate g.o. e tra questa/o autrice/autore e Hartley nascerà una connessione emotiva indescrivibile, tanto da spingere Hartley a voler scoprirne di più sull'artefice...



Le cartoline sono raffigurate tra le pagine del libro ed è un dettaglio che ho apprezzato tantissimo e mi ha coinvolto ancora di più in questa lettura.
Lo stile di Cary Fagan è scorrevole, immediato nel trascinarti nella storia scritta in priva persona dal pov di Hartley, mi ha fatto innamorare di questo ragazzino dolcissimo grazie al linguaggio curato e mai scontato che viene utilizzato.

Le cose che ho capito di te è un romanzo di formazione capace di portare l'attenzione su temi forti con estrema facilità con l'aggiunta di un mistero che rende la storia più avvincente capace di  incuriosire chiunque. 

Il mio voto:


Lo avete già letto?






giovedì 24 settembre 2020

Review Party "Midnight Sun" di Stephenie Meyer

 Buongiorno appassionati, 

Siamo finalmente arrivati al giorno tanto atteso, dopo ben 10 anni possiamo finalmente leggere questa opera così cercata e sognata da tutti noi. Vi parlo ovviamente di "Midnight Sun" di Stephanie Meyer, finalmente possiamo leggere Twilight dal punto di vista di Edward. Vi siete mai chiesti come lui si sia innamorato di lei? Come la vendeva dall'esterno? Dove ha trovato la forza per resisterle? 

Ebbene tutto viene rivelato in questo nuovo ed emozionante libro!!



L’attesa è stata tanta, a dir poco infinita e le aspettative ancora più grandi, Midnight Sun riuscirà veramente a colpire il lettore? 


Ancora non so darvi una risposta. Si presenta da subito un libro molto lento: vuoi perché si conosce già la trama e gran parte delle evoluzioni, vuoi che Edward sia estremamente riflessivo, ma all'inizio non mi ha coinvolto per niente. Certo sono passati dieci anni dalla lettura di Twilight, ma la curiosità per questo volume non mi ha mai abbandonata, ed è proprio per questo motivo che non mi sono data per vinta e sono andata avanti, bhè più leggerete e più vi innamorerete di lui. 

Edward è un personaggio che credevate di conoscere ma che in realtà vi sorprenderà, la profondità dei suoi sentimenti per Bella mi è parsa molto simile a quella di Jacob per Renesmee, un vero e proprio imprinting. 

Questo è proprio il pro e il contro intorno al quale ruota tutto il romanzo. 



“Era imbarazzante vedere quanto all'improvviso il mio mondo sembrasse svuotato di ogni altra cosa che non fosse lei. “ 



Sicuramente lo stile di scrittura della Meyer si è evoluto ed è migliorata, rivolgendosi proprio a quei lettori che inizialmente avevano amato Twilight. La pecca che ho riscontrato è la mancanza di grandi eventi nuovi, nuove scoperte che ci permettano di leggere più agevolmente il libro. Midnight Sun ripropone passo per passo ogni avvenimento trattato in Twilight. Unico elemento nuovo sono proprio i pensieri di Edward, un uomo ormai arrivato ai cent’anni e stanco di questa esistenza e che riscopre la vita e l’amore quando incontra Bella. 



Ritrovare la famiglia Cullen è la parte più bella del romanzo, grazie all'introspezione di Edward riusciamo ad immergerci nel loro passato e scoprire alcune cose che prima ci erano celate. Con lui possiamo andare più in profondità, Bella è umana perciò la sua mente non vede certi particolari che invece lui nota e questo è forse ciò che rende più completa la storia. 

Per lui non c’è niente di più spettacolare di Bella, il suo profumo, il suo sangue, la sua umanità. Per lui lei è qualcosa di eccezionale, non assomiglia per niente alle altre e lo travolge. 

Dal mio punto di vista, lui si innamora di lei solamente perché è diversa, perché non può leggerle nella mente e i suoi pensieri gli sono sconosciuti. Non si è mai interessato alle altre perché per lui sono noiose, i loro pensieri non valgono la perdita di tempo, mentre a Bella non può leggere nella mente, lei è qualcosa di nuovo ed è proprio questo a coinvolgerlo e sconvolgerlo. 

A mio parere Bella è una ragazza normalissima che si mostra essere solamente più gentile e altruista di tante altre, ma oltre a questo il suo unico pregio è che non può leggerle nella mente. 


Mi è un po’ pesato il fatto che Edward vedesse in lei, qualcosa di così fragile ed indifeso da seguirla ovunque con lo scopo di proteggerla. Sinceramente è tutto un passare da “ora la uccido e mi bevo il suo sangue” a “oddio devo proteggerla”. Questo dubbio continuo nel cuore di Edward non lo aiuta a capire cosa deve fare, come sia il modo giusto di comportarsi. 


Il libro è una continua lotta interiore di Edward alla ricerca di sé stesso, vedremo quanto odia la sua vita dannata e quanto si opponga perché lei venga trasformata, ma allo stesso tempo capisce che non può vivere senza di lei e quindi cerca di starle accanto. E’ un uomo travagliato, che in Bella troverà la sua pace e serenità. 

Il libro mi è piaciuto moltissimo per la complessità dei sentimenti che racchiude permettendoci di conoscere lati di Edward che non conoscevamo e anche Bella la vedremo da un altro punto di vista, e anche chi non la poteva sopportare, vista dagli occhi di lui, si ricrederà. 


Sono stata felicissima quando ho scoperto di questa nuova uscita e posso assicurarvi che non mi ha lasciato per niente delusa, non posso fare a meno di consigliarvelo e di attendere la nuova storia su Rennesme e su Leah che mi ha sempre incuriosito e sul quale ho sempre voluto saperne di più. 


Il mio voto: 


Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo libro di Stephanie Meyer che ci vedrà come questa volta in prima fila ad attendere i suoi capolavori!!!

Non perdetevi le recensioni delle altre ragazze!





giovedì 25 giugno 2020

Review Party: "Il sussurro delle api" di Sofía Segovia


Hello readers! Oggi ho l'opportunità di farvi conoscere una storia arrivata in Italia da una decina di giorni grazie a Rizzoli,

IL SUSSURRO DELLE API
di Sofia Segovia

Trama:

Sono i primi anni del Novecento e gli echi della rivoluzione hanno raggiunto, insinuandosi tra campi e colline, la campagna fertile di Linares: un laborioso, coriaceo angolo di Messico dove sorge l'hacienda dei Morales. È in questa famiglia che vive la nana Reja, l'anziana nutrice che ha cresciuto generazioni di bambini e ora trascorre i giorni sulla sedia a dondolo. Finché una mattina, vincendo la sua leggendaria immobilità, Reja s'incammina e arriva al ponte, come svegliata da un richiamo. In un viluppo di stracci, proprio lì, e circondato da un nugolo di api, c'è un neonato. Lo chiameranno Simonopio, questo bambino magico che gli insetti non pungono, questo bambino dannato che al posto della bocca sembra abbia un buco. In silenzio, il piccolo impara a leggere i voli delle sue amiche api e da quelli a capire le oscillazioni della natura e i suoi presagi. Così, mentre l'epidemia di influenza spagnola colpisce la regione e tradizioni arcaiche si infrangono contro l'onda di un tempo nuovo, la famiglia Morales si affida all'intuito di Simonopio. E costruirà grazie a lui un nuovo futuro.

Il sussurro delle api è un'epopea familiare in cui la dimensione privata e le grandi vicende storiche si fondono in uno scenario di incredibile potenza visiva. Nel leggere le pagine di Sofía Segovia non riusciamo a non sentire, forte, la voce della grande letteratura latinoamericana e a riconoscerne ancora una volta la bellezza.


Mi biasimo da sola per non aver mai letto nulla di Sofía Segovia prima de "Il sussurro della api". Io, l'amante della letteratura ispano-americana, cresciuta a dolcetti e Isabelle Allende, alla fine di questa storia ho esclamato: MA DOVE SI È NASCOSTA FINO AD ORA QUESTA SEGOVIA?

Sullo sfondo di un Messico agli inizi del Novencento, diviso tra rivoluzione civile e Influenza Spagnolo, prende vita la storia del piccolo Simonopio e della famiglia Morales, grandi proprietari terrieri di Linares, che lo accoglie come un figlio. Il suo arrivo tra i Morales è ricco di mistero, una costante della futura vita di Simonopio.

È il 1910 e in un mattino di ottobre, la balia dei Morale, nana Reja, che da anni nutre e accudisce i nascituri della famigli, dalla soglia della sua baracca sente degli strani vagiti. Cercandone la fonte, si imbatte in un neonato coperto di api. Gli insetti però non sembrano fargli del male, al contrario, sembra proteggono quella piccola creatura indifesa lasciata da chissà chi nel bosco.

Simonopio entra a far parte dei Morales, che lo accudiscono come uno dei propri figli e pian piano il bambino dimostra di avere doti particolari: riesce a sentire il ronzio delle api anche in lontananza e grazie a loro interpreta tempo e presagi. 
Per i Morale, quelle di Simonopio è un dono da sfruttare e ben presto la famiglia inizia a fidarsi di lui per prendere importanti decisioni, arrivando ad avere salva la vita.

Sofía Segovia riesce, attraverso un enorme lavoro di caratterizzazione dei personaggi e un uso sapiente delle descrizioni di luoghi ed eventi, a dare vita ad una storia che catapulta il lettore in una realtà ai limiti dell'incredibile. Benché il realismo magico sia tipico della letteratura ispano-americana, non è detto che chiunque provenga da queste terre ricche di qualcosa che davvero sfiora l'irreale, riesca poi a tramutarlo in una storia che non sembri ridicola. Non è il caso di Sofía Segovia che utilizza gli insegnamente e le impronte di grandi scrittori - appunto come la Allende - per dar vita alla saga famigliare dei Morales. Intrecciando reale e irreale per un romanzo di ampio respiro.

Mi mancavano queste atmosfere al limite del credibile e "Il sussurro delle api" ha ben esaudito le miei aspettative:




venerdì 19 giugno 2020

Review Party "Figli di virtù e vendetta" di Tomi Adeyemi


Buongiorno a tutti ;)
Da qualche giorno è uscito, finalmente, il seguito di Figli di Sangue e Ossa, Figli di Virtù e Vendetta di Tomi Adeyemi.
Ho già partecipato al blogtour creando una playlist per l'occasione che vi lascio QUA.




TRAMA

Dopo aver combattuto contro l’impossibile, Zélie e Amari sono finalmente riuscite a far rivivere la magia a Orïsha. Ma il rituale per risvegliarla si è rivelato più forte di quanto avrebbero potuto immaginare, e ha riportato alla luce non solo i poteri dei maji, ma anche quelli dei nobili che avevano della magia nel loro sangue. Ora Zélie deve lottare per unire i maji in una terra dove il nemico è potente quanto loro. Quando reali ed esercito stringono una mortale alleanza, Zélie deve tornare a combattere per assicurare ad Amari il trono e per proteggere i nuovi maji dall’ira della monarchia.Ma con la minaccia di una guerra civile all’orizzonte, Zélie si trova a un punto critico: dovrà trovare un modo per riunire il regno oppure lasciare che Orïsha venga distrutta da se stessa.




Mi trovo in seria difficoltà a scrivere questa recensione, vorrei poter parlar bene di questo libro, ma, con mio enorme dispiacere, non sono riuscita a finirlo, l'ho abbandonato al 50%. 
Sono sincera quando dico che mi dispiace tantissimo perché avevo amato il primo (QUA la recensione), era stato tra i migliori del 2018, e aspettavo con ansia questo secondo romanzo, ma Figli di Virtù e Vendetta è stato una totale delusione. Sono mortificata di doverne parlare male e chiedo scusa alla Rizzoli (che ringrazio mille volte per la copia del libro), ma su questo blog sono sempre stata estremamente chiara, sincera e trasparente e mentirei spudoratamente se vi dicessi che questo libro mi è piaciuto. 
Ovviamente, posso parlare solo per quel 50% che ho letto, non so se continuando la lettura avrei avuto modo di cambiare idea (magari più avanti proverò a dargli una seconda possibilità), ma attualmente, per come stanno le cose, la delusione è davvero tanta. 
Il romanzo si apre esattamente dove si era chiuso il precedente; troviamo, quindi, un'Orisha senza sovrano e senza un erede, e soltanto la principessa Amari potrebbe reclamare il trono riportando la stabilità e, soprattutto, la pace con i Maji. 
La prima cosa che non mi è piaciuta di questo romanzo è la caratterizzazione dei personaggi. Personaggi che nel primo libro erano simpatici, in questo diventano completamente odiosi, prendono delle scelte ridicole e fanno cose del tutto inutili e senza senso. Ma, più in generale, l'intera storia non ha alcun senso logico. Quello che succede, e il motivo per cui succede, non sta né in cielo né in terra ed è davvero contraddittorio sotto ogni punto di vista. 
Un'altra cosa che mi ha fatto parecchio innervosire è la differenza tra i vecchi Maji e i nuovi, quelli nati grazie al rituale che ha riportato la magia (visto alla fine del primo libro)... non ho proprio capito perché questi nuovi maji vengano così tanto maltrattati e non accettati dai vecchi, l'ho trovata una forma di "razzismo", se così vogliamo chiamarla, davvero assurda, senza basi solide, giusto per creare un po' di trambusto all'interno della storia. 
Come se non bastasse, mi è sembrato che Tomy Adeyemi stesse promuovendo e facendo passare per giusto un messaggio di odio e vendetta davvero brutto. Mi rendo conto che già dal titolo viene detto che si parlerà di vendetta, solo non credevo in questo modo. Io capisco perfettamente la rabbia e la frustrazione della Adeyemi; io stessa, in questo periodo, mi sono parecchio arrabbiata e sentita male per le ingiustizie che le persone nere stanno subendo, ma proprio per questo motivo capisco quanto sia importante fermare questo ciclo di soprusi. Trovo che la vendetta serva solo a generare odio e guerra, e in questo libro è proprio questo che succede: una volta morto il re oppressore, c'è un
tentativo da parte del nuovo sovrano, di instaurare un regno pacifico, dove non-maji e maji possano vivere in pace ed uguaglianza, c'è un tendere la mano verso quelle persone che erano state oppresse... e, invece, di afferrare quella mano cosa succede? gli ex oppressi la rifiutano per puro sentimento di vendetta, provocando, così, una guerra che poteva benissimo essere evitata. La guerra, ovviamente genera altro odio e così via, senza fine, odio-guerra-vendetta-guerra-odio. Non so personalmente non mi è piaciuta questa scelta dell'autrice, avrebbe avuto più senso se ci fosse stato almeno un tentativo, da parte dei maji, di accettare la pace e questo si fosse rivelato comunque inutile, ma non c'è stato niente del genere; dopo anni e anni passati a lottare per i loro diritti, per ottenere la pace e l'uguaglianza per la propria gente, quando la ottengono la rifiutano senza pensarci due volte... Mi dispiace, ma personalmente mi fa arrabbiare un comportamento del genere; anni di lotte buttate al vento. Perdonami Tomi ma hai toppato alla grande. 
Quando è iniziato a diventare troppo, per me, da sopportare, ho chiuso il libro e sono passata a letture più piacevoli. 
Forse, l'unica cosa positiva (e l'unica per cui il voto non sarà di 1, ma di 2) è che, tutto sommato, mi piace come scrive l'autrice. Per il resto non salvo niente. 

Voto:










Voi lo avete già letto? Siete d'accordo o la pensate in maniera diversa?







martedì 9 giugno 2020

BlogTour "Figli di Virtù e Vendetta" di Tomi Adeyemi - Playlist





Buongiorno, lettori ;)

Dopo ben due anni è finalmente uscito, anche da noi, Figli di Virtù e Vendetta, seguito di Figli di Sangue e Ossa QUI LA RECENSIONE) di Tomi Adeyemi.
Arriverà prestissimo anche la mia recensione, ma oggi godetevi la playlist che ho creato apposta per questo romanzo... sono tutte canzoni contro la guerra e il razzismo che trovo perfette per la serie, o meglio, questo secondo romanzo non è positivissimo, ma ne parleremo meglio nella recensione; comunque mi sembra d'obbligo rimarcare quanto il razzismo e, in generale la guerra, siano abominevoli!





1) Where is the Love - Black Eyed Pease




2) Blowin' in the Wind - Bob Dylan






3) Hello, Vietnam - Johnny Wright






4) Let the sun shine in - Hair 






5) Bui Doi - Miss Saigon 

 



6) Burnin & Looting - Bo Marley




7) 21 guns - Green Day




8) Freedom - Django Unchained 




9) La guerra di Piero - Farizio De Andrè




10) Do you hear the people sing - Les Miserables










Ecco, queste sono le mie dieci canzoni per questo romanzo... voi quali avreste scelto? ;) 








lunedì 23 marzo 2020

Recensione: “La memoria delle farfalle” di Annamaria Piscopo

Buongiorno meraviglie!
La memoria delle farfalle” è stata una mia lettura recente. Grazie all’invio della copia da parte della casa editrice Rizzoli ho potuto leggere e conoscere una penna italiana, quella di Annamaria Piscopo.
Volete sapere cosa ne penso?
Leggiamo la trama e poi la mia recensione!



Sinossi: Giulia ha sedici anni, pochi grilli per la testa e un'amica del cuore, Alice, con cui trascorre tutte le sue giornate tra la scuola e il tempo libero. Finché un giorno Alice muore sotto i suoi occhi e il mondo di Giulia va in pezzi. Una sera incontra Mattia: diciotto anni, capelli ribelli, un ragazzo dolce e semplice che nelle ore libere dal liceo lavora in un allevamento di farfalle, la sua passione. Anche lui ha subito una perdita, sua madre è morta pochi mesi prima e sta ancora cercando di ricostruire la sua vita attorno a quell'assenza. Giulia e Mattia si cercano, si innamorano, si perdono, fino al momento in cui capiscono che insieme possono essere più forti. Ma con il passare dei mesi, Giulia si rende conto che la realtà intorno a sé nasconde delle ombre. Alice aveva dei segreti e lei, forse a causa del trauma della perdita, li aveva dimenticati. Un passo alla volta, Giulia deve trovare il coraggio di affrontare il dolore, le cose non dette e quelle che ha dimenticato, arrivando a scoprire quanto può essere forte l'amore, in tutte le sue forme.



Prima di ogni cosa, ad attirarmi alla lettura è stata la copertina che trovo assolutamente meravigliosa. Rende l'idea perfettamente di ciò che sono andata poi a leggere in seguito: una confusione in testa in un momento di gioia e colori per l'età della giovinezza. Quella pressione mentale e fisica che si abbatte in momenti difficili e ci fa venire voglia di evadere con la testa fra le nuvole e lo stomaco pieno di farfalle.

"La memoria delle farfalle" è un romanzo Young adult che ci immerge nelle vite di Giulia e Mattia. Due ragazzi che hanno un passato che si trascinano dietro, sulle spalle e nella testa che si perde nei ricordi.
Giulia ha perso Alice, davanti ai suoi occhi, la sua migliore amica, e Mattia invece sua madre. Condividono un profondo dolore capace di avvicinarli e di farli sentire a casa quando sono in compagnia l'uno dell'altra.



Annamaria Piscopo è una penna italiana nuova da aggiungere ai talenti nostrani. È stata capace di raccontare momenti difficili e carichi di sofferenza con una delicatezza commovente facendomi entrare nella storia e nei suoi personaggi.

Ed è proprio questo che mi ha colpito quando ho chiuso il libro. Annamaria è riuscita a raccontarmi delle storie dentro la storia. Non mi ha lasciata con nessun punto interrogativo, ha risposto ad ogni domanda posta durante la lettura. Ho parlato di personaggi e non protagonisti per un valido motivo. Nella sinossi si legge dei due protagonisti principali, ma a tirare i fili della storia c’è la complicità di più personaggi (alcuni più rilevanti di altri).
Mi è piaciuto anche come siano stati aggiunti tutti i particolari delle farfalle che oltre ad avermi fatto apprendere tantissime cose che ignoravo, mi hanno anche trascinata nel romanzo emozionandomi e facendomi sorridere.
Si intuisce da questi piccoli dettagli quanto Annamaria abbia studiato e abbia dedicato del tempo a far quadrare la stesura del romanzo in maniera quasi maniacale, senza far mancare nulla e calibrando tutto alla perfezione. Come pezzi di un puzzle ogni cosa ritorna al suo posto insegnando tantissime cose sulle persone, sulle reazioni, sui pensieri, anche sulla rabbia che c'è e si deve affrontare dopo un lutto.
Un libro che consiglio di leggere a qualsiasi età, fin da giovanissimi, perché riesce a raccontare tantissime emozioni e a farci guardare le cose in una diversa prospettiva.

Intrecci, attrazione, amicizia, fedeltà sono tutti ingredienti che troviamo ne "La memoria delle farfalle", capaci di mantenere la mia attenzione su temi importanti senza cadere nel banale. La trama e le storie dei due protagonisti sono tessute a dovere e non ho mai perso interesse durante la lettura.

Una storia per cuori sensibili.
Se la leggi attentamente e in silenzio riesci persino a sentire quella sottile melodia scatenata dall'armonia del battito d'ali delle farfalle. 


Il mio voto:


A presto!


venerdì 27 settembre 2019

[Recensione] "L'attimo prima" di Francesco Musolino: il kintsugi di Lorenzo.

Ben trovati cari lettori! 
Sono davvero entusiasta di tornare finalmente con una nuova recensione. Purtroppo a causa di un guasto del computer, che si è decisamente prolungato più del dovuto, sono ormai inattiva da tre settimane. Ovviamente le mie colleghe no, quindi il blog è rimasto attivissimo grazie a loro. Ma ora mi ritrovo le dita impazienti all’idea di recuperare tutto il lavoro arretrato. Il post di oggi è dedicato ad un libro molto speciale e che mi ha davvero colpito nel profondo: “L’attimo prima” di Francesco Musolino. Uscito a settembre ed edito da Rizzoli, il volume si è rivelato una lettura inaspettata. Se volete scoprire perché non vi resta che scorrere verso il basso e leggere la recensione!


Data di uscita: 3 settembre 2019. 

Trama: 

«I guerrieri non nascondono le cicatrici.» 

Cosa succede quando la vita che hai sempre sognato svanisce l'attimo prima di diventare realtà? Lorenzo è cresciuto a Messina, sotto il tavolo di legno del ristorante dei genitori. Desiderava una carriera da chef ma, all'improvviso, tutto è cambiato. Impantanato, sospeso e ancora immaturo, Lorenzo inizia a lavorare in un'agenzia di viaggi. Nel frattempo, mentre la neve scende sull'Etna, lui si rifugia in un cibo insipido e immaginale vite degli altri. Toccherà a sua sorella Elena stanarlo e praticare un kintsugi degli affetti, rimettendo insieme i cocci della sua esistenza. Il timore di dimenticare chi abbiamo amato non dev'essere una scusa per rinunciare a guardare l'orizzonte. Sperando che al momento giusto, al bivio cruciale, i leoni nel cuore ricomincino a ruggire.

Recensione

Mi rendo conto che questa recensione potrebbe essere basata su un potenziale spoiler, ma ho assolutamente necessità di scriverla così come mi sento di fare, lasciando libera la mente di raccontarvi ciò che sento. Quindi se non siete amanti delle anticipazioni fermatevi. Se invece dalla trama avete già intuito di cosa tratta il libro proseguite pure.

All’inizio del post vi ho accennato che la storia scritta da Francesco è stata per me totalmente inaspettata. Per farvi capire cosa intendo devo condividere con voi una parte di me. Dovete sapere che io ho un terrore viscerale della morte, non la mia... ma quella delle persone che amo. È un pensiero che mi paralizza, il solo pensarci mi manda nel panico. Faccio talmente tanta fatica a pensare alla morte dei miei cari che quando mi trovo davanti una lettura come questa, dove la storia si sviluppa intorno al lutto, la evito come la peste. Dalla trama infatti si percepisce subito che il protagonista, Lorenzo, sta cercando di superare una grande perdita. Normalmente avrei rifiutato, tuttavia quando mi è stato proposto di leggere questo volume avevo un presentimento positivo e non mi sono lasciata scoraggiare dalla paura. 

Il protagonista Lorenzo, nel pieno della sua vita e dei suoi progetti per il futuro, riceve una brutta battuta d’arresto; a fermalo la morte dell’amato padre Leandro. Come un fulmine a ciel sereno la morte lo sconvolge gettando un’ombra su tutta la sua vita. Francesco Musolino descrive una famiglia che si ama, che affronta la vita insieme e poi ti racconta di come in pochi attimi tutto possa finire e precipitare nel buio più totale. Il momento prima sei lì, pronto a spiccare il volo e intraprendere il cammino per realizzare i tuoi sogni, e quello dopo ti ritrovi sconvolto e inghiottito dallo sconforto più nero.

L'autore in "L'attimo prima" racconta, grazie ad una scrittura riflessiva e coinvolgente, i passi che Lorenzo compie dopo quel fatidico giorno. Tuttavia non si tratta solo di passi in avanti. Non sempre infatti davanti ad una perdita si trova la forza di reagire e riprendersi in mano la propria vita. Non è una cosa immediata, certa, ma un profondo cambiamento che viene da dentro solo a tempo debito. Ho sempre immaginato il lutto come un grande secchio d’acqua da riempire una goccia alla volta. Ci vorrà tantissimo a colmarlo, ma piano piano con fatica e pazienza si riempirà. Esattamente come Lorenzo, che passo dopo passo, dovrà cercare di riprendere in mano la sua vita. 

L’autore è stato in grado di raccontare una storia di grande dolore e farla vivere al lettore come se fosse sua, di farlo riflettere non solo sul concetto di perdita ma anche sulla fragilità umana e a quanto effimera sia in realtà la sua esistenza. A mio avviso non è da tutti riuscire ad affrontare questi temi così delicati con la sensibilità e la comprensione che Francesco è riuscito trasmettere. Non vi nascondo che ho pianto molto, ma non sono riuscita a smettere di leggere. Ovviamente non è una di quelle storie che ti tiene con il fiato sospeso fino a che non esplode il colpo di scena che ti lascia a bocca aperta. È una lettura diversa, che parla di autoanalisi del protagonista, dei suoi sentimenti, dei suoi ricordi, del percorso che sta affrontando e delle sue passioni. Su come queste ultime, nel caso di Lorenzo si tratta la cucina, siano importanti e fondamentali nella vita di ogni individuo. Vanno godute, esplorate. VISSUTE. Con "L'attimo prima" rimani incollato alle pagine proprio perché Lorenzo ti sta lasciando una parte di sé, una parte importante, fragile e bellissima da scoprire. 

Francesco Musolino è riuscito a farmi leggere ed amare un libro che aveva come fulcro la mia più grande paura, e ad assicurarsi un posticino nel mio cuore. Sento di consigliarvi caldamente questo romanzo perché ha davvero qualcosa da trasmettere al lettore.

Il mio voto è:

Jane

venerdì 6 settembre 2019

Review Party | Recensione: "L'Opale perduto" di Lauren Kate


Hello readers! Volevamo esser certe di trovarvi in pigiama - o quasi, vista l'ora - pronti ad una serata di totale relax in vista del week-end, per trascinarvi a fare un po' di baldoria... virtuale... dalla comoda poltrona sulla quale, speriamo, ci stiate leggendo...


Magari non indossiamo coloratissimi cappellini, non suoniamo trombette e non abbiamo le mani immerse in enormi ciotole di chips, ma quando sentiamo REVIEW PARTY sappiamo che è giunta l'ora di fare festa nel modo migliore che un lettore conosce: RECENSIONE!

Questa sera viaggeremo fino ad una splendida Venezia di inizio Settecento * Venice mon amour *, insieme alla contesissima Lauren Kate - qui a "I libri: il mio passato, il mio presente e il mio futuro" la adoriamo praticamente tutte - e ringraziamo la casa editrice Rizzoli, per averci fornito il biglietto in anteprima!

Titolo: L'opale Perduto 

Autore: Lauren Kate

Genere: Historical Romance

Casa Editrice: Rizzoli

N° pagine: 352

Prezzo: € 18,00 cartaceo -  € 9,99 ebook

Data di pubblicazione: 3 Settembre 2019

TRAMA:
È una cupa notte di dicembre del 1725, Venezia è stretta nella morsa dell'inverno. Violetta, cinque anni, si è rifugiata nella soffitta dell'istituto per trovatelli noto come Ospedale degli Incurabili, dove vive. Oltre il vetro gelido di una finestra, con la sua bambola stretta al petto, sente il canto soave di una donna, giù in strada, e la vede abbandonare un bambino nella ruota. Dieci anni dopo, in quella stessa soffitta piena di vecchi indumenti e violini rotti dove lei continua a sognare una vita libera, Violetta incontra Mino. Violinista dell'ala maschile dell'orfanotrofio e primo essere umano capace di farle intravedere, attraverso il soffio suggestivo della musica, un orizzonte di speranza. Ma questa inaspettata magia ancora non basta: troppo urgente è il desiderio di Violetta di diventare una cantante, e potrebbe essere un desiderio maledetto...

Eccoci arrivati al momento clou della festa: la RECENSIONE... e non avete idea di quanto sia difficile non scadere nel banale quando uno scrittore non ha fallito miseramente.
Ci aspettavamo grandi cose da Lauren Kate, grandi cose... e - personalissima opinione - la Kate ha risposto con una storia ancora più grande del previsto.
Se con la saga di Fallen era uscita allo scoperto e con Teadrop aveva confermato il suo talento, in "L'opale perduto" Lauren Kate compie un cambio di rotta decisamente apprezzato.

Essendo un blog spoiler-free, confessiamo che è stato difficilissimo buttar giù queste righe senza privarvi del brivido della prima lettura, ma una cosa dobbiamo dirla: 
se siete deboli di cuore, correte a comprare una confezione maxi di clinex perché vi servirà, e entro la fine del libro, probabilmente avrete pronunciato un numero di "OH NO!" che nemmeno immaginavate possibile. Perché se ne "L'opale perduto" - a proposito signora casa editrice Rizzoli, why mettere in mezzo il maledetto opale nel titolo, why?! - Lauren Kate ha deciso un cambio genere, certo non ha abbandonato la sua tendenza a far agognare fino all'ultima pagina il lettore, nella speranza di un meritato lieto fine. Al contrario!
Ma che Violetta e Mino fossero orfani, già doveva dirla lunga...

Non vorremmo farvi un riassunto del riassunto della trama, avrete potuto leggere da voi che la quinta scenica del romanzo è l'Ospedale degli Incurabili - in effetti, ambientare una storia  in un posto del genere, non prometteva gioia e confetti - ma decisamente sorprende quanto traspaia dalla storia l'amore della Kate per la città di Venezia. Le descrizioni della città che ospita Mino e Violetta sono fedeli a tal punto da diventare vivide. La settecentesca Serenissima della scrittrice si materializza nella mente del lettore pagina dopo pagina, divenendo un luogo quasi tangibile anche per chi l'avesse solo vista in cartolina.

Con una Venezia sullo sfondo, che all'occorrenza può trasformarsi in un immaginifico posto d'evasione, i due protagonisti - tra un salto temporale e l'altro - lottano per corregge l'infausto destino che hanno avuto in sorte. Chi riesce meglio nell'impresa? Se ve lo dicessimo saremmo di parte, ma possiamo confessarvi che la volubilità di un certo personaggio principale femminile ci ha fatto saltare i nervi...
...Violetta, carissima Violetta, è stato un piacerissimo averti conosciuta. Davvero. NO.
Ma potremmo considerare questa caratteristica della ragazza come una forte caratterizzazione del personaggio e quindi, un plauso alla Kate

Traspare Venezia, traspaiono la tristezza e il senso di oppressione della condizione di orfani di Violetta e Mino, traspare la maturità stilistica raggiunta da Lauren Kate con "L'opale perduto", grazie ad una scrittura quanto mai scorrevole, in grado di smuovere nel lettore un ventaglio di emozioni.

Questo ci porta a rispondere alla domanda che, siamo sicure, vi sia sorta ora: se dovete leggere "L'opale perduto"? Assolutamente.
E se non vi fidate di noi... almeno fidate dei libriccini!


E consegnandovi questi cinque libri, vi spegniamo le luci e vi diamo la buona notte readers!





martedì 3 settembre 2019

Nuova lettura firmata Rizzoli : "L'attimo prima" di Francesco Musolino.

Buongiorno cari lettori! 
Oggi, nella sua data di uscita, vi presento la mia prossima lettura 
"L'attimo prima" di Francesco Musolino
Appena avrò sostenuto l'ultimo esame della sessione infatti mi premierò con questa nuova uscita firmata Rizzoli, nella speranza si riveli interessante come sembra!



Trama:
Una storia di formazione raccontata con una prosa intima e una scrittura di qualità.
Cosa succede quando la vita che hai sempre sognato svanisce l’attimo prima di diventare realtà?
Lorenzo è cresciuto a Messina, sotto il tavolo di legno del ristorante dei genitori. Desiderava una carriera da chef ma, all’improvviso, tutto è cambiato.
Impantanato, sospeso e ancora immaturo, Lorenzo inizia a lavorare in un’agenzia viaggi. Nel frattempo, mentre la neve scende sull’Etna, lui si rifugia in un cibo insipido e immagina le vite degli altri.
Toccherà a sua sorella Elena stanarlo e praticare un kintsugi degli affetti, rimettendo insieme i cocci della sua esistenza. Il timore
di dimenticare chi abbiamo amato non dev’essere una scusa per rinunciare a guardare l’orizzonte. Sperando che al momento giusto, al bivio cruciale, i leoni nel cuore ricomincino a ruggire.
Francesco Musolino, attraverso i colori e i sapori della Sicilia, indaga con una prosa intima l’educazione all’età adulta. Quando restiamo immobili, indecisi se combattere, solo grazie a un autentico atto d’amore possiamo trovare il coraggio di crescere.

Non temete, appena conclusa la lettura vi posterò la recensione!
Stay tunned

Jane

domenica 7 aprile 2019

Review Tour | Recensione: Nel dopoguerra marchigiano con "Una volta è abbastanza" di Giulia Ciarapica

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 On line da ieri, una piccola tappa alla scoperta delle Marche nel Dopoguerra per introdurvi ai luoghi del libro protagonista del Review Tour di oggi:
UNA VOLTA È ABBASTANZA
di Giulia Ciarapica, edito Rizzoli.

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TITOLO: Una volta è abbastanza
AUTORE: Giulia Ciarapica
CASA EDITRICE: Rizzoli
GENERE: narrativa contemporanea
DATA D’USCITA: 2 Aprile 2019
N° PAGINE: 368
PREZZO: cartaceo € 19 e-book € 9,99

TRAMA:

Dal dopoguerra agli anni Sessanta, un romanzo familiare tutto italiano.

L’Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d’Ete, un borgo sperduto dell’entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell’ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore – capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l’occasione giusta – quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l’amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall’esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell’industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza di quel legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.

È il 1945 e anche il più piccolo paese in Italia, fuma per le ceneri di un secondo conflitto mondiale. La guerra è finita, ma sembra che gli italiani ancora fatichino a rendersene conto, indaffarati in una personale lotta alla sopravvivenza.
Neanche Casette d'Ete, un grappolo di case nella valle marchigiana che guarda in alto a Porto Sant'Elpidio, è stata risparmiata: gli uomini - almeno i più fortunati - stanno ritornando alle proprie case e nel frattempo è toccato alle donne mandare avanti le cose, tenerle insieme, non lasciarle sgretolarsi, come invece sta succedendo alla realtà che le circonda.

La famiglia Betelli non è stata risparmiata, le figlie di Rosa - detta la Fefena -, Anna e Giuliana non posso permettersi il lusso di restare in casa a ricamare il corredo aspettando che qualcuno arrivi a sposarle. Lavorano, anche se la paga è misera e per il resto si arrangiano, come tocca fare a tutte le figlie della guerra come loro.

"La guerra non risparmia nessuno, neanche le vedove e le giovani orfane di padre;
c'è da mettersi in testa che le donne sono donne, ma anche uomini all'occorrenza."  

Il paese è piccolo e vive di un attività singolare: davanti ad ogni casa le donne, i bambini e i pochi uomini rimasti, incollano, tagliano, cuciono e assemblano scarpe, Casette d'Ete è un paese di artigiani e tutti sono costretti ad imparare fin da piccoli a fare la propria parte.
Annetta e Giuliana sono sfacciate, tenaci, senza peli sulla lingua, la loro personalità dirompente le accomuna e spesso sembra separarle, ma quando la prima va in sanatorio, tocca alla seconda farsi interamente carico delle esigenze di un'intera - seppur piccola - famiglia.
Giuliana è attenta a non far parlare di sé il piccolo paese, ha i piedi a terra, poco restia a lasciarsi andare ai sogni, per questo quando Valentino - u Focaracciu - le si dichiara, si concede di essere felice sono un po'. Senza esagerare. Quasi a non voler far indispettire la vita stessa che le ha rivelato un sentimento del tutto nuovo.

In casa Betelli non è la prima volta che Valentino mette piede, c'è già stato, come fidanzato di Annetta, ma questa volta sente che è diverso, anche se nessuno sembra credergli, neanche Giuliana qualche volta.

Pian piano la guerra sullo sfondo diventa solo un fantasma, poi un ricordo, e l'Italia ritorna lentamente a sperare e a desiderare un futuro migliore. Il tempo scorre anche in quel piccolo paesino delle Marche che è Casette d'Ete, ma non per tutti allo stesso modo, per alcuni addirittura si arresta d'improvviso, in modo inaspettato e crudele.
È proprio grazie a tanti giovani come Giuliana e Valentino che l'Italia risorge. La generazione del dopoguerra è caparbia, guarda avanti senza abbassare la testa, sulle sue spalle grava il compito di costruire tempi migliori.


L'odore di pelle e mastice sembra uscire direttamente dalle botteghe di Casette d'Ete per pervadere le pagine di "Una volta è abbastanza", esperimento di scrittura letteraria più che riuscito di Giulia Ciarapica. La guerra, la fame, la voglia di sopravvivere raccontate dalla penna della Ciarapica acquistano una sorta di materialità, risvegliando anche nel lettore più giovane una sofferenza da memoria collettiva.
I dialoghi in dialetto marchigiano - la lingua del racconto - ricoprono la storia con un alone di realismo, grazie al quale i personaggi e la storia stessa acquistano una potenza narrativa magnetica.

"Una volta è abbastanza" è la fotografia di un'epoca. Un romanzo famigliare dai toni seppia che censisce in modo magnifico il debutto di Giulia Ciarapica sulla scena letteraria italiana.


Nelle pagine di Giulia Ciarapica ho compreso quanto similitudini possano esserci tra storie famigliari che hanno radici in una stessa epoca. Mi è stato impossibile non essere toccata da parole in un dialetto che non e propriamente il mio, ma ha una potenza culturale ugualmente simile.
Attendendo il secondo capitolo di "Una volta è abbastanza", vi lasciamo con un giudizio che urla "LEGGETE QUESTA STORIA".